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Microcosmos quarterly

Oggi ho trovato questo batterio qui. Si chiama Wolbachia, e fa una cosa che mi pare un fenomeno. Non necessariamente un fenomeno che metta allegria, però notevole.

Si insedia soprattutto negli artropodi con effetti devastanti sui loro organi sessuali. Nel senso che i maschi li ammazza, oppure li converte in femmine sterili. Alle femmine invece consente di riprodursi per partenogenesi quindi senza alcuna necessità di collaborazione da parte dei maschi. La versione batteriologica di una femminista incazzata.

Sono cose che mi danno da pensare, essenzialmente perché al Caso - o anche solo a un’idea della creazione frutto di una divinità minore e capricciosa tipo Demiurgo - io proprio non mi so rassegnare, e non è certo perché ce l’ho su col papa e i suoi scherani che mi rifiuto di credere in Dio. In un Dio qualsiasi. Magari privo di ogni inclinazione antropomorfa, a tutto vantaggio della sua credibilità. Diciamo una cosa che va più vicino a un concetto esteso di entità onnipervasiva, tipo Intelligenza della Vita. Insomma per farvela breve: non c’è creatura vivente che mi sembri possibile attribuire al puro capriccio evolutivo, del genere: le abbiamo provate tutte, proviamo anche questa e vediamo come viene. Coi dinosauri è andata male. Questa invece magari sfonda.

Solo che onestamente la Wolbachia lascia perplessi, no? A cosa pensava l’Intelligenza della Vita quando le è venuto in mente un batterio così? E se per ipotesi fosse dotato della capacità mutante di evolvere verso l’interazione con altre specie? Metti che un giorno diventa una roba infettiva anche per noi. Non solo per le nostre piccole perversioni resterebbe disponibile solo la partenogenesi – che, diciamocelo, va bene la doppia radice greca che fa sempre la sua porca figura se declinata con disinvoltura nei salotti, ma capite bene che all’atto pratico comporta anche delle rinunce, e di quelle pesanti – ma gli uomini trasformati in femmine. Quelli che sopravvivono. Prendi Vespa, per dire. Uno tende a pensare che non sia possibile nessun ulteriore accanimento estetico da parte della natura. Ma prova a immaginarlo con le tette, e vedrai che scenario ti si spalanca.

Mi scoccia portarmi dietro questo genere di perplessità, perché sento che occulta qualche lezione esistenziale che non colgo.

O magari anche no.