Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
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Io sono una persona normalissima, di quelle che quando parlano della propria esperienza si riferiscono all’osservazione più o meno attenta degli esseri umani che gravitano intorno. Non sono abbonata ai bollettini Istat, non lavoro nel contenimento della devianza sociale, non sono a contatto con situazioni a rischio o di conflittualità radicata, anche perché onestamente dei casi limite non è me ne è mai fregata una mazza. Non so, mi pare che la quotidianità contenga una misura così alta di casi appassionanti sotto qualsiasi profilo, che non vale la pena sbattersi per le carceri o i reparti psichiatrici, a meno che uno non abbia proprio la vocazione.
Ho intorno ai quarant’anni, i miei amici sono in prevalenza coetanei, ed è da qualche annetto che assisto al verificarsi di questo curioso fenomeno: l’accartocciamento delle ambizioni, e la riduzione ai minimi termini esistenziali in vista del traguardo della mezza età. Il tutto vissuto come se fosse una tappa di passaggio obbligata, speculare ai riti di iniziazione dell’adolescenza, e come quella assolutamente inevitabile.
Praticamente funziona così: a quarant’anni, anno prima, anno dopo - non stiamo lì a fare i fiscali - essenzialmente la parte propulsiva della vita è da considerarsi conclusa. È quindi fisiologico divertirsi meno, fare meno sesso, ridurre il numero di progetti da realizzare, ridimensionare le ambizioni, e cominciare un circuito di controlli medici costanti e regolari perché avere rinunciato al futuro va bene, ma cazzo almeno il colesterolo lo vogliamo tenere sotto controllo, o no?
Adesso io non voglio farne un caso personale – come obietta spesso Casini quando gli viene chiesto perché un divorziato e due volte coniugato nonché padre di figli da mogli diverse, debba cagare il cazzo sulla modalità delle politiche di convivenza altrui – ma a me i quarant’anni sembrano una grave occasione da sprecare.
Io sarò fortunata, non c’è dubbio. Mai stata così in forma in vita mia. Mai stata così bella, sana, sicura, decisa, vitale e determinata a fare tutto quello che mi pare. Ma non riesco a credere che sia così difficile percepire la potenza di un’età in cui non hai più niente da temere dai fantasmi della tua mente, che sono invece piuttosto onnipresenti in età di maggiore prestanza fisica.
Per cui anche qui mi chiedo quanto c’è di spontaneo, e quanto di culturale? Ci ritiriamo dalla competizione perché non siamo davvero più all’altezza, o perché siamo stati educati a crederlo? Perchè quello che so del mondo mi dice che quasi certamente i vent’anni che tendiamo a rimpiangere come il serbatorio della forza vitale, sembrano tali perché sono distanti, quando in realtà non è improbabile averli passati a non sentirci all’altezza. Perchè allora era troppo presto. E adesso è troppo tardi.
A me sembra che l'unico potere possibile sia quello che autogeneri, indipendentemente dall'età. Per cui quando sento certe lagne mi viene solo da commentare: troppo tardi lo dici a tua sorella.
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