ONE MAN TELENOVELA
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Post n°564 pubblicato il 05 Marzo 2009 da molinaro
Rileggendo il precedente sproloquio dell'autista, ora stavo pensando a Moretti. Per quasi tutti gli immigrati romeni Moretti è la birra, ma per noi (noi chi? boh! noi!) Moretti è il regista. Secondo me Moretti è partito un po' autista e con il cinema si è fatto un'auto-terapia. Sì, lo so, questo vale per tutti gli artisti, in fondo. Ci sono persone che nascono in un certo modo e o diventano artisti o finiscono in manicomio (o luoghi alternativi, dopo la Basaglia, alternativi ma sempre vagamente analoghi). A volte metà e metà, l'artista pazzo, un po' di manicomio e un po' di libri di poesia (Merini è l'esempio contemporaneo più evidente, ma c'è anche Penna, che ha fatto una vita da psico-emarginato, e poi vari altri). Sì, vale per tutti gli artisti ma in Moretti si vede di più, è più paradigmatico. Moretti (che mi piace moltissimo) non è un attore. Fra un attore e Moretti non c'è proprio nulla in comune. Moretti recita solo Moretti, anzi recita Moretti che recita: ossia Moretti recita Moretti che recita a dire delle cose. Cioè non recita. Ha sempre la stessa faccia e lo stesso tono di voce: che esprima un intimo dolore infinito come ne La stanza del figlio, che interpreti un politico divoratore come ne Il caimano, che si muova in un intreccio di amore e spaesamento come... come in quel film più recente dove sta sempre davanti alla scuola della figlia, non mi ricordo il titolo... [Inciso: ecco, no, non lo cerco su Google. Se non me lo ricordo non me lo ricordo. Mi sono rotto il cazzo di Google che ci dà l'illusione che tutti sappiamo tutto, che tutti ci ricordiamo sempre tutto. Basta. Non è vero. D'altronde, se mi state leggendo qui, vuol dire che siete davanti a un computer collegato alla rete, e allora lo potete cercare voi su Google, no? Io aspetto che mi venga in mente con strumenti cerebrali miei, so che succederà fra un'ora o due o domani o dopo. Ecco.] ...dicevo, qualunque parte (non) faccia, in qualunque scena sia, Moretti è sempre Moretti, non interpreta mai altro che sé stesso, non cambia faccia né voce né niente. Adesso vado un attimo a cagare, poi continuo. Eccomi. Scusate ma certe cose se le rimando poi divento stitico, e non è bene, perché ho un po' di emorroidi interne, e gli stronzi troppo duri, quelli che sbanfi per cacciarli fuori, mi fanno poi sanguinare il culo. Dicevo: Moretti poteva limitarsi a essere un bravissimo intellettuale e un bravissimo regista, le due cose che effettivamente è. Invece è voluto essere anche un attore. E ci è riuscito. E pur essendo totalmente negato alla recitazione è diventato non un attore qualsiasi, ma un attore universalmente conosciuto, un attore simbolo: Moretti che va sulla Vespa è un'icona. Moretti non è mai «Moretti nella parte di...», come succede invece a tutti gli altri attori (Sean Connery > James Bond; Jean-Pierre Léaud > Antoine Doinel, per fare solo i primi due esempi che mi sono venuti in mente). Moretti è sempre Moretti e basta. Non recita una parte: parla, ci racconta le cose, il suo punto di vista. È l'unico che sia riuscito a fare una cosa del genere, che io sappia. Ho pensato per un momento che potesse essere la sublimazione del teatro brechtiano, ma poi no, è un'altra cosa ancora. Moretti piazza davanti alla cinepresa Moretti. Stop. Mi piace molto, lo ammiro molto per questo. Mi dà l'idea di un ragazzo (autistico?) che è riuscito a tirare fuori quello che aveva dentro e a metterlo lì così, così com'è, senza ammiccamenti né concessioni al pubblico, come se lo facesse solo per sé stesso, come se fosse una terapia personale del tipo dello psicodramma o qualcosa di simile. E però il pubblico l'ha conquistato, eccome: un pubblico abbastanza numeroso e soprattutto affezionato. Nel quale mi annovero. Viva Moretti. [È successo anche prima di un'ora: Caos calmo. Senza Google. È la testa che bisogna tenere in allenamento, non la rete. Con pazienza.] |
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