Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
 

Messaggi del 21/01/2010

Adelante, Pedro, y sin juicio

Post n°626 pubblicato il 21 Gennaio 2010 da middlemarch_g
 

Il tuo libro. Il tuo dottorando. La tua sigla sulla macchinetta del caffè. L’avevo studiata questa cosa, tempo fa, e non ricordo nemmeno più come si chiama. Ha a che fare con la selettività della percezione: se la soglia di attenzione è fortemente focalizzata, gli stimoli che seleziona sono solo quelli fatti a uncino. Ti agganciano all’altezza del quarto chakra, e qualunque sia la posizione a cui ti sei incollato lungo la circonferenza della massima distanza emotiva possibile, ti risbattono sulla sabbia dell’arena e ti ci premono dentro la faccia, con un certo consumato sarcasmo derivato dall’esperienza che si sono fatti negli anni con quelli come te.

Mi ricorda Ignacio, il gaucho diciottenne che conobbi al Calafate, dove era arrivato partendo da Salta. Non so se avete presente dov’è Salta e dove El Calafate. La nazione è la stessa, d’accordo. Ma a parte questo sono distanti come la terra dagli anelli di Saturno. Però lui voleva fare il gaucho in Patagonia, ce l’aveva nel sangue. Allora ha preso un pullman ed è partito. Ha guardato con coraggio tutta quell’infinita distesa di Pampa da attraversare e ha detto: vado. Perché sono gaucho. E da gaucho voglio vivere e morire.

Per arrivare in Patagonia su due ruote, se parti da Salta, ci vuole un tempo indescrivibile, tanto vale che non ti porti nemmeno l’orologio perché serve solo ad accrescere la tua esasperazione. Ignacio di quel viaggio riusciva a ricordare solo un’infinita distesa di luce e di notte che si alternavano a bordo del pullman senza soluzione di continuità. Ogni volta che s’addormentava pensava: al risveglio è fatta. E ogni volta che si svegliava, tutto intorno c’era solo Pampa. Mi disse proprio così, 200 volte: Pampa, Pampa, Pampa. Tanto che una bella mattina, all’ennesima colazione a base di Pampa, s’è chiesto abbastanza seriamente: ma che stiamo girando in tondo? Non era tondo, no. E’ solo che la Pampa prima che una regione è una parola, ed è di quelle che si portano incistate un'appendice sintattica senza la quale sembrano zoppe o monche, o comunque prive di qualcosa. Tipo la Perfida Albione, la Notte Buia e Tempestosa, oppure il Losco Figuro. E l’appendice della Pampa, come tutti sanno, fa: sconfinata. La Pampa Sconfinata. E’ questa la natura profonda della Pampa. Attraversarla macinando chilometri centimetro per centimetro è una cosa che prende il suo tempo, e bisogna imparare a farsene una ragione. Alla fine però ce l’ha fatta. E’ arrivato in Patagonia perché era convinto di doverlo fare. E perché era talmente integro nell’esperienza del suo desiderio, da avere la certezza che l'avrebbe realizzato anche sapendo di doverlo strappare dai denti di un pitbull cattivo come la Pampa.

Sento che anche per me è così. Per il momento sono nella fase: Pampa, Pampa, Pampa. Cazzo, che giro in tondo? Ma prima o poi la Pampa finisce. La Pampa finisce. E’ inutile che insista a cercare di farci paura con tutto quello spazio, quel cielo azzurro che ti abbatte come un toro sotto il peso della sua sconfinata vastità, con quei fiumi grandi come un mare d’acqua dolce. La Pampa finisce. Non solo: se tieni occhi e orecchie aperte magari t’accorgi che ti ha insegnato qualcosa. La forza della tua determinazione, per esempio. Oppure forse che anche la Pampa, a ben guardare, è un gran bel posto da cui partire o ripartire alla scoperta del mondo e di tutto quello che ci rende felici. Perché è per questo che siamo qui, no? E allora via, diamoci una mossa, che la Pampa ci aspetta.

 la pampa sconfinata

 
 
 

Great expectations

Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

Samuel Beckett

 

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