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A proposito di desiderio

Post n°54 pubblicato il 11 Luglio 2013 da give_it_to_me
 

Che cos'è un desiderio?
Se l'etimologia, come ha detto qualcuno, è l'anima delle parole, l'anima del desiderio è legata alla luce delle stelle, o meglio alla sua privazione. Il termine viene infatti da sidus/sideris (costellazione, poi singola stella). In questo senso "desiderare" è in stretta analogia con "considerare" che significa "valutare le stelle per orientarsi", e quindi "ponderare un problema nei suoi vari aspetti per prendere una decisione".
L'immagine della stella ha sempre agito potentemente nell'immaginario collettivo. Nei tempi antichi, le stelle compaiono come segni (Cfr. J. K. Hanson, La stella di Betlemme. La storia, i misteri e la bellezza della stella di Natale, Firenze, Salani, 1996.): "Le stelle compaiono ai loro posti/e brillano liete" (Baruc, 3,34). Nella tradizione ebraica, la stella appare come avvertimento o come annuncio di una nascita straordinaria (quella di Mosè); i Magi - sapienti astronomi più che re - si muovono per seguire una cometa.
Ulisse, allontanandosi da Calipso, non abbandona con gli occhi gli astri (Boote, l'Orsa Maggiore, Orione) che sono i punti di riferimento per ogni navigatore. Una stella guida Enea al luogo dove dovrà fondare Roma. "Se segui la tua stella/non puoi fallire al glorioso porto" (Dante, Inferno , xv).
Nell'area semantica di sidera (stelle) si assomma dunque il significato di orientamento, di rotta, di via da seguire; ma, in un piano più ampio, anche di segni del destino.
Il "de" privativo (o di allontanamento) che crea de/siderare - antico termine di un linguaggio augurale e/o marinaro - sta dunque a indicare "cessare di vedere", "constatare l'assenza di" stelle: quindi dis/orientamento nel senso più ampio del termine, geografico e psichico.
Perciò desiderio è anche rimpianto/nostalgia: Desiderium uxoris defunctae , si legge su una lapide romana. Ma "sentire la mancanza di ciò che è piacevole, buono, necessario" significa anche "tendere a ottenerne il godimento, il possesso e sim"( M. Cortellazzo, P. Zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana , vol.II, Bologna, Zanichelli, 1980, p. 329).
Il desiderio è dunque essenzialmente un "moto dell'animo tendente ad attuare o possedere ciò che appaga un bisogno, procura un piacere o rappresenta un valore di cui si manchi" (Cit. Il bambino. Enciclopedia di Psicopedagogia , Bari, Laterza, 1981, pp. 3629-3693).
Per Freud, è la forma concreta e arricchita dall'esperienza personale, di una pulsione o di un motivo; è l'energia designata col nome di libido che è a fondamento di tutta la vita psichica.


Ho scelto questa citazione perchè cercavo di spiegare a qualcuno che c'è differenza tra desiderio e impulso e, si sa, le citazioni altrui hanno sempre un che di autorevole in una conversazione in cui l'Altro non ti attribuisce altro movente che quello di averla vinta..chissà poi perchè nessuno riesce mai ad immaginare che le persone, quelle vere, possano essere spinte anche da motivazioni positive, costruttive, o valori..come l'amore per la verità o la conoscenza o semplicemente la diffusione di un'informazione che è in loro possesso..

Ecco, tra desiderio e impulso c'è differenza..non un abisso, s'intende, ma una distinzione sufficiente a relegare coloro che vivono del secondo nella prigionia del fare senza pensare e senza sapere perchè e gli altri invece nella comprensione delle ragioni per cui si muovono in una certa direzione e nell'attesa di poter coronare il loro sogno.
Gli animali vivono di impulsi, istinti, spinte predeterminate (quasi sempre geneticamente o anche da stimoli contestuali) e incoercibili, che non hanno il tempo di essere valutate nelle loro conseguenze e spesso nemmeno differite.
Anche molti bipedi dalle sembianze umane conducono le loro esistenze schiavi degli stessi imperativi categorici, poco edificanti quasi sempre, giustificandoli con il sacrosanto soddisfacimento dei propri bisogni vitali. Il che, finchè parliamo di fame e di sete, di respirare e di mera sopravvivenza, può sicuramente muoverci a compassione e pietà per il malcapitato costretto a comportamenti animaleschi per campare, ma se si estende alla copula seriale (per giunta senza fini riproduttivi e quindi nemmeno in linea con la conservazione della specie), tradisce immediatamente il crinale assolutamente imbarazzante lungo cui sta scivolando l'homo erectus in questione..superato da quello sapiens sapiens solo nella teoria antropologica ma in realtà sulla via dell'involuzione e della regressione perchè i suoi predecessori sono ancora qui tra noi e non danno segni di essere in via d'estinzione.
Il desiderio invece è filtrato dalla riflessione razionale o dall'emotività, dalla coscienza di esistere e dalla luce della consapevolezza dei propri bisogni ma si tratta di bisogni di un livello decisamente più elevato di quello che possono rappresentare gli alimenti e richiedere le funzioni fisiologiche dell'organismo. Quindi si può desiderare affetto, compagnia, un lavoro o la realizzazione personale e spirituale, non certo un cosciotto di pollo o un pezzo di carne umana (nel senso del corpo di un'altra persona).
Mi si dirà che spesso per gli esseri umani si parla di desiderio sessuale e non solo di istinto sessuale. Per l'appunto, ciò dimostra proprio la distinzione che esiste fra l'istinto all'accoppiamento, presente anche negli animali (e poco imparentato con aspetti sentimentali e con la capacità di pensare e giudicare il o la partner alla luce di eventuali aspetti personali e spirituali) e che si limita alla sola verifica della presenza di vistosi attributi riguardanti il genere e la presumibile salute dell'individuo e quindi la bontà del suo corredo cromosomico ai fini della perpetuazione della specie e invece il desiderio sessuale umano, che con l'affinità profonda e l'affetto e la valutazione della persona sotto tanti punti di vista, tipici della complessità umana, dovrebbe avere a che fare.
E ribadisco dovrebbe. Il condizionale è d'obbligo, data la degenerazione attuale. E pure l'ottativo..tempo e modo del desiderio.

 
 
 
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