Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
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Ashes to ashes, dust to dust
Post n°532 pubblicato il 08 Luglio 2009 da middlemarch_g
Chissà se è un caso il fatto che i due eventi mediatici di maggiore impatto del primo decennio del XXI secolo - vabbè, il primo decennio non è finito, ma eccettuata l'estinzione di ogni forma di vita sul pianeta a causa di una pioggia di meteoriti nei prossimi 18 mesi, statisticamente tenderei a escludere che possano capitare altri eventi di questo richiamo - siano stati l'agonia, morte e celebrazione funebre di Giovanni Paolo II, e il memorial di Michael Jackson. Perché insomma, anche a fare un poderoso sforzo di fantasia, è difficile accumunare due personaggi più dissimili di un papa polacco e montanaro con un approccio da wrestler della catechesi, e una diafana postar anoressica tormentata da un successo che probabilmente non gli ha mai permesso di scoprire chi era, e per giunta annichilito da un'infanzia tormentata e da uno sciame parentale che non augurerei a nessuno. Li vedi riuniti e un po' ti fanno impressione, gli Addams di Encino, ecco. Non so se avete anche voi la stessa sensazione, ma io ho proprio idea che in fondo Carol e Michael in tutta questa faccenda ci facciano al massimo il ruolo di ragguardevoli collettori di ansie metafisiche che non cominciano con loro e che di certo li trascendono enormemente. Perché se partiamo dall'assunto che Michael Jackson o Carol Woytila giustifichino questo genere di reattività commotiva planetaria, cosa sarebbe dovuto accadere alla morte di tanti che sono stati oggettivamente più grandi, e che non sono morti da sconosciuti? Che ne so, mettiamo Ghandi. Perché a me pare impossibile che la sola sovraesposizione mediatica – responsabile indubbiamente di una fetta consistente del fenomeno - sia di per sé sufficiente a spiegarne l'ampiezza. I media spiegano l'oceano di popolarità, ma qui non parliamo solo dell'effetto a-ma'-cori-sbrighete-accendi-la-tivvù-che-sto-surtiggiuno-dietro-quello-che-'ntervista-carderoli! Qui parliamo di un coinvolgimento su base emotiva che in condizioni normali è difficile suscitare al di fuori di certi episodi da trance estatica dalle parti di Haiti. Parliamo di gente che si è ammazzata, o che percepisce la propria esistenza come priva di senso a partire da questa perdita. E insomma, magari è un'ipotesi azzardata, ma secondo me siamo da queste parti. Giganteschi riti collettivi esperiti a livello globale – perché si tende ad approfittare di condizioni che non si verificano troppo di frequente - per fare all'incirca la stessa cosa di cui sentivano il bisogno gli ominidi dell'età del ferro. Solo che all'epoca dell'uomo di Cro-Magnon la celebrazione si faceva lanciando in aria un femore affilato o strappando a morsi il cuore della vittima sacrificale mentre ancora batteva nel petto. E oggi invece si fa sotto un occhio di bue e una telecamera in mondovisione. Non ci sarebbe neppure niente di male, se solo magari ce lo dicessimo chiaramente: che la civiltà non comporta vera evoluzione, ma solo lo sviluppo di un numero maggiore di sovrastrutture fra noi e le cose essenziali.
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