middlemarch

Mai niente di nuovo sotto il sole

Per andare  al lavoro passo accanto a via Anelli, l’unica strada di Padova che conoscono tutti, anche quelli che vivono a Cosenza. E’ quella dove hanno costruito il muro per difendersi dagli spacciatori. In realtà tutto il quartiere è a forte presenza extracomunitaria da sempre, anche se da qualche tempo tira aria di pesante smobilitazione.

Transito da quelle parti intorno alle sette e trenta del mattino. Alle sette e trenta di un martedì 5 agosto, a Padova ci saranno forse 30 persone in attività. Il resto è in ferie, oppure ancora a letto.

Quelle trenta persone, tolta me e altri due che erano nella macchine accanto alla mia fermi al semaforo, erano forze dell’ordine che circondavano un extracomunitario appoggiato alla sua bicicletta. Due carabinieri, 4 soldati dell’esercito in divisa verde, e due poliziotti. I soldati mi sembravano granatieri di Sardegna, ma non sono certa perché non si può dire che sia un’esperta di uniformi. Erano arrivati fin lì con una camionetta (i carabinieri), un furgoncino (i soldati) e un’auto di pattuglia (i poliziotti). Ed erano tutti intorno all’extracomunitario che dal canto suo se ne stava serafico come il papa al balcone di piazza san Pietro, appoggiato alla sua bicicletta, mentre le legioni militarizzate si davano il cambio a controllare i documenti. Devo dire onestamente che sembravano molto tranquilli pure loro. Nessun fremito di efficienza militaresca, era più una cosa del tipo diamo un senso anche a questa giornata, ma senza strilli, senza inutili proclami, senza bisogno di battere i tacchi signorsì.

Il bello è che cento metri prima avevo appena visto scendere dall’autobus due controllori dell’ACAP che si dirigevano verso lo stesso assembramento. Mi aspettavo di vederli sopraggiungere da un momento all’altro per unirsi alla lista dei desiderosi di dare un’occhiatina ai documenti. Perché è vero che il signore viaggiava con mezzo proprio (la bicicletta), ma insomma, ad ogni buon conto, un’occhiata in più non può far male. Dove c’è da lavorare per 6 membri di pubblici organismi, ce n’è anche per otto. E‘ quello che si chiama un buon uso delle risorse pubbliche.

Sia chiaro, non voglio parlare né male né bene dell’esercito in strada, fondamentalmente perché non ne so abbastanza per esprimere un’opinione ragionata. Mi ha sempicemente colpito l’aspetto involonatriamente poetico della scena. Alle sette e mezza del mattino, un extracomunitario con uno stuzzicadenti in bocca appoggiato alla sua bicicletta e circondato dalle forze dell’ordine. Sia lui che loro hanno tutta l’aria di voler essere altrove, sebbene nessuno sembri particolarmente infastidito dalla necessità di presenziare ai fatti. Intorno passano le macchine, pochissime, e con molta indolente noncuranza anche oggi la città si risveglia.

Il 5 agosto del 2008, è normalità anche questa.