Un blog creato da molinaro il 04/06/2007

Carlo Molinaro

Pensieri sparsi, poesie e qualsiasi cosa

 
 
 
 
 
 

ONE MAN TELENOVELA

Attenzione! Chi volesse vedere le puntate della mia ONE MAN TELENOVELA, tutte in bell'ordine, una per una, in fila, può cliccare qui sulla giocalista di YouTube. Se poi qualcuno ritenesse che tanto lavoro merita un compenso, come gli artisti di strada quando fanno passare il cappello, può mettere le banconote in una busta e mandarmele: via Pinelli 34, 10144 Torino. Grazie!

 
 
 
 
 
 
 

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La brocca

Post n°1323 pubblicato il 05 Settembre 2023 da molinaro

Nel lavatoio al principio del paese

hanno messo unabrocca.

È bella, dimetallo, adornata

in tinte lievi. Ma èbucata:

la puoi riempire perl'eternità

e non si riempirà.


Intorno, farfalleleggere

con forme e coloridiversi

che quasi, prima chemuoiano

non fanno in tempo avedersi.

 
 
 

Instagram

Post n°1322 pubblicato il 22 Marzo 2019 da molinaro

Ho un account Instagram...

 

 
 
 

RICHIESTA D'ATTENZIONE E ATTENZIONE NON RICHIESTA

Post n°1321 pubblicato il 15 Marzo 2018 da molinaro

Questo titolo, a mio avviso fighissimo,

m'è venuto in mente stamattina

uscendo dallo studio

della psicoterapeuta. Lo regalo

al primo psicologo, psichiatra,

sociologo, socïatra

che voglia utilizzarlo per un libro

(socïatra non esiste ma dovrebbe,

anche se c'è il problema

dei due puntini sulla i,

indispensabili: soč-iatra, non sočatra).

 

Sì, forse è un titolo

un po' vasto, ci sta dentro

tutta la psicologia relazionale

dalla culla al bar alla bara:

dall'infanzia con i genitori

che non t'ascoltano ma ti rompono

le palle, fino agli amici

che non sono quelli che vuoi, fino

agli amori offerti a chi non vuole,

trascurati con chi vuole, fino

al letto di morte, che magari rantolando

vorresti vicina quella donna che

non c'è ma c'è invece attentissima

l'infermiera scassacazzo eccetera

- e tutti i viceversa.

 

Sì, è un po' vasto, però

è un titolo figo, dai,

fa un buon effetto, un buon gioco

di parole in chiasmo. Io che

non sono un titolista

(mai trovato un titolo decente

per un mio libro di poesie,

fanno tutti più o meno cagare)

sono fiero che mi sia venuto in mente

e lo regalo al primo che lo prende.

 
 
 

Decennali

Post n°1320 pubblicato il 27 Novembre 2017 da molinaro
Foto di molinaro

Ha più di dieci anni questo blog e non lo uso quasi più.

Ma qualche volta sì...

A proposito di decennali, è accaduto anche questo.

 

 
 
 

Il luogo comune

Post n°1318 pubblicato il 06 Giugno 2017 da molinaro
Foto di molinaro

Voi che va bene uccidere chi vi entra in casa per rubare, voi che il ladruncolo bisogna metterlo dentro e buttare via la chiave, voi che è intollerabile lo sbarco clandestino, voi che le erbacce sulle sponde dei fiumi, voi che gli ex/le ex sono tutti stronzi/e da tenere lontani, voi che non si vive senza vino e salumi, voi che è assurdo non avere l'automobile, voi che è troppo pieno di zoccole seminude, voi che per la figlia ci vuole un buon partito, voi che la panettiera deve mettere i guanti per l'igiene, voi che dopo le otto si fa silenzio, voi che andate a casa sbronzi, voi che strombazzate a chi va un poco più adagio, voi che le briosce soltanto in quel caffè, voi che il calzino lungo, voi che i curdi cosa cazzo vogliono, voi che i giovani non leggono, voi che una volta sì, voi che se la vedo con un altro l'ammazzo, voi che l'onestà bisogna contestualizzare, voi che sapete tutto sui vaccini e sulla Corea, voi che io devo lavorare cazzo vuoi, voi che per i figli tutto e non si discute, voi che non volevo ma sa com'è signora mia, voi che questo, codesto, quello e quell'altro, voi che annuite leggendo questo che scrivo, voi che scuotete il capo, voi che certo non vado contro il mio interesse, voi che ti denuncio, voi che gliela faccio vedere io a quel coglione, voi che una volta qui era tutta cuccagna, voi che fino a un certo punto, voi che l'islam ci ha ragione perché non c'è più la morale, voi che un regalo al medico va fatto perché ti curi bene, voi che fa schifo la periferia, voi che casa mia è una badia, voi che vuoi mai è una ruota che gira, voi che ragazza mia, voi che quello, codesto, questo e quest'altro, niente, io non ho mica niente da dire, pensandoci, niente, m'è venuto così, vado a dormire serenamente, in fondo anche della teoria dei quanti non ho mai capito granché. Vi voglio bene, forse, buona notte.

 
 
 

L'esclusiva

Post n°1315 pubblicato il 01 Febbraio 2017 da molinaro
Foto di molinaro

In effetti sì, lo ammetto, sapere
- disse il vecchio pazzo -
che una donna non vuole da me l'esclusiva
è la cosa che più mi rasserena in amore:
perché mi lascia libero il pensiero,
non chiude l'orizzonte, non costringe
i sogni a percorrere strade segnate.

Però ho capito che per tutte o quasi tutte
le donne questa cazzo di esclusiva
(che a nessuna io mai richiederei)
è fondamentale, e allora mi adatto
come posso, a strattoni, facendo casino:
poi la vita è ormai quasi finita,
è andata com'è andata.

 
 
 
 
 

Nel settimo anno

Post n°1312 pubblicato il 10 Agosto 2016 da molinaro

Un libro d'anacronistico amore.

 

 
 
 

Favoletta dell'uomo di scarsa empatia

Post n°1311 pubblicato il 17 Luglio 2016 da molinaro
Foto di molinaro

«Quando percepisco che una cosa non ti fa piacere, mi blocco» - disse Alfio a Bianca.

«Questo mi sembra bene» - disse Bianca ad Alfio.

«Quando percepisco che una cosa ti fa piacere, mi blocco» - disse Alfio a Bianca.

«Ohibò, questo non mi sembra bene» - disse Bianca ad Alfio.

E domandò: «Perché?»

«Per lo stesso motivo».

«E qual è lo stesso motivo?»

«È che se percepisco qualcosa che viene da te, la mia azione (o non azione) diventa legata a uno scopo. Farti piacere, non farti dispiacere. Diventa l'insignificante appendice di uno scopo. Diventa finta. Diventa irreale».

Alfio spiegò meglio:

«Non è più una mia spontanea azione o non azione. È qualcosa di indotto in me da circostanze esterne. Dunque, non esiste».

«Mi sembra una cazzata» - ribatté Bianca. E aggiunse:

«Però hai detto che se percepisci che una cosa mi dà fastidio ti blocchi. In questo caso fai una cosa positivamente indotta dalle circostanze, e pare che vada bene».

«Attenta: non ho detto che smetto di farla, ho detto che mi blocco. Se la sto già facendo, ciò che blocco è lo smettere di farla, perché sarebbe quello (lo smettere) la cosa indotta, cioè finta, cioè inesistente».

«Mi sembra una stronzata» - ribatté Bianca. E aggiunse:

«Però a volte ho la sensazione che tu faccia spontaneamente cose che mi fanno piacere, e che tu smetta spontaneamente di fare cose che mi fanno dispiacere. Non è così?»

«Alcune volte è così. È quando, in un modo che a me pare del tutto casuale, e dunque veramente mio, reale, non legato a uno scopo conscio inquinante, il mio agire ti dà piacere, o il mio smettere di agire ti toglie un dispiacere».

«È bello quando accade. Io credo che sia l'amore».

«Forse. Ma possiamo basare la nostra relazione su qualcosa di così accidentale? Che non sai quando accade e quando no?»

«Tu dici che se non è accidentale è finto!»

«Questo mi pare ovvio. Dunque una relazione ha bisogno di moltissima finzione».

«Ti fai troppe seghe mentali» - ribatté Bianca.

 

Ci fu un minuto di silenzio. Bianca, ragazza riflessiva, espresse una sua riflessione:

«Mi pare che ogni cosa esistente fuori dalla tua testa renda a te inesistente, se da te percepita, il tuo agire. È corretto?»

«Abbastanza».

«Dunque tu mi ameresti meglio se io non ci fossi».

«Potrebbe essere vero. Però...»

«Però?»

«Però il tuo non esserci sarebbe un dolore insopportabile. Nulla è più insopportabile di un non esserci di un'amata».

«E dunque che si fa?»

«Siici, ti prego. E in qualche modo, vere o finte, le cose d'amore con te le farò. In fondo che importa il vero o il finto? Mi pare che al mondo nessuno ci badi».

«Io ci bado al vero o finto, e anche tu» - ribatté Bianca. E aggiunse:

«Non so bene cosa fare. Devo pensarci. Non so».

 

Ci fu un altro minuto di silenzio, poi Alfio disse:

«Uscendo da questa stanza, voglio sbattere contro il muro».

«Puoi farlo, se vuoi».

Alfio andò a sbattere violentemente contro il muro. Gli uscì dal naso molto sangue.

«Perché lo fai?»

«Perché se imbocco la porta, il mio uscire da questa stanza non è più una mia azione spontanea, ma qualcosa di indotto dalla posizione della porta, quindi finto, quindi irreale».

«Capisco» - rispose Bianca, e aggiunse:

«Forse non ce la faccio a stare con te».

 
 
 

Il paradosso estremo

Post n°1310 pubblicato il 30 Marzo 2016 da molinaro
Foto di molinaro

IL PARADOSSO ESTREMO

 

Quando mi sveglio inganno la memoria

per sognare d'averti sognata:

perché anche in sogno ti concedi raramente,

anche in sogno ti devo immaginare.

 
 
 
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