ONE MAN TELENOVELA
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Post n°500 pubblicato il 08 Dicembre 2008 da molinaro
L’altro giorno stavo chiacchierando con un’anziana signora (sugli ottant’anni) che abita in una cittadina di provincia, e con la quale, per ragioni che sarebbe lungo spiegare, mi trovo talvolta a chiacchierare. La signora commentava uno di quei fatti che (riportati dal giornaletto locale) in provincia fanno ancora scalpore: un settantenne (italiano) aveva tentato di violentare una cinquantenne (romena) che era ospitata in casa sua, ospitata in cambio di lavoretti domestici. Una colf sommersa, insomma. Il primo commento era che, se lui la ospitava in casa, lei probabilmente già «gliela dava», e poi lei gli avrà chiesto più soldi e allora lui si sarà incazzato e avranno litigato e lei l’avrà denunciato. Questo commento, totalmente privo di agganci con la realtà (anche la realtà descritta dal giornaletto locale), è soltanto un’applicazione della ben nota regola imperativa per cui se un romeno stupra un’italiana, dalli al romeno, e se un italiano stupra una romena, dalli alla romena. Una regola che, soprattutto in provincia, non ammette deroghe. Ma questo si sa – e non è di questo che volevo parlare. Il secondo commento andava più sul personale e dava luogo al dialogo seguente: – Certo che voi uomini siete proprio schiavi del sesso. – Cioè? – Non potete stare senza andare a letto con una donna. – È una cosa bella e si desidera farlo. – È una dipendenza. – Beh, allora qualsiasi cosa bella che si desidera fare è una dipendenza, anche mangiare un buon risotto. – Un risotto, se non c’è, lo sostituisci con un panino o qualsiasi cosa e ti sfami uguale. – Non vedo il nesso. – Se voi uomini aveste un po’ di buon senso, vi accontentereste di masturbarvi, invece di cercare sempre donne. Così non fareste guai e avreste lo stesso risultato. Cosa cambia, per lo sfogo sessuale? – Cioè la masturbazione sta all’andare a letto con una donna come un panino sta a un risotto? – Certo: l’importante è togliersi la fame. – Uhm... Secondo me la masturbazione non sta all’andare a letto con una donna come un panino sta a un risotto, ma come guardare altri mangiare un risotto nella vetrina di un ristorante sta a mangiare il risotto. – Perché tu sei stupido. Ecco, questo dialogo in sé è una cazzata, ma mi ha fatto pensare delle cose. Delle cose sulla visione del sesso e dell’amore. Se il fine ultimo è «svuotarsi le palle», ottenere un’eiaculazione, allora lo so bene che posso provvedere autonomamente: è da quando avevo dieci anni che lo so. Ma ci sarà una ragione se mi sono sempre sbattuto (e ancora mi sbatto) con impegno e con fatica per ottenere il risultato di non dover provvedere autonomamente... Impegno e fatica esagerati se davvero, come sembra intendere l’anziana signora, far l’amore con una donna fosse solo una versione più elegante e gustosa (e più gratificante come status symbol?) di una sega, così come un risotto è una versione più elegante e gustosa (e più gratificante come status symbol?) di un panino. Variazioni di una stessa sostanza, insomma. Ma c’è molta gente che la pensa come l’anziana signora? Nella sua generazione, nella mia, in quelle successive? C’è chi «si fa una ragazza» così come «si fa una sega», per eiaculare, con l’unica (o almeno la principale) differenza che farsi la ragazza è più gustoso, elegante e gratificante, più «da figo» con gli amici? Se c’è molta gente che la pensa così, si spiegano parecchie cose. In primo luogo si spiega come sia possibile andare a letto con una donna disprezzandola (una cosa che mi ha sempre lasciato sgomento, scusate la parola un po’ drammatica ma è così): se lei è solo l’abito più o meno buono messo a una sega, a un’eiaculazione, non è detto che sia destinataria di particolare rispetto. E così si spiegano pure gli stupri, anche quelli di gruppo, anche in guerra, anche quelli etnici: ti uso come uno straccio per non sporcarmi le mani con il mio stesso sperma. Poi ti schiaccio nel fango come un fazzoletto di carta usato. Si spiega la categorizzazione delle donne, donne di serie A, B e C, mogli, sorelle, figlie, sgualdrine, troie. In realtà, nella loro corporeità, tutte dei fazzolettini di carta dove eiaculare, però alcune collegate a ruoli socio-familiari (extracorporei) da difendere (la famiglia, l’onore). Collegate in modo schizofrenico, peraltro, perché la loro corporeità è sempre separata (è sempre quello spregevole fazzoletto di carta): per venerare una madre, la «nostra» cultura (quella da cui volenti o nolenti deriviamo) deve pensarla vergine, senza corpo: vuoi mica venerare un kleenex. La faccenda è più radicata di quel che tu pensi: la Maria cattolica si è insinuata in te: prova a immaginare tua madre che scopa: dovrebbe essere un bel pensiero radioso e pulito, il pensiero – anche – di ciò che ti ha messo in vita: ma è così? Si spiegano i matrimoni combinati, le dinastie patriarcali, le stesse famiglie, la monogamia. Di base, c’è una sega: poi decidiamo cosa metterci intorno, per gratificarci, essere eleganti, oppure per stabilire rapporti di potere, parentele, discendenze. Scegli il fazzoletto giusto: per svuotarti le palle va bene anche quello di tela grezza lavato e rilavato; se invece devi sposarti (cioè stabilire rapporti, parentele, discendenze, poteri) allora prendi un fazzoletto nuovo, mai usato, e che userai solo tu. E se infine sei un poveretto che non può permettersi nessun fazzoletto, vedi di non cercare guai: usa le mani, poi te le lavi, in fondo è lo stesso, no? Di che ti lamenti? Se c’è tanta gente che la pensa come quella signora ottantenne, le cose rimangono così, e basta. Quanto a me, pur avendo scritte e archiviate dentro, come tutti, queste millenarie stronzate, la vedo diversamente. Le donne sono belle: è bello abbracciarle, tenerle per mano, starci a letto insieme, sentirne il profumo sempre diverso, trovarne di nuove, approfondire, essere baciati su un orecchio, sul cuore, sull’anima. Ripensarle, averne nostalgia, sperare di ritrovarle. Se si è partiti da un sogno, rendere il sogno docile alla loro carne vera, che di certo supererà il sogno (a me è sempre successo così, almeno). Se sono comparse all’improvviso, meravigliarsi, specchiarsi, farsi prendere insieme nella nuova scoperta. Ogni donna è un mondo, è un viaggio. Non me ne stancherei mai. Non ho nulla contro le seghe. Me ne faccio. Ma sono cose completamente diverse. Le mani si possono usare per suonare al pianoforte Rachmaninov come per togliere le cacche di piccione dalla balaustra del terrazzo: questo vuol forse dire che Rachmaninov è cacca di piccione? Analogamente, il cazzo si usa per le seghe e per far l’amore con le donne, ma non vuol dire che le donne siano come le seghe. Casomai il problema a volte è insegnarglielo, al cazzo, che deve sapersi adattare a funzioni diverse, proprio come le mani. Che deve studiare e imparare. Pensandoci, è naturale: anche le mani, mica nascono «imparate». Non è che uno si siede al pianoforte e ti suona Rachmaninov come niente fosse. Deve avere talento sì ma anche educare le mani, esercitarle per anni e anni. E se per il cazzo fosse proprio lo stesso? Forse ci vuole più educazione del cazzo. Non nel senso metaforico in cui viene già impartita in quasi tutte le scuole, prima e dopo la Gelmini; no, proprio un percorso formativo che insegni al cazzo a fare il suo mestiere, che non è scontato. A saper dare il meglio di sé nelle seghe (ogni tanto ci vuole, eh, che possiamo farci) ma anche e soprattutto con le donne, accorgendosi che sono donne, splendide persone e splendide donne, che non ce n’è una uguale a un’altra, e ci vuole un’umile maestria con loro, musiche diverse su strumenti diversi, esperienza e capacità d’improvvisazione, e il coraggio di rischiare. E sono tutte degne di rispetto e amore e sono tutte un fine e non un mezzo. Non sono kleenex. Allora tutto diventa migliore. Comunque, concludendo, la signora ottantenne secondo me ha torto marcio. E buona serata! Nell’immagine: Gustave Courbet, La femme à la vague, 1868, Metropolitan Museum of Art, New York (particolare). |
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[È pur vero che i «dopo» a volte divagano, si intersecano, e accolgono, con le vicine, sensazioni più lontane, anche mescolando donne diverse: ma questo non toglie amore, semmai lo moltiplica. E del resto succede anche «durante», mica solo dopo.]
cioè, dovrebbero esser robe scontate quelle che scrivi, e dovrebbe esser chiaro che a 80 anni, insomma... sai però cosa mi viene in mente? la passeggiata di varazze, quella sulla quale veramente ci son dei tizi che ti seguono, ti abbordano, insomma degli assatanati: secondo me quella signora lì, come anche mia madre, ha fatto esperienza di tizi del genere e ha concluso, come mia madre, come coetzee in vergogna, come me, anche, per certi versi, che l'uomo se non si controlla a un certo punto diventa peggio di cane bavoso... pronto a correr dietro a chiunque. ecco, è questo l'unico aspetto (ben marginale, direi) della faccenda in cui potrei concordare con l'80enne, per il resto...
anyway, qualcosa di molto bello che potrebbe far seguito al tuo ragionamento è questo post: http://gattusometro.blogspot.com/2007/08/come-fare-lamore.html che consiglioti e per i contenuti e per la forma: godibile. buona giornata! :)