Un blog creato da molinaro il 04/06/2007

Carlo Molinaro

Pensieri sparsi, poesie e qualsiasi cosa

 
 
 
 
 
 

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Scontrini

Post n°245 pubblicato il 06 Febbraio 2008 da molinaro

Una ripulita al portafogli, che lo devo cambiare, è ormai completamente sfasciato, e saltano fuori bigliettini e scontrini di varie epoche e varie località [nell’immagine, una piccola selezione]. Chi ha qualcosa da nascondere fa bene a buttarli via subito: potrebbero rivelare, chessò, a una moglie itinerari insospettati del marito. Ma per indagini poliziesche sarebbero inaffidabili: per esempio, a me piace raccattare sul treno biglietti usati abbandonati, purché puliti e in buono stato: non è che li conservo, li butto via poi dopo, ma li tengo un po’ con me. In fondo lo scopo di tutti i nostri sforzi, e anche della poesia [vedi quella qui sotto, tratta da La parola rinvenuta, pagg. 551-552], è perdere le cose un po’ dopo. Quindi trovarmi in tasca un biglietto Cucciago-Milano può non significare che sono stato a Cucciago, ma solo che ho trovato quel biglietto su un sedile in uno scompartimento del Milano-Torino. Se ne tenga conto. Ci vuole acutezza e fantasia anche per indagare senza commettere strafalcioni. Di fatto, non sono mai stato a Cucciago. Chissà com’è. Magari è un bel posto.
Non è facile comunicare. Il guazzabuglio che abbiamo in testa si riflette nel guazzabuglio delle parole e dei gesti. Decifrare una frase o un testo, decifrare uno sguardo. Non si è mai sicuri. C’è anche chi non si impegna: scopro oggi sul giornale che il venti per cento dei laureati è sostanzialmente analfabeta e non me ne stupisco: a leggere ciò che scrivono avrei detto molti di più. Di mio, ho sempre il timore di capire ciò che voglio e non ciò che è, e perciò raramente mi fido delle mie intuizioni, quasi sempre alterate dalla tramontana sferzante del desiderio. Appartenendo al novero di coloro che la ragion sommettono al talento (cfr. messaggio n. 232), non posso mai sapere nulla con certezza di ragione. Questo crea a volte qualche problema, qualche malinteso, ma tant’è. Lasciamo ad altri la conoscenza oggettiva del soggetto (un ossimoro?). Non sono uno scienziato della psiche. Sono un ordinato poeta del cosmico caos. O un caotico poeta del cosmo ordinato. Fa lo stesso. È un casino. Ritmo! Olè.
In questo istante, ore 15.52 del 6 febbraio MMVIII post Christum natum, mi telefona Claudia che trilla felice: «L’ho passato! Ventisette!» – e racconta e racconta dell’esame e del pomeriggio in facoltà, che cosa le hanno chiesto, e poi chi ha incontrato, e le mancano solo due esami alla laurea triennale, e le parlo con il vivavoce mentre continuo a scrivere, in diretta, e si è contenti, e fuori c’è il sole che inclina sui tetti, e questi sono fatti, e se io non capisco mai niente, pazienza.



CHE COS’È UNA POESIA?

                               Dopo la serata poetico-musicale all’Humpty Dumpty
                               a Genova il 23 febbraio 2006
                               con Davide Ivaldi, Luca Pagani, Cesare Oddera e Francesco Vico

Giulia non ama il miele né altre cose
prodotte dalle api. Titty ha
i capelli a fusilli, il musicista
più alto ha qualcosa di Troisi,
c’è un asse con i chiodi con su scritto
questo è un appendiabiti. Due stanze
di locale occupato con noi tre
che leggiamo poesie. Soffia il vento
in via delle Fontane. Che cos’è
una poesia?
Forse soltanto un modo per non perdere
subito tutto – per perderlo dopo.
Per prolungare l’attimo fuggente:
cose d’amore, prevalentemente.

Ho scatole di lettere in soffitta
nella casa di prima. Dovrei mettermi
d’accordo con chi ancora abita lì
per andare a riprenderle. Però
non trovo il giorno giusto. Ho da vivere
questi amori di adesso. Lo farò
quando sarò più vecchio o forse mai.
Qualcuno un giorno con semplicità
prenderà tutto e lo butterà via.

Cesare e io passiamo per Savona
a lasciare giù Mac, Francesca e Giulia.
Giulia è così linda – allora scrivo
quello che so di lei, che è molto poco:
non ama il miele, e ha un padre fascista.
Quando conosco una ragazza linda
scrivo di lei foss’anche quasi nulla
per non perderla subito, per perderla
un giorno dopo.

Savona non è bella, conveniamone,
a tarda notte un giovedì qualsiasi:
c’è aperto solo un autogrill per prendere
un panino e una pasta. Eppure annoto
anche Savona e l’autogrill, per non
perderli subito.

Cesare lui è bravo a seminare
sguardi e battute e saluti affettuosi
in questi posti così impermeabili
all’attenzione, in questi posti dove
la gente passa quasi senza accorgersi.
Così poi sono suoi almeno un minimo
– e lui lo fa, io so che lui lo fa,
per non perderli, non perderli subito.

Siamo strane creature sì lo siamo.

Annoto amori minimi e persino
amori altrui che poco mi riguardano:
dietro Savona ritrovo annotato
fra una via stretta e un brutto caseggiato
il nome di Virginia.

Così già quasi vecchio, vagabondo,
senza lavoro fisso, ho un grande archivio
d’annotazioni inutili, disperso
nei luoghi più improbabili, anche in luoghi
che più neppure esistono.

Qualcuno un giorno con semplicità
prenderà tutto e lo butterà via.

Che cos’è una poesia?



Commenti al Post:
mussa1977
mussa1977 il 09/02/08 alle 07:59 via WEB
anch'io non sono mai sicura di capire....ti capisco! ;-)) ciao,marina
 
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