"Dal Leggo edizione romana odierna"
I valori degli avi per la nuova Italia.
I nostri antenati erano per lo più contadini, cafoni timorati di Dio e nobili d'animo poiché sapevano di non sapere e si collocavano con dignità nei loro ruoli. I nostri padri, invece, inurbandosi di nuovi guadagni di fabbriche e fabbrichette s'illudevano di emanciparsi comprando quattro mura o quattro ruote. Noi, nati nell'era delle autostrade, ci concedemmo il lusso di filosofeggiare prendendo a calci presupposti educativi e produttivi verticali. Abbeverandoci al mito della rivoluzione ci limitammo a movimenti che produssero qualche scossa al sistema con un numero limitato di vittime. Scoprimmo l'animo e le gambe, scegliemmo i1 sesso come chiave di comprensione del mondo, dichiarando inutile sovrastruttura ogni rituale tramandato per dare un senso al vivere comune; smaniosi di arrivare al nocciolo gettammo via la polpa.
E sempre noi guardiamo con complicita e disgusto il nuovo che avanza. I nostri figli, irretiti in legami di dipendenze virtuali, calpestano o dribblano la cacca sui marciapiedi e poco gli interessa la bruttura che li circonda, ubriachi di alcol senza trasgressione, di spettacolo e chiacchiere senza fine che il potere gli elargisce a larghe mani. Frignano di precariato, ma s'imbucano appena possibile nei suoi circuiti. Comprano l'istruzione dei nuovi corsi per allodole che le università svuotate di risorse economiche e forza intellettuale propinano loro alla medesima stregua ammiccante di un prodotto di telefonia mobile. Non è tutta colpa loro se i loro padri - quelli che dicono di aver fatto tutto loro - li hanno consegnati ad una pratica di governo ancorata al nepotismo che distribuisce spazi pubblici e ruoli lottizzati a dovere.
E come le antiche masse che si placavano nelle carnevalate circersi, così anch'essi insieme, padri e figli, si lasciano sfamare da una politica festivaliera che illumina il cielo e stende un velo pietoso sulle macerie della quotidianità feriale. Ma l'apparenza non combacia più con la vivibilità, che deve invece tornare ad essere sede del sogno e del desiderio. Si avverte il bisogno di una nuova scossa di utopia, oserei dire di una nuova rivoluzione, che ridistribuisca ricchezze e competenze, e che ristabilisca elementari verità. Urge recuperare il file Italia, prima che questo Bel Paese esca dal disco rigido della realtà e si cancelli dalla memoria dell'eccellenza contadina, artigiana, operaia, intellettuale e artistica che ancora lo tiene in vita.
Beh cosa aggiungere d'altro semplicemente perfetto quanto scritto.
Inviato da: ragazzacciodlg1
il 02/01/2022 alle 09:46
Inviato da: angelica6624
il 01/01/2022 alle 16:15
Inviato da: ragazzacciodlg1
il 09/05/2015 alle 00:22
Inviato da: Gioya2015
il 08/05/2015 alle 16:22
Inviato da: ladydrago1
il 20/01/2015 alle 23:47