Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
 

 

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Sragionamenti revolution

Post n°481 pubblicato il 09 Aprile 2009 da middlemarch_g
 

Pensavo a questa mattina, quando alla radio ho ascoltato per l’ennesima volta Every breath you take come fosse una canzone d’amore, ma poi mi è tornato in mente Sting che dichiara di non averla mai scritta per parlare d’amore ma per parlare di un’ossessione. Che l’amore abbia avuto a che fare con la forma di quell’ossessione prima, dopo o durante la sua epifania, non ha importanza e non cambia le carte in tavola. C’è che da un lato porta inciso l’amore, dall’altro l’ossessione, e l’ossessione semmai è una cosa che ha molto più a che fare con l’odio. Va bene, lo sappiamo; avendo davvero la santa pazienza di sciropparsi l’intera parabola, pare che alla fine l’odio e l’amore si incontrino. Ma onestamente la strada da fare per colmare gli estremi è parecchia, ed è comunque una cosa che ho sempre trovato molto più prossima all’inclinazione caprina dei filologi che alla vera natura della passione.

Pensavo a te e all’amore che provo di fronte all’ostinata determinazione con cui rimani affacciata alla finestra anche quando piove e tira vento, e il dio degli amanti si diverte a tirarti in faccia secchiate d’acqua che ti scorrono lungo le ciocche e ti intirizziscono fino alle mutande senza che per un solo momento tu prenda in considerazione l’idea di chiudere i vetri, accostare i battenti, sprangare le porte, e rintanarti come una qualsiasi femmina uterina nel conforto delle tue mura interiori ridotte a un cunicolo dalla paura di cadere. Perché non occorre un’arma per riconoscere un guerriero, e neppure una corporatura particolarmente sviluppata. Il guerriero lo riconosci da un muscolo, uno solo, sempre quello.  Tutti lo usiamo come pompa per far circolare il calore nel corpo. Qualcuno ha il talento per farne anche qualcosa di meglio, ed lì che vale la pena inchinarsi.

Pensavo al mio maestro che un po’ scherzando e un po’ sul serio dice che quello che rende inconciliabile la natura emozionale dei maschi e delle femmine è il testosterone nella sua funzione primordiale. Perché se la natura ha determinato che sia tu quello che procaccia il cibo, e quindi devi alzarti ogni mattina sapendo di andare incontro a una tigre coi denti a sciabola armato solo di una variante preistorica appena più appuntita del mocio vileda, non puoi - onestamente non puoi - preoccuparti dei dettagli della tua vita amorosa. Non hai tempo per valutare l’opportunità abitativa della caverna dove vivi, l’inclinazione al mutismo del minore dei tuoi figli, il nuovo taglio di capelli della tua compagna. La tua energia va concentrata sull’essenziale. L’essenziale è la tigre coi denti a sciabola da abbattere a colpi di mocio. Ogni dispersione cognitiva di energia è inopportuna per te e per la famiglia, perché se stasera non riporti a casa la tigre trascinandola per i piedi, in alternativa non puoi tirare fuori una confezione di sofficini dal surgelatore.

Pensavo all’aldo che sostiene che le donne sono abili sceneggiatrici. E  io dico che ha ragione, che è assolutamente vero, che forse non c’è verità più vera di questa, senza nessun retrogusto di ironia, al contrario, con la determinazione di una femmina che desidera assumersi tutte le sue responsabilità.  Certo, gli uomini collaborano allo script. Collaborano, altrochè, per cui anche se quando scorrono i titoli di coda non li vedi citati nei crediti, i fini intenditori di drammaturgia amorosa ne riconoscono ugualmente lo stile, il marchio, l’impronta digitale. E se anche si impegnano a far perdere memoria di sé, alla fine rimane sempre una traccia.

Pensavo anche che il prima e dopo dell’amore certe volte mi ricorda le immagini di un terremoto disastroso come quello di lunedì.  Lo guardi dalla strada e senti lo strazio delle ferite, dei calcinacci, degli scheletri esposti dei solai, ti pare che tutto sia irriconoscibile, ti dici che niente tornerà come prima. E’ vero, e del resto come può una cosa nuova essere uguale alla variante più vecchia di sé? Ma se non ti ha ucciso, ti renderà più forte. E se lo guardi dall’alto salendo magari su un elicottero ti accorgi che rimangono visibili i solchi delle direttrici, il senso di una traiettoria urbana, o il punto dove si allarga la piazza proprio al centro del paese. Hai perso la sovrastruttura, ma rimane visibile il Senso. Non sempre è chiaro qual è il punto esatto da cui si può ripartire. Ma non esiste devastazione che possa intaccare la più profonda natura del Sé.

 
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