Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
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Il figlio di Bondone o della scoperta del dolore

Post n°634 pubblicato il 01 Marzo 2010 da middlemarch_g

Quello che mi ha sempre colpita dell’arte bizantina è l'impercettibilità di ogni moto interiore, il silenzio della passione, o detto in altre parole: l’assenza di Vita. Che in fondo è una definizione inappropriata e anche un po’ settaria. Si trattava di gente con un altro concetto dell’emotività rispetto al nostro, e che quindi se la raccontava in modalità conforme alla propria visione delle cose, come l’arte fa sempre, da sempre, e proprio per questo viene prodotta in qualsiasi ambito culturale a tutte le latitudini e in ogni età del mondo. Però certo ti stupisce. Ti spinge a chiederti: che occhi posava sulla realtà una madre capace di trovare equivalente al vero un bambino così?

 

icona

 

Perché è di questo che stiamo parlando, tanto più che mi riferisco a un’epoca in cui l’arte aveva essenzialmente funzione spirituale e semmai didattica, mentre le preoccupazioni estetiche erano abbastanza periferiche nelle intenzioni di chi ne usufruiva, se non addirittura in quelle di chi la produceva. O magari c’erano, ma sempre assoggettate allo stesso criterio. Che cos’è bello? E’ bello quello che assolve alla sua funzione primaria. Il bello è un criterio finalizzato e non costituisce un valore assoluto. Il bello è bello rispetto a qualcosa che non lo è, come qualsiasi polarità, per cui alla fine si torna sempre al punto di partenza.

Insomma parti da questo assunto. Ma poi ti capita di fermarti a osservare una cosa come questa:

deposizione


oppure come questa:

strage degli innocenti


che incidentalmente si trovano nello stesso luogo, e sono state dipinte dallo stesso pittore che oltre a fare cerchi perfetti sulle rocce e a dare il nome ai pastelli colorati che avevamo nella cartella alle elementari, aveva anche qualche altro talento. E capisci a cosa deve la sua fama. Molte, molte cose. Tra queste, il fatto che si inventò il dolore. Magari uno pensa: be’, no, è troppo. Non se lo inventò. Semmai trovò un modo efficace per rappresentarlo. Ma io non sono d’accordo. Perché mi riesce difficile pensare che prima di Giotto le madri non piangessero, o che i bambini avessero sul serio l’aspetto da merluzzo incatramato con la carnagione da tizzo di carbone e il ditino alzato a benedire le folle come lo vedi in qualsiasi icona greca fino ad epoche quasi recenti. I bambini saranno stati gli stessi di oggi, e le madri avranno pianto straziate di fronte al cadavere di un figlio anche a Costantinopoli prima della conquista degli arabi. Ma nessuno le vedeva così. Nessuno riteneva quel pianto degno di una qualsiasi salienza espressiva. Ci è voluto Giotto per dare un’icona allo strazio.

Il balzo quantico non è mica necessariamente una faccenda che si svolge solo nel perimetro di un'orbita subatomica. Secondo me è balzo quantico anche questo. Che prima di te non c’era, perché nessuno lo vedeva. E adesso c‘è. Per te, e per il resto del mondo.

 
Rispondi al commento:
middlemarch_g
middlemarch_g il 02/03/10 alle 13:42 via WEB
Uhh, ecco, questo si che sarebbe un bel tema su cui fare la tesi! Ci penserò. Ma per il momento mi sono limitata a chiederla in psicologia dell'arte. Dell'argomento ancora non abbiamo discusso. Ma conto sul fatto che si tratta di un docente estremamente simpatico e con grande senso dell'umorismo. Anticlericale e antiberlusconiano, per inciso. A Natale è salito apposta in biblioteca per darmi un bacio laico, come lo chiama lui, perchè rifiuta di celebrare le ricorrenze religiose. E non dico altro.
 
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