Un blog creato da molinaro il 04/06/2007

Carlo Molinaro

Pensieri sparsi, poesie e qualsiasi cosa

 
 
 
 
 
 

ONE MAN TELENOVELA

Attenzione! Chi volesse vedere le puntate della mia ONE MAN TELENOVELA, tutte in bell'ordine, una per una, in fila, può cliccare qui sulla giocalista di YouTube. Se poi qualcuno ritenesse che tanto lavoro merita un compenso, come gli artisti di strada quando fanno passare il cappello, può mettere le banconote in una busta e mandarmele: via Pinelli 34, 10144 Torino. Grazie!

 
 
 
 
 
 
 

AREA PERSONALE

 
 
 
 
 
 
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Ottobre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

FACEBOOK

 
 
 
 
 
 
 
 

 

 
« Per dovere di cronacaBelle cadute »

Donne, risotti, seghe, fazzoletti, Rachmaninov e poi l'amore

Post n°500 pubblicato il 08 Dicembre 2008 da molinaro

L’altro giorno stavo chiacchierando con un’anziana signora (sugli ottant’anni) che abita in una cittadina di provincia, e con la quale, per ragioni che sarebbe lungo spiegare, mi trovo talvolta a chiacchierare. La signora commentava uno di quei fatti che (riportati dal giornaletto locale) in provincia fanno ancora scalpore: un settantenne (italiano) aveva tentato di violentare una cinquantenne (romena) che era ospitata in casa sua, ospitata in cambio di lavoretti domestici. Una colf sommersa, insomma. Il primo commento era che, se lui la ospitava in casa, lei probabilmente già «gliela dava», e poi lei gli avrà chiesto più soldi e allora lui si sarà incazzato e avranno litigato e lei l’avrà denunciato. Questo commento, totalmente privo di agganci con la realtà (anche la realtà descritta dal giornaletto locale), è soltanto un’applicazione della ben nota regola imperativa per cui se un romeno stupra un’italiana, dalli al romeno, e se un italiano stupra una romena, dalli alla romena. Una regola che, soprattutto in provincia, non ammette deroghe. Ma questo si sa – e non è di questo che volevo parlare.

Il secondo commento andava più sul personale e dava luogo al dialogo seguente:

– Certo che voi uomini siete proprio schiavi del sesso.

– Cioè?

– Non potete stare senza andare a letto con una donna.

– È una cosa bella e si desidera farlo.

– È una dipendenza.

– Beh, allora qualsiasi cosa bella che si desidera fare è una dipendenza, anche mangiare un buon risotto.

– Un risotto, se non c’è, lo sostituisci con un panino o qualsiasi cosa e ti sfami uguale.

– Non vedo il nesso.

– Se voi uomini aveste un po’ di buon senso, vi accontentereste di masturbarvi, invece di cercare sempre donne. Così non fareste guai e avreste lo stesso risultato. Cosa cambia, per lo sfogo sessuale?

– Cioè la masturbazione sta all’andare a letto con una donna come un panino sta a un risotto?

– Certo: l’importante è togliersi la fame.

– Uhm... Secondo me la masturbazione non sta all’andare a letto con una donna come un panino sta a un risotto, ma come guardare altri mangiare un risotto nella vetrina di un ristorante sta a mangiare il risotto.

– Perché tu sei stupido.

Ecco, questo dialogo in sé è una cazzata, ma mi ha fatto pensare delle cose. Delle cose sulla visione del sesso e dell’amore. Se il fine ultimo è «svuotarsi le palle», ottenere un’eiaculazione, allora lo so bene che posso provvedere autonomamente: è da quando avevo dieci anni che lo so. Ma ci sarà una ragione se mi sono sempre sbattuto (e ancora mi sbatto) con impegno e con fatica per ottenere il risultato di non dover provvedere autonomamente... Impegno e fatica esagerati se davvero, come sembra intendere l’anziana signora, far l’amore con una donna fosse solo una versione più elegante e gustosa (e più gratificante come status symbol?) di una sega, così come un risotto è una versione più elegante e gustosa (e più gratificante come status symbol?) di un panino. Variazioni di una stessa sostanza, insomma.

Ma c’è molta gente che la pensa come l’anziana signora? Nella sua generazione, nella mia, in quelle successive? C’è chi «si fa una ragazza» così come «si fa una sega», per eiaculare, con l’unica (o almeno la principale) differenza che farsi la ragazza è più gustoso, elegante e gratificante, più «da figo» con gli amici?

Se c’è molta gente che la pensa così, si spiegano parecchie cose. In primo luogo si spiega come sia possibile andare a letto con una donna disprezzandola (una cosa che mi ha sempre lasciato sgomento, scusate la parola un po’ drammatica ma è così): se lei è solo l’abito più o meno buono messo a una sega, a un’eiaculazione, non è detto che sia destinataria di particolare rispetto. E così si spiegano pure gli stupri, anche quelli di gruppo, anche in guerra, anche quelli etnici: ti uso come uno straccio per non sporcarmi le mani con il mio stesso sperma. Poi ti schiaccio nel fango come un fazzoletto di carta usato.

Si spiega la categorizzazione delle donne, donne di serie A, B e C, mogli, sorelle, figlie, sgualdrine, troie. In realtà, nella loro corporeità, tutte dei fazzolettini di carta dove eiaculare, però alcune collegate a ruoli socio-familiari (extracorporei) da difendere (la famiglia, l’onore). Collegate in modo schizofrenico, peraltro, perché la loro corporeità è sempre separata (è sempre quello spregevole fazzoletto di carta): per venerare una madre, la «nostra» cultura (quella da cui volenti o nolenti deriviamo) deve pensarla vergine, senza corpo: vuoi mica venerare un kleenex. La faccenda è più radicata di quel che tu pensi: la Maria cattolica si è insinuata in te: prova a immaginare tua madre che scopa: dovrebbe essere un bel pensiero radioso e pulito, il pensiero – anche – di ciò che ti ha messo in vita: ma è così?

Si spiegano i matrimoni combinati, le dinastie patriarcali, le stesse famiglie, la monogamia. Di base, c’è una sega: poi decidiamo cosa metterci intorno, per gratificarci, essere eleganti, oppure per stabilire rapporti di potere, parentele, discendenze. Scegli il fazzoletto giusto: per svuotarti le palle va bene anche quello di tela grezza lavato e rilavato; se invece devi sposarti (cioè stabilire rapporti, parentele, discendenze, poteri) allora prendi un fazzoletto nuovo, mai usato, e che userai solo tu. E se infine sei un poveretto che non può permettersi nessun fazzoletto, vedi di non cercare guai: usa le mani, poi te le lavi, in fondo è lo stesso, no? Di che ti lamenti?

Se c’è tanta gente che la pensa come quella signora ottantenne, le cose rimangono così, e basta.

Quanto a me, pur avendo scritte e archiviate dentro, come tutti, queste millenarie stronzate, la vedo diversamente. Le donne sono belle: è bello abbracciarle, tenerle per mano, starci a letto insieme, sentirne il profumo sempre diverso, trovarne di nuove, approfondire, essere baciati su un orecchio, sul cuore, sull’anima. Ripensarle, averne nostalgia, sperare di ritrovarle. Se si è partiti da un sogno, rendere il sogno docile alla loro carne vera, che di certo supererà il sogno (a me è sempre successo così, almeno). Se sono comparse all’improvviso, meravigliarsi, specchiarsi, farsi prendere insieme nella nuova scoperta. Ogni donna è un mondo, è un viaggio. Non me ne stancherei mai.

Non ho nulla contro le seghe. Me ne faccio. Ma sono cose completamente diverse. Le mani si possono usare per suonare al pianoforte Rachmaninov come per togliere le cacche di piccione dalla balaustra del terrazzo: questo vuol forse dire che Rachmaninov è cacca di piccione? Analogamente, il cazzo si usa per le seghe e per far l’amore con le donne, ma non vuol dire che le donne siano come le seghe.

Casomai il problema a volte è insegnarglielo, al cazzo, che deve sapersi adattare a funzioni diverse, proprio come le mani. Che deve studiare e imparare. Pensandoci, è naturale: anche le mani, mica nascono «imparate». Non è che uno si siede al pianoforte e ti suona Rachmaninov come niente fosse. Deve avere talento sì ma anche educare le mani, esercitarle per anni e anni. E se per il cazzo fosse proprio lo stesso? Forse ci vuole più educazione del cazzo. Non nel senso metaforico in cui viene già impartita in quasi tutte le scuole, prima e dopo la Gelmini; no, proprio un percorso formativo che insegni al cazzo a fare il suo mestiere, che non è scontato. A saper dare il meglio di sé nelle seghe (ogni tanto ci vuole, eh, che possiamo farci) ma anche e soprattutto con le donne, accorgendosi che sono donne, splendide persone e splendide donne, che non ce n’è una uguale a un’altra, e ci vuole un’umile maestria con loro, musiche diverse su strumenti diversi, esperienza e capacità d’improvvisazione, e il coraggio di rischiare. E sono tutte degne di rispetto e amore e sono tutte un fine e non un mezzo. Non sono kleenex. Allora tutto diventa migliore.

Comunque, concludendo, la signora ottantenne secondo me ha torto marcio. E buona serata!

 

 

Nell’immagine: Gustave Courbet, La femme à la vague, 1868, Metropolitan Museum of Art, New York (particolare).

Commenti al Post:
cheminvento
cheminvento il 08/12/08 alle 20:54 via WEB
tu e la signora anzina siete uguali: usati entrambi il termine "le donne"
 
 
cheminvento
cheminvento il 08/12/08 alle 21:03 via WEB
ok lo riscrivo altrimenti mi bacchettano; tu e la signora anziana siete uguali: usate entrambi il termine "le donne"
 
   
molinaro
molinaro il 09/12/08 alle 00:21 via WEB
Perché, secondo te non esistono le donne? Tutte diverse una dall'altra, come ho scritto chiaramente, ma esistono. Essendo un maschio eterosessuale, l'insieme degli esseri viventi con cui mi rapporto nel campo sessuale-amoroso mi sento di definirlo come "le donne". Non saprei come dire in un altro modo, francamente! Ciao!
 
molinaro
molinaro il 09/12/08 alle 09:26 via WEB
Una mia amica, commentando in privato questo messaggio (che è il n. 500 del blog, noto: mezzo migliaio: cin cin), dice che nel sesso c’è di tutto e che «paradossalmente, è proprio quando c’è amore che la sega può essere un panino al volo in autostrada»: cioè – credo intenda dire – quando la sega non sostituisce ma accompagna la presenza di buone relazioni amorose. Mi ha fatto venire in mente un mio amico di Genova, morto qualche anno fa (al suo funerale è dedicata la poesia a pag. 516 di La parola rinvenuta), uno dei pochissimi uomini che ho conosciuto capaci di raccontare con naturalezza la propria sessualità. Un pomeriggio eravamo in tre nel suo negozio di dischi in via del Campo: oltre a lui e a me c’era una graziosa biondina, Cristina (ibidem, pag. 507: i miei libri di poesie sono un vero diario della vita, già) con cui naturalmente ci stavamo entrambi un po’ provando (non esiste che non ci si provi, se si è con una ragazza carina in un negozio di dischi in via del Campo e l’aria è buona). E lui ci raccontava che di solito, qualche ora dopo una scopata, quando poi si ritrovava da solo a ripensarci, si faceva una sega. E che lo considerava un atto dolce, un atto d’amore, un prolungare il momento bello, un «ripassare» (usò proprio questo verbo) le sensazioni provate con lei, ricevute da lei. Devo dire che, con o senza sega effettiva, condivido il suo modo di intendere: anche secondo me il «dopo» è un momento dolcissimo, quando le sensazioni, che magari si sono succedute impetuose e veloci durante l’atto, decantano, sedimentano, appartengono, si depositano in fondo al cuore e alla memoria. Boh! Mi è venuto in mente questo. Che c’entra? Forse c’entra per dire che può esserci amore, «amore memore», in una sega, come può non essercene, a quanto pare, in una scopata – anche se è molto meglio quando c’è.
[È pur vero che i «dopo» a volte divagano, si intersecano, e accolgono, con le vicine, sensazioni più lontane, anche mescolando donne diverse: ma questo non toglie amore, semmai lo moltiplica. E del resto succede anche «durante», mica solo dopo.]
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 09/12/08 alle 10:56 via WEB
come sempre spero che le giovani generazioni siano meglio di quelle che le hanno precedute e poi però, pensando a qualche persona più giovane di me, mi verrebbe da mettermi le mani nei capelli.
cioè, dovrebbero esser robe scontate quelle che scrivi, e dovrebbe esser chiaro che a 80 anni, insomma... sai però cosa mi viene in mente? la passeggiata di varazze, quella sulla quale veramente ci son dei tizi che ti seguono, ti abbordano, insomma degli assatanati: secondo me quella signora lì, come anche mia madre, ha fatto esperienza di tizi del genere e ha concluso, come mia madre, come coetzee in vergogna, come me, anche, per certi versi, che l'uomo se non si controlla a un certo punto diventa peggio di cane bavoso... pronto a correr dietro a chiunque. ecco, è questo l'unico aspetto (ben marginale, direi) della faccenda in cui potrei concordare con l'80enne, per il resto...
anyway, qualcosa di molto bello che potrebbe far seguito al tuo ragionamento è questo post: http://gattusometro.blogspot.com/2007/08/come-fare-lamore.html che consiglioti e per i contenuti e per la forma: godibile. buona giornata! :)
 
 
molinaro
molinaro il 09/12/08 alle 11:40 via WEB
Bello, simpatico il messaggio sul Gattusometro. L'inconveniente (punto V/b) non è l'unico per noi maschietti e non è il mio, io non patisco fini precoci ma inizi un po' diesel. Comunque, la sostanza del messaggio è assai valida: e il punto iniziale (sapere, scoprire quanto di sé c'è nell'altro, quanto c'è davvero, non quanto si sogna che ci sia) è focale e problematico sempre, credo. Eh, sulla passeggiata di Varazze succedono cose strane, coi tizi sbavanti. Pensa che quest'estate una volta mi ci sono seduto, da solo, a sbavare in cuor mio, nel pensiero, per una che suole, anzi soleva, passeggiarci con un altro. Un libro che leggevo ieri menzionava, ammirandolo, un "pensiero senza sbavature". Toh! Ma anche un pensiero con sbavature ha il suo diritto di cittadinanza. In fondo, essendo solo un pensiero, dà meno fastidio degli sbavanti inseguitori di cui dici tu. Buona giornata!
 
   
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 09/12/08 alle 23:27 via WEB
Ma dai... Così mi "smontate" la passeggiata a Varazze! Ci sono stata due mesi fa, e mi è piaciuta molto, come tutto il resto della liguria (lo sto esplorando a pezzettini... di questo passo mi ci vorranno secoli, ma fa niente, io sono paziente... E poi a Varazze ho fatto, sulla passeggiata ho fatto una delle migliori trattative della mia vita con un "vù cumprà", ho fatto un affare (secondo me). Ho preso tre cose, tre pezzi taroccati, al prezzo di uno. :-) Si, perchè sono abituata a quelli di Venezia o di Verona. E allora le possibilità son due: o a Venezia son cari (anche loro) (ma si sa), oppure il tipo lì, dopo breve trattativa, mi ha fatto un prezzaccio, anche perchè era a fine giornata....
 
     
dis.ney
dis.ney il 09/12/08 alle 23:33 via WEB
Dimenticavo l'autografo.... taroccato pure quello. d_i_s.n_e_y
 
     
molinaro
molinaro il 10/12/08 alle 01:54 via WEB
Ciao dis.ney! Varazze è comunque bella, anche se può rifilare qualche fregatura. Ma tu ci hai fatto un buon affare! Magari una volta riusciremo a passeggiare lì insieme, tu e io, e spezzeremo certi incantesimi. Un bacio!
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 
 
 
 
 
 

ULTIMI COMMENTI

Buona cosa...
Inviato da: anita_19
il 02/07/2020 alle 09:15
 
Bello!
Inviato da: lumachina85
il 22/03/2019 alle 09:19
 
Era quasi nove anni fa. Qualcosa è cambiato e qualcosa no.
Inviato da: molinaro
il 06/06/2017 alle 11:31
 
Queste tortuose specie di poesie, questo appigliarmi a...
Inviato da: molinaro
il 06/06/2017 alle 11:26
 
Grazie!
Inviato da: molinaro
il 09/08/2016 alle 11:41
 
 
 
 
 
 
 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

molinarolbelletagianor1automotornewsc.prefabbricati0tonipellalucabelligeranteragniriccardo.rromezzoliarnagucosopt67frati79ange_nocturneanita_19giovannirobecchi
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
web stats presenti in questo momento
 
 
 
 
 
 
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I messaggi sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
 
 
 
 
 
 

AVVERTENZA

Questo blog è una specie di diario dove scrivo quello che mi pare quando mi pare (una libertà tutelata dalla Costituzione della Repubblica Italiana). Non ha alcuna periodicità, non assomiglia minimamente a una testata giornalistica! Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7 marzo 2001.

 
 
 
 
 
 
 

CARLO IN CASA PROPRIA NELLA PRIMAVERA 2008

 
 
 
 
 
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 
 
 
 
 
 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963