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Carlo Molinaro

Pensieri sparsi, poesie e qualsiasi cosa

 
 
 
 
 
 

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Ricerca lavoro. Curriculum

Post n°551 pubblicato il 11 Febbraio 2009 da molinaro

A Torino continuano i licenziamenti, che coinvolgono (di nuovo) anche la Utet, la casa editrice in cui ho lavorato per 27 anni e per cui lavoro prevalentemente oggi da esterno. Dunque il lavoro tende a scarseggiare. Quindi cerco nuovi lavori e lo dico pure qui nel blog. Questo è il mio curriculum, ma mi va bene provare anche ogni altra cosa. Valuto proposte di ogni tipo. Scrivetemi a carlomolinaro@meminisse.it per, come suol dirsi, «qualsiasi lavoro purché serio e onesto». No perditempo.

[Nell'immagine in alto a destra: stamattina comunque c'è un bel sole. A proposito: so anche usare decentemente la macchina fotografica.]

Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
raDIO il 12/02/09 alle 00:38 via WEB
Scusami il tono, ma siamo nel 2009 e un curriculum di quell'entità presentato in quella maniera è ridicolo. Prepara il curriculum in formato europeo e modifica le tue conoscenze informatiche: dichiarare di saper usare la posta elettronica è come dire di averlo imparato apposta ieri! In bocca al lupo per tutto P.S. cancella pure il commento se vuoi
 
 
molinaro
molinaro il 12/02/09 alle 09:12 via WEB
No, il commento lo lascio e ti ringrazio. Magari le conoscenze informatiche le tolgo... Tanto cambiano troppo velocemente per me, e mi danno un senso di frustrazione: sapevo (so) programmare abbastanza bene in gwbasic, avevo creato un paio di simpatici programmini, fra cui uno che faceva gli anagrammi pronunciabili delle parole (cioè ne permutava le lettere e di tutte le combinazioni sceglieva quelle pronunciabili secondo la fonetica italiana – non quelle dotate di significato, quelle pronunciabili: per me è un concetto chiaro e affascinante; comunque non ha importanza adesso), ma dov’è finito il gwbasic? Mi dà un senso di spaesamento e disagio un mondo dove tutto cambia velocemente e (a mia impressione) senza validi motivi: per esempio avrei fatto volentieri a meno della nuova veste che i signori di Libero (chissà chi sono... mi dà disagio anche un mondo dove le persone sono nascoste chissà dove, dietro mail e call center) hanno dato ai blog, anche al mio, senza neppure chiedermi il permesso.
Probabilmente ognuno ha il suo carattere e io sono poco adatto al mondo del lavoro. Quando scrivo una poesia o bacio una ragazza il mio pensiero ha vent’anni, lo percepisco chiaramente, indiscutibilmente. Ma quando a 23 anni, neolaureato, entrai a lavorare in un’azienda, il mio pensiero aveva già sessant’anni, si annoiava a morte e aspettava solo di uscire. Ciononostante ho lavorato in tale azienda dai 23 ai 50 anni, fino al 2003... Tanto vale essere sinceri: non me ne fregava niente del lavoro, lo facevo perché dovevo, la vita per me è sempre stata fuori dal lavoro. Ammetto che nessun lavoro mi è mai piaciuto: mi piace sognare, scrivere, baciare, andare in giro, guardare il cielo. Sarà per questo che non mi vengono bene i curriculum!
Tuttavia questo curriculum che ho messo qui è stato stilato nel 2003 con la collaborazione di una importante agenzia di outplacement (mi pare fosse questa la parola) che l’azienda gentilmente ci «offrì» quando licenziò metà del personale per «rilanciarsi» (rilancio non riuscitissimo, visto che in questi giorni ne stanno licenziando un’altra metà). Un’agenzia che avrebbe dovuto trovare un altro posto per i licenziati. Per quel che ne so io, per gli ex colleghi che conosco io, a nessuno fu trovato un altro posto. Ma ci scrissero quei bei curriculum (io ho aggiunto solo la parte post 2003) e intascarono per questo 1800 euro a persona. Di questa faccenda dell’agenzia racconto, autobiograficamente, nel romanzo Io sto come mi pare.
Ah, lo so che certi fighetti al plurale scrivono curricula, ma lo trovo lezioso, mi sembra che come parola latina inserita in contesto italiano sia da considerare invariabile; i curricula mi suona un po’ come gli sports, i camions o i bars. Amo la precisione dei dettagli, e quindi nell’editoria, nella cura dei testi, un po’ mi ci ritrovo... Anche se ho la sensazione che pure lì non vogliano più questo, ma solo velocità, tirar via in fretta...
La verità è che per sopravvivere fino alla pensione (sarebbero stati ormai solo quattro anni, se non avessero cambiato le regole durante il gioco, bastardi e bari che sono... invece così mi sa che sono una decina!) vorrei un lavoro semplice, magari all’aria aperta: il fattorino, o meglio ancora pulire i vialetti nei parchi. Un lavoro da non doverci pensare... e che non prenda troppo tempo, meglio un part time, non ho bisogno di molto denaro, solo un po’ per vivere. Il lavoro toglie tempo alla vita. Ma se scrivo queste idee in un curriculum mi sa che non va bene, a meno di trovare un datore di lavoro molto originale, ma c’è poca originalità in giro.
Vabbuò, dette queste stronzate, mi metto al mio lavoro editoriale, per due mesi ne ho, poi si vedrà. Ho un’amica ventenne che sa com’è fatto un curriculum in formato europeo, chiederò a lei di aiutarmi a europeizzare il mio. E poi sì, si vedrà. Con il carattere che ho, con la scarsa compatibilità che ho sempre avuto con gli ambienti di lavoro (se c’è una cosa che odio è la concorrenza-competizione, mi dà mal di stomaco sia quando vinco sia quando perdo, non la sopporto proprio), è già un miracolo che io abbia lavorato ininterrottamente, si può dire, dai 23 ai 55 anni. Vedrò di cavarmela ancora. Detto per inciso, in una società civile questi 32 anni di lavoro a tempo pieno dovrebbero darmi fin da subito una pensioncina (mi bastano 999 euro al mese e vivo felice), così mi faccio i cazzi miei, scrivo poesie, corteggio le ragazze, scrivo lettere d’amore (che, a differenza dei curriculum, hanno il dovere di essere ridicole: cfr. Pessoa e... Vecchioni), guardo il cielo e non rompo più i coglioni a nessuno, lascio spazio ai giovani disoccupati. Ma non è così, e bisogna guardare la realtà. Ti ringrazio molto, raDIO, torna a leggere il mio blog ogni tanto, buona giornata!
 
   
molinaro
molinaro il 12/02/09 alle 09:44 via WEB
P.S. Massì, completiamo questo outing, come mi pare che dicano adesso in massmediese (lingua che peraltro detesto). Nel 2003 non sono stato licenziato, anche se è quello che ho fatto credere a molte persone, fra cui mia madre, per evitare di dover discutere della mia incoscienza. Nel 2003 ho firmato dimissioni volontarie. Come poi mi hanno confermato fidate persone rimaste in azienda, se non mi fossi dimesso non mi avrebbero licenziato. Potevo restare dentro, insomma. Ma l’aria era pesantissima, volavano coltelli, altri venivano licenziati, e io sentivo la necessità di respirare. Non riesco a lavorare dove c’è nervosismo e competizione e malumore. Un ambiente così nei miei confronti è mobbing, ma so bene che è una tesi insostenibile, perché il mondo delle aziende è... quello, con tutti i suoi coltelli volanti. Dal 2003 a oggi ho vissuto più felice di prima. Più libertà, più aria. Ma di qualche soldo per campare ho bisogno, purtroppo. Tutto qui, in fondo...
 
mussa1977
mussa1977 il 12/02/09 alle 11:13 via WEB
era da un pò che non ti leggevo,bellissima kla poesia sulla corsa della luce........il lavoro,un casino,ma qualche lavoro appassionante c'è? un bacio,marina
 
 
molinaro
molinaro il 12/02/09 alle 11:41 via WEB
Ciao Mussa! Fatti viva di più! In realtà sì, esistono lavori appassionanti. Però nella vita li ho trovati sempre solo in modo molto occasionale. Per esempio nel 2001 tenni un corso di sei o sette (non ricordo il numero esatto) lezioni di poesia in una nota scuola di scrittura di Torino. Fu molto bello, me lo preparai bene, mi trovai bene e me lo pagarono pure bene (un milione di lire: anche se un amico a cui lo dissi storse il naso e osservò: «niente di eccezionale, la paga di un medio conferenziere»: a conferma che tutto è relativo!). Alcuni degli studenti erano entusiasti e per loro feci altri sei o sette incontri, in un caffè, e a quel punto gratis, per passione. Ma vedi, ecco il punto. Intanto, di fare un corso così mi è stato offerto una volta nella vita: un po’ poco per campare. In secondo luogo, come ho appena detto, l’ho proseguito poi gratis, per passione: e qui c’è la fregatura: secondo me tutti se ne accorgono, che se una cosa mi piace la faccio anche gratis, e se ne approfittano. Faccio spesso letture, reading, anche quasi spettacoli di poesia, in giro per l’Italia settentrionale: in fondo, è una specie di lavoro anche quello, no? Ma lo faccio per passione, e se va bene (molto molto di rado) c’è un rimborso della spesa del treno e della cena; nella maggior parte dei casi neppure quello, e quindi non solo non guadagno, ma spendo. Eppure quasi sempre gli ascoltatori sono contenti, si sprecano un sacco di complimenti, ricevo altri inviti, ma è sempre sottinteso che faccio tutto gratis, naturalmente. Anche le poesie sul blog ce le metto per passione... Se tutti quelli che sul blog, o su un sito, o su una rivista o libro (esistono ancora i libri), leggono una mia poesia e la apprezzano, come hai appena fatto tu con La corsa della luce, mettessero in una busta cinque euro e me li mandassero, forse quasi quasi riuscirei a pagarci almeno l’affitto! :-) Ma, giustamente, chi si sogna di farlo? E avrebbe senso chiederlo? Per quel corso in quella scuola di scrittura feci anche un sito (eh, le mie capacità informatiche!) e ci misi tutto il materiale. Sai cosa ho scoperto recentemente? Che interi brani delle mie «lezioni» sono stati presi e riutilizzati da altri... senza neanche dirmelo. Che bella disinvoltura! Tanto i poeti vivono d’arte e d’amore. Guarda, Mussa, te lo dico in un orecchio, che nessuno senta: è vero che i poeti vivono d’arte e d’amore, non è una balla. Vivono soprattutto di quello, non potrebbero farne a meno. Purtuttavia, hanno bisogno di soldi per l’affitto, un minimo di abbigliamento, cibo, versamenti INPS, tasse universitarie del figlio, un biglietto di treno, un libro, quelle stronzate lì. Un bacio a te. Evviva i lavori entusiasmanti, quando esistono e sono pagati!
 
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