Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
 

Messaggi del 26/02/2010

Che cazzo ci fa lui lì?

Post n°632 pubblicato il 26 Febbraio 2010 da middlemarch_g
 

Moltissimi anni fa ero una giovane borsista di belle speranze. Non che avessi un’alta opinione intellettuale di me, e per dirla tutta mi sentivo una merdina sotto diversi profili, ma siccome avevo la vocazione mistica per la ricerca ed ero una specie di suora laica dalle Belle Arti Culturali, avevo la strana, incrollabile certezza che le cose in qualche modo si sarebbero risolte e che il destino avrebbe trovato il trucco per provvedere a me in un modo o nell’altro consentendomi di vivere come volevo. Che all’incirca significava: rosicchiando sapere come un topo, con il naso nei manoscritti, e un portfolio di tessere di accesso alle più prestigiose biblioteche romane da portare in giro con la stessa protervia imbecille con cui altri ricorrono alle carte di credito. Mi andò male, e ancora oggi non sono convinta che si tratti della cosa peggiore che mi sia capitata nella vita.

Il docente con cui mi laureai, quello a cui davo una mano per i seminari e le sessioni - se ci ripenso, è inconcepibile  quanto fossi disposta a svendermi per il brivido di sentirmi chiamare professoressa in commissione d'esame - a quell’epoca era ancora un giovane assistente rampante con un talento spropositato per la divulgazione storica che negli anni successivi fece la sua fortuna. Poi, un bel momento, gli venne voglia di scrivere un romanzo monumentale e lo spedì ad Aldo Busi, il quale ne rimase entusiasta, lo introdusse con tutti gli onori in Mondadori, lo presentò nei salotti romani importanti, riuscì a promuoverlo a sufficienza da fargli vincere lo Strega (e fu il più giovane vincitore nella storia del premio dopo Ennio Flaiano) e lo lanciò nell’empireo degli intellettuali che contano, dove a tutt’oggi risiede trovandosi piuttosto a suo agio, essendo uno che in televisione riesce a dire cose intelligenti, sensate e perfino appassionanti. Il tutto in modo semplice e lineare. Che non è proprio una cosetta che si possa affermare di molti in senso estensivo, da quelle parti lì.

Insomma una sera d'estate di almeno vent’anni fa, il mio relatore mi chiese di accompagnarlo a una manifestazione estiva dedicata a sailcazzo cosa lungo il Tevere per presentare il libro, quello dello Strega, che era uscito da poco. Io lo feci con piacere, e alla fine si decise di andare a bere qualcosa con una compagnia di gente che mi intimoriva molto, e tra cui c’era appunto anche Busi. Che aveva un’aria mortalmente annoiata mentre sorseggiava una roba analcolica. Quando il mio relatore mi presentò come una sua collaboratrice, Busi alzò gli occhi su di me - oddio, alzò gli occhi forse è troppo. Diciamo che sollevò la testa a sufficienza per orientarsi verso la fonte del suono che aveva appena ascoltato. Onestamente dire che mi abbia guardato va un po’ oltre l’oggettiva ricostruzione dei fatti - e rivolto nella mia direzione mi chiese:

Cioè, anche lei lavora all’università?

E io, che sono da sempre una talebana della puntualizzazione atta a ridimensionarmi, risposi:

Per il momento no, non si può dire esattamente così. Però ambirei.

Al che lui fece un sospiro intenso e profondo con il quale credo intendesse significare tutto quello che c’era da dire sull’università italiana, e la misura in cui considerava patetica ogni ambizione orientata in quel senso. Del resto non posso dire che avesse torto. Né allora né oggi ne avevo una stima esagerata neppure io, e condividevo molte delle sue perplessità. Oltretutto lo ritengo un uomo intelligente e un grande scrittore, anche se non è tra i miei preferiti. E un uomo onesto anche, si. Intellettualmente ed emotivamente onesto. Un’altra cosa che non puoi dire di tanti.

Per cui in fondo ero quasi d’accordo. L’università italiana non è necessariamente il posto migliore dove scegliere di impiegare il meglio delle proprie risorse mentali, ammesso che uno ne abbia.

Certo, se devo dirla tutta, continua a sembrarmi una destinazione finale lievemente migliore dell’ Isola dei Famosi. Non di molto, e magari ancora non a lungo. Ma insomma, qualcosina di più, volendo, mi pare che se ne possa ricavare. Specie se in fondo uno non ha molte ambizioni. Chè se avevo ambizioni puntavo a fare l'amministratore delegato della Fiat. Altro che topo. 

 
 
 

Great expectations

Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

Samuel Beckett

 

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