Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
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Melius est nubere quam uri

Post n°302 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da middlemarch_g
 

Un po’ è stato il papa l’altra settimana. Un po’ è stato il quarantesimo anniversario della Humanae vitae. Un po’ è stato mettersi a scrivere di orgasmi. Insomma mi è tornato in mente un libro di David Lodge che lessi molti anni fa, Quante volte figliolo?,  e che mi ha rivelato l’esistenza di un mondo che ignoravo.

I cattolici inglesi non sono pochi, più o meno intorno al milione, e sono una comunità di biblici sfigati. Perché la differenza tra i cattolici e i protestanti è prima di tutto una questione di cultura. I protestanti hanno una rigida visione del ruolo pubblico di ciascuno, e non ti consentono quel genere di scappatoie penitenziali che sono invece molto frequenti tra i cattolici. Il motto:  sarebbe meglio non peccare (chè tanto sappiamo tutti che lo farai), per cui se proprio lo devi fare, almeno ricordati di pentirti, è sempre stato solo nostro. Lì non si fa, con l’aggravante che se poi lo fai, le punizioni non sono simboliche.

Data la premessa, i cattolici inglesi – o in generale quelli che vivono in paesi di cultura protestante - sono la comunità più infelice del pianeta. Perché a differenza dei cattolici mediterranei prendono tutto sul serio. Se gli dicono che una cosa è peccato, è peccato, e non si fa, non ci sono cazzi. Non come da noi che è sempre stato il circo Orfei delle Lacrime e Dannazione, impestati di divieti di tutti i generi che nessuno si sognerà mai di rispettare e per i quali non viene chiesto altro che l’atto formale del pentimento.

Del resto non c’è certo bisogno che esponga al vostro ludibrio il contrasto feroce tra ciò che il cattolicesimo predica, ciò che i cattolici fanno, e il numero di persone che in questo paese pur mantenendo una condotta del tutto in contrasto con la dottrina, non esita a definirsi credente.

Il libro di Lodge parla dell’impatto che ebbe sulla società cattolica inglese la timida apertura di Paolo VI nei confronti della pillola prima dell’emanazione della Humanae vitae, l’enciclica che invece la condannò senza appello. In un primo momento il papa mostrò una certa neutralità. Non si pronunciò subito negativamente ma creò una commissione incaricata di dare un parere sulla questione. In effetti quindi la colpa fu dei santi prelati. Furono loro a seppellire definitivamente il contraccettivo e con lui le speranze di questa comunità di pisquani anglosassoni che si sposava giovanissima per poter finalmente scopare, e che faceva un numero delirante di figli con le conseguenze sociali ed economiche immaginabili, mentre qui da noi com’è ovvio del parere del papa se ne sbattevano tutti ad altissimi livelli, perché comunque continuavano a fare sesso prima durante e dopo il matrimonio, e quando si sposavano usavano contraccettivi. Poi al limite si confessavano. E la domenica tutti in chiesa, per carità, ché questa è una famiglia perbene.

I due anni di lavori della commissione pontificia per i cattolici inglesi rappresentarono uno psicodramma. Fu un'attesa spasmodica: credettero sinceramente che le cose potessero cambiare, e si attaccarono a quest’idea come a un’ultima speranza. Quando alla fine l’enciclica dimostrò che tutto sarebbe rimasto come prima, si ridussero sull’orlo del suicidio. Fu un dramma nazionale.

E insomma l’altra settimana cadeva appunto il quarantesimo anniversario dell’enciclica, che è del 1968. Il papa l’ha ricordato con commozione, giusto per puntualizzare che nulla è cambiato da allora e che il divieto deve considerarsi ancora valido. Chissà se i cattolici inglesi sono ancora come 40 anni fa, o se si sono fatti furbi e hanno  preso a praticare il catholic way of life. Me lo auguro per loro. Me lo auguro proprio. Perché nel frattempo sono trascorsi 40 anni,  due generazioni, e 4 papi. Uno meglio dell’altro. E onestamente non si può dire che le cose siano granché migliorate.

 
 
 
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