Un blog creato da molinaro il 04/06/2007

Carlo Molinaro

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« La canzone del corpoPoesia gesticolata »

Tre poesie d'inizio febbraio

Post n°544 pubblicato il 02 Febbraio 2009 da molinaro

Tre piccole poesie scritte in questi giorni di neve e pioggia. Si va avanti con il lavoro e con le varie cose, ed è febbraio, è la Candelora, ed è ancora molto inverno, ma la primavera verrà. Nel video in basso, un treno regionale nell'inverno. Buone cose a tutti!



QUEL VECCHIO STRONZO RINCAGNATO

A volte mi prendono i dubbi più assurdi:
forse non ti ho difesa abbastanza
su quel treno per Montelupo (era Montelupo?
dove c’era quella sagra di non ricordo cosa)
quando quel vecchio stronzo rincagnato
ti ha fregato il posto. Mi sono limitato
a cederti il mio e ho viaggiato in piedi
perché non mi piace litigare sui treni
(veramente litigare non mi piace mai)
però forse avrei dovuto prenderlo a pugni
sulla testa pelata quel vecchio rincagnato
che ti guardava con il disprezzo con cui certi vecchi
guardano le ragazze – se invecchiando dovesse succedermi
di diventare così, uccidetemi prima.
Forse sarei dovuto essere più maschio, più violento
in quell’occasione e anche in altre occasioni
con te. Ma forse no, forse non c’entra
niente, è un dettaglio che neanche ricordi, è che
a volte mi prendono i dubbi più assurdi.



I BACI NON SI ACCORCIANO


              e la coppietta di giovinastri che limona nella panchina
                   affianco
                   non sa
                   che questi loro baci d’un quarto d’ora andranno
                   scemando
                   come durata,
                   e ogni bacio che si danno
                   è un danno per il successivo, bacio,
                   che sarà più corto
                   come infatti fanno i due in età d’università
                   nella panca poco più di là
                   che si baciano per un massimo di quindici secondi a
                   volta

                                           Arsenio Bravuomo


L’amore non si logora,
i baci non si accorciano,
checché ne dica Arsenio (che poi lo sa anche lui).
Non si consuma nulla.
Né l’amore né il sesso
consumano qualcosa. Anzi rinnovano,
tengono fresca per più lungo tempo
la vita: gli occhi che hanno visto più amore
sono più lucenti, le mani che hanno dato
più carezze rimangono più morbide,
la passera della ragazza che ha avuto
mille uomini è più fragrante e più tenera
della passera vergine, l’uccello
più esercitato vola più distante,
le orecchie che hanno ascoltato più amore
conservano un più acuto udito, il cuore
che innamorato balza spesso in gola
è più cuore: e i baci non si accorciano
anzi si allungano a cercare sempre
dentro l’amore altro amore ancora.



LO SCEMO E IL POETA

Lo scemo del villaggio
– come dice anche De Andrè –
ha un mondo nel cuore
ma non lo sa dire.

È naturale
che non lo sappia dire.
Perché non si può dire,
non si può mai dire,
il mondo che è nel cuore.

Per dire occorre fingere
un mondo che assomigli
ma non sia proprio quello.

E qui passiamo da De Andrè a Pessoa:
quando lo scemo del villaggio
riesce a fingere che sia dolore
il dolore che realmente prova,
allora si trasforma in poeta.

Il poeta è uno scemo trasformato
e si arrangia così:
tutto quello che può.


 

Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 03/02/09 alle 14:17 via WEB
Nella prima poesia, era Morlupo, a Nord di Roma, dopo Castelnuovo di Porto. Non Montelupo. E con noi c'era anche un ragazzo di nome Alcesti, che scattò delle foto, e doveva mandarmene qualcuna, ma non l'ha mai fatto. Era il 30 ottobre 2005. Sono riuscito a ricostruire la faccenda. Ma solo nella memoria. C'è così pieno di vuoto! Vorrei che le cose durassero nel tempo - pur conscio della mortalità della vita.
 
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