Un blog creato da molinaro il 04/06/2007

Carlo Molinaro

Pensieri sparsi, poesie e qualsiasi cosa

 
 
 
 
 
 

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« L'animaAvec le temps »

That's all jazz

Post n°19 pubblicato il 17 Giugno 2007 da molinaro

Secondo me il jazz, più che un genere musicale, è quando un po’ di amici si trovano a casa di qualcuno, o in un posto piccolo, per fare musica fra loro. Se aggiungiamo alla musica la poesia, si è fatto del jazz stasera alla libreria Massena a Torino. Una ventina di amici, una tastiera, un violino, i fogli con le poesie. Sono arrivato in lieve ritardo perché Claudia non finiva di vestirsi e truccarsi, così sono entrato che già Arsenio leggeva, Guido lo guardava, Andrea e Mayumi suonavano. C’era anche Stefania, una collega o ex collega o paracollega o nient’affatto collega (con il lavoro precario non si capisce più un cazzo), che è carina ed è alta quasi come me e allora le ho dato un bacio. Mi sono seduto su uno sgabello in fondo.

La prima poesia di Arsenio mi ha subito stimolato risonanze e fantasie, perché è così che mi succede. Partecipazione. Una poesia forse un po’ da laudator temporis acti, anche se non del tutto. Parlava di una Torino d’altri tempi, più sportiva, e di ragazze di adesso troppo svestite, e di baci che duravano quindici minuti ma solo nei primi tempi, e ogni bacio fa sì che quello dopo duri di meno, insomma il tempo, con la ripetizione, accorcerebbe i baci. Io che Torino la vedo più colorata adesso, e per me le ragazze sono sempre ancor troppo vestite, e che il bacio più lungo della mia vita l’ho dato a maggio ma intendo il maggio del 2007, anzi era il 1° giugno, e mi piacerebbe darne uno più lungo ancora martedì prossimo a Venezia e uno a Vicenza e uno ancora più lunghissimo sabato fra Novi e Tortona ma quello sarà difficile, non seguo tanto il discorso arseniano, ho i tempi a rovescio, forse, e le meglio cose le devo ancora fare, sperando nelle more delle Moire; però la poesia mi è piaciuta abbastanza lo stesso.

L’importante è che non ci si perda a rimpiangere passati che non sono stati migliori del presente, ogni tempo è in sé, e nessuno sa di fare le cose mentre le fa, lo si sa solo dopo, e il jazz appunto non è più a New Orleans o nel Missouri, e può essere alla libreria Massena una sera a Torino, ma non lo sappiamo adesso, e forse nel 2070 diranno «che schifo questo vacuo presente, non sono più gli anni eroici d’inizio secolo, quando si trovavano a suonare e leggere poesie nelle librerie».

Dopo le altre poesie di Guido e la musica di Andrea e Mayumi ero molto emozionato: se mi avessero chiesto di improvvisare una poesia avrei potuto, perché avevo tirato su la serata come una carta assorbente, me n’ero imbibito, e ne avevo un disegno netto dentro, combinato con le cose mie, tutta una roba da dire, volendo. Da improvvisare lì. Versione unica irripetibile. Jazz.

Perché io quando improvviso improvviso davvero. Come a Savona al Raindogs, mica me l’ero preparata. C’era Chiara, c’era amore e rabbia, c’era colore, c’era tensione ideale e non ideale, i versi mi sono scoppiati dentro e li ho buttati fuori: poésie de l’art, come la comédie, sul momento. Certo che rischi grosso, può sempre uscire una stronzata. Se salti un tempo, una pausa, è finita. Certo che consumi energie e nervi a manetta, da perdere qualche chilo. Certo che non lo puoi fare tutte le volte. Ma per me l’improvvisazione è così. Ho sentito Beppe Grillo e Dario Fo, e anche la senatrice Franca Rame, dire che l’improvvisazione non s’improvvisa, che in realtà è tutto preparato meticolosamente, che non c’è nulla di più preparato di quello che sembra improvvisato. Sarà, ma secondo me così non vale. Ci prendono per il culo anche loro. Certo, se devono farlo obbligatoriamente a ogni spettacolo, li capisco anche. Però non è improvvisazione onesta. La chiamino in un altro modo. Non è jazz.

Sia come sia, che la ricordino poi mitizzata nel 2070 oppure no, questa serata alla libreria Massena è stata una bella serata, io me la prendo adesso, che nel 2070 non ci sarò proprio, questo è certo. Jazz. Hic et nunc. Ho comprato due copie della nuova edizione del libro di Guido, I cani hanno sempre ragione, una per me e una da regalare a Chiara con dedica alla sua neoadottata cagnetta Zoe, che oggi mi ha detto che è stupenda, e le farà piacere un libro che le dà sempre ragione, a Zoe, e anche se non sa leggere io dico che lo capisce.

Commenti al Post:
squadernata
squadernata il 17/06/07 alle 15:59 via WEB
sarà per quello che sei magro, improvvisi davvero, invece dario fo è grasso... infatti! viva il jazz!
 
viperovip
viperovip il 17/06/07 alle 20:16 via WEB
sarà, però gli incontri tra amici, quelli che ti fanno davvero stare bene, devono essere caldi. il jazz non ci sta bene, è un pò come avere ognuno un walkman e farsi i cacchi propri. no, per la compagnia ci vuole il blues. è come la differenza tra bourbon e cognac: il whiskey non è da compagnia, troppo duro. ci vuole il cognac, morbido, che ti prende allo stomaco e s'irradia tutto attorno, scaldando cuore ed anima.
 
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Anonimo il 18/06/07 alle 14:29 via WEB
è vero, non è jazz, non è interplay. ma anche i poeti lo fanno, fanno cioè interplay, uno strofa uno e una strofa l'altro, arrovogliandosi?
 
 
molinaro
molinaro il 18/06/07 alle 15:24 via WEB
A volte lo facciamo, ci arrovogliamo.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 18/06/07 alle 18:26 via WEB
Per risolvere la questione, forse, vi potrebbe aiutare un libro che ho letto recentemente. Si intitola "Io parlo Jazz" di Claudio Fiorentini. Parla di un poeta e scrittore, mai divenuto celebre, che dichiarava di "parlare jazz" e che tentò di studiare il principio di improvvisazione Jazzistico alla lingua parlata e alla composizione poetica.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 18/06/07 alle 20:15 via WEB
molto interessante quel che dice l'anonimo qui sopra che, per quanto mi riguarda, non riesco a capir chi è. tu sì, karl molnàr? http://petarda.splinder.com
 
 
molinaro
molinaro il 18/06/07 alle 23:48 via WEB
No, nemmeno io so chi è l'anonimo di cui sopra. Peraltro non facevo tanto un discorso di generi musicali, quanto di improvvisazione fra amici. Semplicemente ho sentito dire che il jazz si facesse così in certe case degli Stati Uniti d'America qualche decennio fa.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 19/06/07 alle 10:48 via WEB
È vero che così si faceva in America anni fa, quando Armstrong (poi citato da Baricco) diceva: "Se non sai cos'è quello che stai suonando, allora è jazz". :-) DeCaDe
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 19/06/07 alle 17:12 via WEB
hai ragione, una bella serata. e, non lo dico tanto per dire, ma ad un certo momento, che poteva esser il bis o prima o non lo so, mi è venuto in mente che ci sarebbe stata bene anche un'altra poesia, un'altra voce, un altro strumento (in questo senso improvvisazione jazz) e cioè il tuo, perché quando c'è un poeta è cosa buona e giusta farlo poetar! elena
 
 
molinaro
molinaro il 21/06/07 alle 08:45 via WEB
L'improvvisazione, sì, coglierla quando si può, con il suo rischio, non programmabile... Ho visto il tuo blog. Elena, chi sei? Ho sempre il timore di fare figure di merda con queste domande, ma le faccio lo stesso, perché è più importante sapere chi sono le persone, piuttosto che fingere di sapere chi sono per non osar domandare.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 21/06/07 alle 10:39 via WEB
carlo hai assolutamente ragione, anche io sono una che chiede. (certo che è difficile rispondere ad un "chi sei?") comunque, sono quella piccola e bionda e riccia, amica di arsenio e catalano, che, talvolta, viene ad ascoltarvi.
 
 
molinaro
molinaro il 21/06/07 alle 10:46 via WEB
Bene, Elena! Una prossima volta - ci sarà, spero! - appalésati, manifèstati - se vuoi, s'intende! Buona giornata, buone giornate!
 
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Bello!
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Queste tortuose specie di poesie, questo appigliarmi a...
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