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Il telefono dell'assurdo.
Post n°159 pubblicato il 18 Ottobre 2006 da mia3v
Il telefono non suona. Oppure suona ma non è per me. E infatti eccomi qui, con orzaiolo psico somatico, gastrite nervosa, testa affollata da vaffanculo seriali e ipotetiche conversazioni telefoniche con l’uomo affetto da surrealismo verbale. - “Pronto? Ah, ciao. Sei tu? Scusa, non ti avevo riconosciuto. Stasera? No, non posso, ho un altro appuntamento. Sono impegnata in una scorribanda con le mie 25 amiche ninfomani.Abbiamo in programma una cenetta tranquilla, a base di spermicida e preservativi ritardanti. Magari sarà per la prossima volta.” Oppure -“Pronto? Ciao tesoro, finalmente! Mi basta sentire la tua voce e sono già eccitata. Ho giusto programmato per noi due una seratina da oltraggio alla buon costume. Sesso fino al logoramento dell’apparto riproduttivo! Come? Oh, scusami. Pensavo fossi Andrea". Oppure ancora: -“Pronto? Ciao spregevole alimentatore di vane speranze. No, non sono affatto arrabbiata con te. Pensavo solo che con qui capelli ti ci strozzerei e che le tue scapole starebbero benissimo sul mio comodino a mo’ di paralume. No, non sono risentita per qualcosa di cui non ti capaciti. Sono solo convinta che nutri ancora qualche possibilità di sopravvivere al tuo organo genitale.” La reincarnazione rivisitata e femminista di Ionesco, mi sembra di essere. Suona il telefono. Con indifferenza mal simulata, correndo per il corridoio e urtando contro tutti gli spigoli, afferro il telefono e leggo trasudando bramosia il nome sul display. Minchia, ancora mia madre. -“No, non ho ancora finito di passare il battitappeto, fare la lavatrice, pulire cucina, bagno grande e bagno piccolo. No, non ho chiamato mio padre. Cosa? Il tuo vestito nero da sera con lo spacco audace e il pizzo nero? Figurati se ce l’ho io! No, non sto dicendo che ti vesti in modo ridicolo. Dico solo che abbiamo, come si dice, gusti diversi. Non ti ho affatto dato della stupida! Quando? E non sto usando nessun tono supponente! I miei fratelli? Non so dove siano. No, non posso andare in banca e dalla tua commercialista. Devo studiare e poi andare a lavorare. No! Adesso non riattaccare con la storia che ti dico sempre di no. Che cosa? Quando vado fuori da casa? E cosa c’entra il fidanzato, adesso? Sì, va bene, hai ragione. Con il carattere di merda che mi ritrovo non troverò nessuno disposto a sopportarmi e rimarrò sempre tra i piedi. Torni per pranzo? Guarda che io oggi non cucino. Sì, lo so, se non imparo a far da mangiare non mi sposerò mai. Immagino che sia per questo che hai un divorzio alle spalle”. Clic. Il telefono è meglio spegnerlo, adesso. E adesso passiamo alla versione credibile. M’iscriverò all’ennesimo corso di autodifesa, mi morderò la lingua una volta in meno prima di sparare la prossima eresia sarcastica e stasera uscirò a cena e mi riempirò di vino e brindisi all’autodeterminazione dello stato civile.
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