ONE MAN TELENOVELA
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Post n°551 pubblicato il 11 Febbraio 2009 da molinaro
A Torino continuano i licenziamenti, che coinvolgono (di nuovo) anche la Utet, la casa editrice in cui ho lavorato per 27 anni e per cui lavoro prevalentemente oggi da esterno. Dunque il lavoro tende a scarseggiare. Quindi cerco nuovi lavori e lo dico pure qui nel blog. Questo è il mio curriculum, ma mi va bene provare anche ogni altra cosa. Valuto proposte di ogni tipo. Scrivetemi a carlomolinaro@meminisse.it per, come suol dirsi, «qualsiasi lavoro purché serio e onesto». No perditempo. [Nell'immagine in alto a destra: stamattina comunque c'è un bel sole. A proposito: so anche usare decentemente la macchina fotografica.] |
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Probabilmente ognuno ha il suo carattere e io sono poco adatto al mondo del lavoro. Quando scrivo una poesia o bacio una ragazza il mio pensiero ha vent’anni, lo percepisco chiaramente, indiscutibilmente. Ma quando a 23 anni, neolaureato, entrai a lavorare in un’azienda, il mio pensiero aveva già sessant’anni, si annoiava a morte e aspettava solo di uscire. Ciononostante ho lavorato in tale azienda dai 23 ai 50 anni, fino al 2003... Tanto vale essere sinceri: non me ne fregava niente del lavoro, lo facevo perché dovevo, la vita per me è sempre stata fuori dal lavoro. Ammetto che nessun lavoro mi è mai piaciuto: mi piace sognare, scrivere, baciare, andare in giro, guardare il cielo. Sarà per questo che non mi vengono bene i curriculum!
Tuttavia questo curriculum che ho messo qui è stato stilato nel 2003 con la collaborazione di una importante agenzia di outplacement (mi pare fosse questa la parola) che l’azienda gentilmente ci «offrì» quando licenziò metà del personale per «rilanciarsi» (rilancio non riuscitissimo, visto che in questi giorni ne stanno licenziando un’altra metà). Un’agenzia che avrebbe dovuto trovare un altro posto per i licenziati. Per quel che ne so io, per gli ex colleghi che conosco io, a nessuno fu trovato un altro posto. Ma ci scrissero quei bei curriculum (io ho aggiunto solo la parte post 2003) e intascarono per questo 1800 euro a persona. Di questa faccenda dell’agenzia racconto, autobiograficamente, nel romanzo Io sto come mi pare.
Ah, lo so che certi fighetti al plurale scrivono curricula, ma lo trovo lezioso, mi sembra che come parola latina inserita in contesto italiano sia da considerare invariabile; i curricula mi suona un po’ come gli sports, i camions o i bars. Amo la precisione dei dettagli, e quindi nell’editoria, nella cura dei testi, un po’ mi ci ritrovo... Anche se ho la sensazione che pure lì non vogliano più questo, ma solo velocità, tirar via in fretta...
La verità è che per sopravvivere fino alla pensione (sarebbero stati ormai solo quattro anni, se non avessero cambiato le regole durante il gioco, bastardi e bari che sono... invece così mi sa che sono una decina!) vorrei un lavoro semplice, magari all’aria aperta: il fattorino, o meglio ancora pulire i vialetti nei parchi. Un lavoro da non doverci pensare... e che non prenda troppo tempo, meglio un part time, non ho bisogno di molto denaro, solo un po’ per vivere. Il lavoro toglie tempo alla vita. Ma se scrivo queste idee in un curriculum mi sa che non va bene, a meno di trovare un datore di lavoro molto originale, ma c’è poca originalità in giro.
Vabbuò, dette queste stronzate, mi metto al mio lavoro editoriale, per due mesi ne ho, poi si vedrà. Ho un’amica ventenne che sa com’è fatto un curriculum in formato europeo, chiederò a lei di aiutarmi a europeizzare il mio. E poi sì, si vedrà. Con il carattere che ho, con la scarsa compatibilità che ho sempre avuto con gli ambienti di lavoro (se c’è una cosa che odio è la concorrenza-competizione, mi dà mal di stomaco sia quando vinco sia quando perdo, non la sopporto proprio), è già un miracolo che io abbia lavorato ininterrottamente, si può dire, dai 23 ai 55 anni. Vedrò di cavarmela ancora. Detto per inciso, in una società civile questi 32 anni di lavoro a tempo pieno dovrebbero darmi fin da subito una pensioncina (mi bastano 999 euro al mese e vivo felice), così mi faccio i cazzi miei, scrivo poesie, corteggio le ragazze, scrivo lettere d’amore (che, a differenza dei curriculum, hanno il dovere di essere ridicole: cfr. Pessoa e... Vecchioni), guardo il cielo e non rompo più i coglioni a nessuno, lascio spazio ai giovani disoccupati. Ma non è così, e bisogna guardare la realtà. Ti ringrazio molto, raDIO, torna a leggere il mio blog ogni tanto, buona giornata!