ONE MAN TELENOVELA
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Post n°506 pubblicato il 17 Dicembre 2008 da molinaro
L’altro giorno su Facebook un amico ha messo questo video e io gli ho risposto così: «Del video che hai messo qui, C., non mi piace l’inizio. Lo so che lo immaginavi, mi conosci abbastanza, e forse pensi “che palle, Carlo ce l’ha sempre con quello”. Embè, sarà una mia fissazione. Ma più vado avanti e più me ne convinco: la vera rivoluzione, mai compiuta, è quella: quella della libertà sessuale (e sentimentale) femminile non più associata al disprezzo che la accompagna da più di duemila anni. Sarà lì che si scardina il Vaticano, si scardinano gli islamici e gli ebrei e tutti gli altri religiosi del cazzo (dove “del cazzo” non è solo un modo di dire: le religioni sono tutte fallocratiche, sono religioni del cazzo appunto), ma non solo: si scardinano anche gli Stati Uniti d’America, si scardina tutto questo sistema basato su un controllo sociale che passa prima di tutto per il controllo della sessualità femminile (e le false trasgressioni di certe scollacciature televisive sono una conferma e non una smentita) e di lì si estende a tutto il resto, a controllare tutto. Insomma, non ne posso più che anche per fare un video che satireggia Facebook (anche bene, nel prosieguo del video stesso) si debba partire da quella là che in terza media la faceva vedere a tutti e poi è rimasta troia. Faceva benissimo a farla vedere a tutti, almeno i ragazzini avranno imparato com’è fatta; e faceva benissimo a trombare con chi le pareva, che il mondo così l’ha fatto diventare un po’ migliore. Scusate, ma che palle, che palle, che palle che ci siano dei ragazzi che non hanno fatto neanche un passo avanti rispetto a mio bisnonno. Ancora spaventatissimi dall’idea di avere a che fare con donne libere e incontrollabili. Sono loro, questi ragazzi-bisnonni, le colonne portanti del potere del Vaticano e delle multinazionali insieme. Inconsapevoli, magari: magari frequentano centri sociali, si dicono comunisti o anarchici, rivoluzionari; ma poi si rivelano parlando di quella là che in terza media la faceva vedere a tutti, e Ratzinger e la mafia ringraziano. Esagero? No, non esagero, ci ho riflettuto molto, e sono convinto che il tempo mi darà ragione, anche se non potrò vederlo perché, messi come siamo, ci vorranno ancora un po’ di secoli, prima che la parola “troia” scompaia dal vocabolario. Scusate lo sfogo, cose così ne vedo/sento/leggo ogni giorno, e 99 volte su 100 sto zitto se no sarei insopportabile (già lo sono), ma vi è toccata la centesima... Succede! Amen». Era una mail semiprivata (cioè quelle con una ventina di destinatari, usate per “passare” agli amici un video appunto), ma ho voluto riportare l’argomento qui perché a volte mi domando se è davvero una mia fissazione, questa qui della libertà sessuale femminile, oppure se è veramente il nucleo, il detonatore della grande rivoluzione – e proprio per questo è stato rimosso e rifiutato da tutte le società e da tutte le pseudorivoluzioni. La fondamentale negazione della libertà sessuale femminile accomuna il borghese al proletario, il fascismo al comunismo (l’ho visto di persona in Romania negli anni Settanta), il guerrigliero allo squadrista (entrambi vogliono avere a casa la fedele compagna e trombano in giro ragazze facili [?] che mai prenderebbero con sé), il marketing e tutte le religioni del mondo. E la cosa ha un senso, certo: una donna libera, non sottomessa all’uomo, alla famiglia, ai ruoli, rovescerebbe come un calzino l’intero sistema mondiale. Tutto andrebbe reinventato: il lavoro, i rapporti, l’economia, il modo di far figli e di crescerli. Una faccenda spaventevole. E tanto, tanto meravigliosa. Una faccenda che forse nessuno vuole. Però c’è speranza. In un’università okkupata dove sono stato recentemente alcuni studenti stavano scrivendo un murale contro la Gelmini e uno ci aveva messo: «Gelmini troia». Ma un altro studente gli ha detto: «No, cancella e scrivi “Gelmini stronza”, o quel che vuoi, ma non “troia”. Dare della troia a una donna, a qualsiasi donna, significa mettersi dalla parte del potere». Storia vera, giuro: e in quel momento mi sono sentito meno solo, mi si è allargato il cuore. Forse qualche studente ventenne ha le mie stesse fissazioni. Pochissimi, temo, ma qualcuno c’è. Di un tema moderatamente analogo parla Petarda qui. [Nell'immagine, una foto che ho scattato giorni fa a Torino dalla collina di Superga.] |
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Per Mussa1977: certo che rimangono sempre gelosie e attaccamenti, e ci mancherebbe! Mica vogliamo sopprimere istinti e passioni. Le gelosie ci sono anche fra i bambini, anche fra gli amici: Pierino e Pierotto giocano tutte le sere a figurine, poi arriva uno nuovo, Pierello, e Pierotto trova che è bello giocare anche con Pierello, e allora gioca un po’ meno con Pierino, e Pierino è geloso di Pierello. Normale. Ma questo non ha nulla a che vedere con ruoli sociali imposti, regole, leggi, giudizi morali. E nessuno si sognerebbe di dare della troia a Pierotto perché gioca anche con Pierello, e magari Pieruzzo e Pierolino. Fra persone ci si sceglie, si sta, si va, si sta di più, si sta di meno, si gioisce, si soffre (è inevitabile) e ci si rispetta, in piena libertà.
Per Cesare: a me piacciono le persone, e quindi anche le donne, che a rovesciare il mondo come un calzino almeno ci provano. E ne ho trovate alcune. Davvero. Qualcuna sa anche rovesciare me come un calzino, tirando fuori il bello e il brutto, con amore, e, credimi, se trovi il coraggio di lasciar fare (all’inizio non è facile, si hanno dentro delle forti resistenze), è una splendida esperienza. Certo devi deporre sicurezze e fucili, se no non funziona.
La tua passione per armi e fucili non è quella di un pistolero, è chiaro, è più metaforica, ma ti assicuro che esiste. Da bambino avevi per amico un fucile (reale o immaginario non importa); metti fucili nelle poesie d’amore; usi spesso i fucili come simboli, persino nelle cene di Capodanno; e hai una qualche passione per guerre e massacri, un qualche sadismo nel voler buttare sotto il fuoco il più debole, e così via. Devo farti l’elenco? Possibile che non sai quel che racconti e scrivi? Guarda che non lo dico per dir male di te, lo dico da amico. Ti vedo, vedo la mia versione (questo è ovvio: tutti vedono con i propri occhi e non con quelli altrui), ma la mia versione ti potrebbe servire, perché a volte da fuori si vede meglio, a volte gli altri vedono in noi cose che ci sono e che noi non vediamo – l’ho imparato a mie spese, gli altri mi hanno aiutato spesso a scoprire cose di me, a volte difficili.
E sul video, dai, non fare lo gnorri. Lo so che non ha importanza, in sé, un tizio qualunque che dà della troia a una compagna delle medie che probabilmente non ricorda nemmeno più il suo nome. Non è quello il punto. Il punto è l’atteggiamento. E io ho sentito voi, e anche te, fare così, disprezzare donne solo perché avevano molti uomini... Non è questione di video. Vi ho sentito parlare così di ragazze e donne del paese. A Savona ho sentito uno dire, di una a me molto cara, che ha la figa unta. E poi c’è quello là che poveretto è pieno di corna, ma come ha fatto a sposare quella donna che la dà a tutti. Insomma, se una non sta al suo posto, la lapidate facilmente (in metafora, certo, in metafora). Anche una mia amica veneziana (una che sa rovesciare interi universi, e ho avuto la fortuna di incontrarla) è rimasta turbata per come avete parlato, tu e amici, di una donna del paese, durante una cena in pizzeria. E anche altre persone che hanno parlato direttamente con te condividono alcune mie impressioni. Quindi non sarò solo io rincoglionito. Ma tu mi dirai che non capisco un cazzo, che vedo solo la mia versione, e magari che voi scherzate, che tutti scherzano, che le ragazze sono libere e nessuno le insulta, e che io sono fissato perché «ho problemi». Guarda però che quelli che scherzano sempre, che ridacchiano e non si fanno capire, sono i vecchi borghesi stronzi, sono quelli del Rotary. Scusa la durezza, ma a me fa male, mi fa male l’atteggiamento ottocentesco che avete verso le donne, perché in generale ce l’avete, e mi fa male che tu finga di non capire. Ma guardati dentro! Io sono molto più vecchio di te, sono stato per vent’anni un ubriacone, mi sono guardato poi con dolore le viscere, e ho tirato fuori tanta merda, che non credevo ce ne stesse tanta dentro di me, e non ho ancora finito. Cerco, studio, soffro, rovescio come un calzino sia me stesso sia il mondo, per vedere meglio, non sono sapiente, ma quel che vedo vedo, è la mia versione, vale quanto la tua, potresti farne buon uso anche a tuo vantaggio, anziché spararci contro. E sono stanco, sì forse sono un po’ stanco di sentirmi dire che non capisco un cazzo dal Circolo Sublime dei Giovani Saggi Onniscienti dell’Alta Val Bormida. Ecchecazzo! Tu avrai dormito fra Romeo e Giulietta, ma io sono stato sveglio fra il desiderio e la morte. Ciao.
[P.S. D'altronde, abbiamo le nostre differenze, da approfondire e capire. Per te «stare al proprio posto» è perlopiù un valore, per me è perlopiù un disvalore (con le dovute eccezioni). Ti ricordi che lungo dibattito facemmo su questo, sarà stato uno o due anni fa? Poi, a forza di discutere (e di vivere) qualcosa di capisce, di sé, degli altri, di tutto...]
Poi vabbè, basta, che io sia un po’ fissato è vero, ma ognuno ha le sue, e adesso lavoro che ho cazzeggiato abbastanza.