Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
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Più che una scelta estetica quindi, un obbligo morale
I miei parrucchieri sono due. Fenomenali. Sembrano Dolce & Gabbana con 25 anni di meno. Pittoreschi uguale. Ma dotati di buongusto, a differenza degli originali. Non tanto a titolo personale, perché un pochino eccedono nel look, ma quando si tratta di darti un buon consiglio ti puoi fidare a scatola chiusa. Hanno una vera adorazione per le donne. Sanno sempre cosa dirti e cosa farti per sembrare più bella, lo fanno a te come se lo facessero a se stessi. I migliori parrucchieri che abbia mai avuto in vita mia, forse l’unico vero inaspettato regalo che mi sia venuto dall’aver scelto la pianura padana come residenza stabile. Regalo doppiamente miracoloso se si tiene conto che lavorano nello sprofondo umido e nebbioso di un paesone di provincia da 15.000 anime a nord di Padova, per cui da quale humus culturale traggano la loro divina ispirazione, lo sa solo Dio. Le vie della Provvidenza sono infinite.
Quando vado da loro faccio sempre attenzione a cosa porto ai piedi. Un po’ come scelta di vita in generale, e un po’ perché so di dover passare l’esame con Gianni, che è un feticista. Si capisce lontano un chilometro che la sofferenza più inaudita della sua vita è che lui un certo genere di scarpe non le può indossare in pubblico. Ogni volta che ne parliamo, percepisco il portato di proiezione che mi scarica addosso. Sa che dovrà sempre rinunciare, ma quando vede una donna coi tacchi, specie se è una cliente, è un po’ come se li avesse addosso lui. Me l’ha detto mille volte: le donne devono portare sempre i tacchi. Sempre, sempre, sempre! E’ inconcepibile farne a meno! E tu, sei una delle poche che mi dà soddisfazione. Per cui capite bene quindi in che misura io mi senta gravata di una grande responsabilità personale.
Venerdì vado a rifarmi taglio e colore. Appena entro, Gianni mi scruta da capo e piedi, si concentra sulle scarpe e poi risalendo la mia fisionomia con la potenza d’indagine di una TAC modaiola, mi pianta gli occhi addosso e ferocissimo mi fa: mi sei scesa di tacchi! Io ci resto male, anche perché nel caso specifico mi sentivo a postissimo con la coscienza. Avevo ai piedi due stivaletti all’incirca così. Non dico un tacco 12, immagino si orientino più verosimilmente sui 7 o gli 8 centimetri. Ma insomma per essere una scarpa da giorno che porto anche in ufficio, direi che l’impegno c’era tutto.
Sostengo il suo sguardo con la morte nel cuore, e faccio una camminatina avanti e indietro sperando di indurlo a una seconda occhiata più caritatevole: che dici, perché fai cosi? Lo sai che ci resto male!
Ma lui, niente. Rigido come una tavola mi volta le spalle e non mi degna di una seconda occhiata. Dal modo feroce in cui arrotola una ciocca della sua cliente intorno alla spazzola che ha in mano, capisco che non intende ritornare sulla sua valutazione. E visto che insiste a mostrarmi le spalle fingendo di essere impegnatissimo con la messa in piega, è dai movimenti contratti dei muscoli della schiena che devo subire l’emissione della condanna definitiva: guarda che è un attimo sai? Lo sento e lo osservo mentre parla e mi fissa incazzato come un cobra nel riflesso dello specchio - E’ un attimo scendere di tacchi, poi smettere di truccarsi, farsi passare la voglia di mettersi una gonna, infilarsi in un tutone di felpa o di ciniglia e ridursi a una casalinga di merda senza nessun rispetto di sé!
E così, dopo aver dovuto imparare a convivere con la pasticcera che si è assunta l’onere di perseguitarmi di sensi di colpa se mangio dolci, adesso ho anche il parrucchiere che mi devasta se mi permetto di scendere un filino rispetto agli standard di abbigliamento e cura di sé.
Una cosa è certa : se riesco a restare una donna interessante fino ad età avanzata, sarà tutto merito loro.
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Great expectations
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