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Il figlio di Bondone o della scoperta del dolore

Post n°634 pubblicato il 01 Marzo 2010 da middlemarch_g

Quello che mi ha sempre colpita dell’arte bizantina è l'impercettibilità di ogni moto interiore, il silenzio della passione, o detto in altre parole: l’assenza di Vita. Che in fondo è una definizione inappropriata e anche un po’ settaria. Si trattava di gente con un altro concetto dell’emotività rispetto al nostro, e che quindi se la raccontava in modalità conforme alla propria visione delle cose, come l’arte fa sempre, da sempre, e proprio per questo viene prodotta in qualsiasi ambito culturale a tutte le latitudini e in ogni età del mondo. Però certo ti stupisce. Ti spinge a chiederti: che occhi posava sulla realtà una madre capace di trovare equivalente al vero un bambino così?

 

icona

 

Perché è di questo che stiamo parlando, tanto più che mi riferisco a un’epoca in cui l’arte aveva essenzialmente funzione spirituale e semmai didattica, mentre le preoccupazioni estetiche erano abbastanza periferiche nelle intenzioni di chi ne usufruiva, se non addirittura in quelle di chi la produceva. O magari c’erano, ma sempre assoggettate allo stesso criterio. Che cos’è bello? E’ bello quello che assolve alla sua funzione primaria. Il bello è un criterio finalizzato e non costituisce un valore assoluto. Il bello è bello rispetto a qualcosa che non lo è, come qualsiasi polarità, per cui alla fine si torna sempre al punto di partenza.

Insomma parti da questo assunto. Ma poi ti capita di fermarti a osservare una cosa come questa:

deposizione


oppure come questa:

strage degli innocenti


che incidentalmente si trovano nello stesso luogo, e sono state dipinte dallo stesso pittore che oltre a fare cerchi perfetti sulle rocce e a dare il nome ai pastelli colorati che avevamo nella cartella alle elementari, aveva anche qualche altro talento. E capisci a cosa deve la sua fama. Molte, molte cose. Tra queste, il fatto che si inventò il dolore. Magari uno pensa: be’, no, è troppo. Non se lo inventò. Semmai trovò un modo efficace per rappresentarlo. Ma io non sono d’accordo. Perché mi riesce difficile pensare che prima di Giotto le madri non piangessero, o che i bambini avessero sul serio l’aspetto da merluzzo incatramato con la carnagione da tizzo di carbone e il ditino alzato a benedire le folle come lo vedi in qualsiasi icona greca fino ad epoche quasi recenti. I bambini saranno stati gli stessi di oggi, e le madri avranno pianto straziate di fronte al cadavere di un figlio anche a Costantinopoli prima della conquista degli arabi. Ma nessuno le vedeva così. Nessuno riteneva quel pianto degno di una qualsiasi salienza espressiva. Ci è voluto Giotto per dare un’icona allo strazio.

Il balzo quantico non è mica necessariamente una faccenda che si svolge solo nel perimetro di un'orbita subatomica. Secondo me è balzo quantico anche questo. Che prima di te non c’era, perché nessuno lo vedeva. E adesso c‘è. Per te, e per il resto del mondo.

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Commenti al Post:
lupopezzato
lupopezzato il 02/03/10 alle 00:05 via WEB
Il vero balzo quantico sarebbe stato se qualcuno, all'epoca, Giotto compreso, avesse rappresentato il dolore svincolato dalla liturgia. Capisco che vantarsi di avere un pittore con le palle piuttosto che un pittore bravo con i cerchi è pretendere troppo per quell'epoca.
 
 
middlemarch_g
middlemarch_g il 02/03/10 alle 13:39 via WEB
Ehh, quello sarebbe stato il triplo salto mortale quantico, altro che balzo. I tempi non erano maturi, testina di lupo.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
ganfione il 02/03/10 alle 07:58 via WEB
chapeau, sorella! ;-)
 
 
middlemarch_g
middlemarch_g il 02/03/10 alle 13:40 via WEB
grazie, fratello ganfione. Era un po' che non si ricorreva a queste fraterne metafore da convento, io e lei. Che fanno sempre piacere.
 
ms.spoah
ms.spoah il 02/03/10 alle 10:20 via WEB
Immagino che abbia un senso particolare anche la modalità espressiva, perché altrimenti non riuscirei a spiegarmi come lo strazio di certa sofferenza, passando dal tubo catodico, abbia un impatto così diverso.
(Stai lavorando alla tesi? )
 
 
middlemarch_g
middlemarch_g il 02/03/10 alle 13:42 via WEB
Uhh, ecco, questo si che sarebbe un bel tema su cui fare la tesi! Ci penserò. Ma per il momento mi sono limitata a chiederla in psicologia dell'arte. Dell'argomento ancora non abbiamo discusso. Ma conto sul fatto che si tratta di un docente estremamente simpatico e con grande senso dell'umorismo. Anticlericale e antiberlusconiano, per inciso. A Natale è salito apposta in biblioteca per darmi un bacio laico, come lo chiama lui, perchè rifiuta di celebrare le ricorrenze religiose. E non dico altro.
 
   
lupopezzato
lupopezzato il 02/03/10 alle 13:54 via WEB
Il bacio laico si distingue dal bacio casto perchè in uno c'è la lingua e nell'altro no. Su quale sia meglio ci sono diverse scuole di pensiero. (Wikipedia)
 
     
middlemarch_g
middlemarch_g il 02/03/10 alle 14:15 via WEB
Mica mi puoi lasciare così. Va specificato in quale dei due va la lingua e in quale no. Sennò come faccio a sapere per certo che non si sbagliato?
 
     
ms.spoah
ms.spoah il 02/03/10 alle 14:23 via WEB
Se il bacio laico non è quello con la lingua, mi tocca farmi monaca. Per me sarebbe un grosso sacrificio, ma non vedrei altre soluzioni.
 
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