Un blog creato da molinaro il 04/06/2007

Carlo Molinaro

Pensieri sparsi, poesie e qualsiasi cosa

 
 
 
 
 
 

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Se Margherita non sbiella

Post n°865 pubblicato il 23 Aprile 2010 da molinaro

SE MARGHERITA NON SBIELLA


                  colorava [il Cocciantone] i muri
                  costruiva silenzi
                  secchiate di vernice dappertutto
                  (...)
                  cioè, io se fossi Margherita
                  se uno mi scrive una canzone così
                  io sbiello
                  giuro sbiello

       (Guido Catalano, Fuor di metafora, in La donna che si baciava con i lupi, pag. 16)

La discrepanza, la non coincidenza, il problema
- nelle cose d'amore ma anche in tutte le altre -
è il contenuto d'una diseguaglianza
che non è facile capire, che secondo me
non si capisce mai fino in fondo, ma bisogna
sforzarsi, con grandissima fatica bisogna sforzarsi:
la questione è che
«io se fossi Margherita» ≠ «Margherita»
dove il segno matematico-logico indica
«è diverso da»:
«[io se fossi Margherita] è diverso da [Margherita]».

Io se fossi Margherita sbiello,
e invece Margherita magari non sbiella;
io se fossi Eva (è un nome di fantasia)
non dico sbiellare ma almeno un sorriso
forse un bacio
lo darei a tutto quel pandemonio di poesie
e cose artistiche e follie
che fa quell'uomo per me
e così via - e invece lei niente.

Il problema, l'inganno, l'autoinganno
è tutto in quel «se io fossi». «Se io fossi»
è un'astrazione, non è lui o lei:
alla fine «se io fossi» è una cazzata,
è sempre una cazzata, anche Cecco Angiolieri
ci cascava: «S'i' fosse foco, arderei  'l mondo;
s'i' fosse vento, lo tempestarei»
- ma il fuoco e il vento la pensavano così?
se l'è mai domandato?

Se Margherita non sbiella
avrà le sue ragioni: lei è lei,
non è «se io fossi Margherita»,
tu puoi buttare secchiate di vernice dappertutto,
fare per lei le cose più meravigliose
e le dai solo fastidio
e ti domandi «ma com'è possibile,
cazzo, merda, ma com'è possibile,
io non capisco come sia possibile»
- in realtà, se ci pensi bene, lo capisci,
ma non hai voglia di pensarci bene,
non riesci proprio, no, a pensarci bene,
pensarci bene ti fa troppo male.

Fondamentalmente nel tuo intimo credi
che sia impossibile che Margherita non sbielli:
che è contro natura, che grida vendetta
davanti al mondo e al cielo, se Margherita non sbiella.

Agli altri puoi anche raccontare che hai capito,
che è normale, che Margherita non sbiella
perché è Margherita ed è fatta a modo suo,
è lei, non è «se io fossi Margherita», però
nel tuo intimo ti sembra una bestemmia
l'idea che lei non sbielli - e «bestemmia»
è la parola adatta, perché in fondo
assomiglia a una cosa di fede: ci sono miliardi
di persone che credono senza la minima prova
all'esistenza di Jahvè o di Allah: tu credi
senza la minima prova né ragione
che Margherita non possa non sbiellare
per le poesie, per le secchiate di vernice,
per le ardenti follìe dell'amor tuo per lei.

Quindi, se la penso così, che poi non è un pensare,
è più un sentire, se sento nel mio intimo che è una bestemmia
che Margherita non sbielli,
vuol dire che sono stronzo come i religiosi
perché antepongo una mia fede all'oggettiva realtà
che Margherita è Margherita e sbiella solo se le va:
magari sbiella per uno che nessuna poesia,
nessuna secchiata di vernice,
un agente immobiliare, un impresario,
semplicemente uno qualsiasi che a lei piace.

Quindi, se sento nel mio intimo che è una bestemmia
che Margherita non sbielli,
vuol dire che sono un egoista con un ego smisurato,
come uno stronzo o come un bambino
(in questo specifico caso è lo stesso)
un ego che non può neppure lontanamente concepire
che una non sbielli per le secchiate di vernice,
per le poesie, per le follìe d'amore
costantemente prodotte dall'ego suddetto.

Questo non significa che uno non sia innamorato:
si può essere molte cose contemporaneamente:
uno è innamorato, è stronzo, è bambino, è sognatore,
con un ego smisurato e con una fede ottusa
nei suoi sogni, nelle poesie, nelle secchiate di vernice
e tutto quanto, uno è così, succede spesso.

D'altronde, diciamocelo, per qualsiasi innamorato
o anche innamorata femmina, benché qualcuno sostenga
che le donne la capiscano più spontaneamente
la differenza tra «io se fossi» e «tu che sei»
e perciò accettino meglio i mancati sbiellamenti
- potrebbe essere, la butto lì come viene, perché
nel parto distaccano io da io, cioè qualcosa
che era io, che era in loro, diventa, partorendo, non io,
hanno questa ancestrale esperienza concreta
di un pezzo di io che diventa altro, altro autonomo,
altro autonomo che si fa i cazzi suoi e sbiella o non sbiella:
una cosa di cui il maschio non può sapere nulla -
ma insomma, dicevo, per qualsiasi innamorato
la cosa più dura, la cosa che secondo me nel profondo
è impossibile, si può soltanto fingere, si può passare oltre,
ma nel profondo è impossibile, è la cosa di ammettere
che una di cui t'innamori non s'innamori di te:
anche se vedi e sai che è evidente che succede,
sono quelle cose da un lato evidenti ma dall'altro
inconcepibili, che si ammettono così perché bisogna,
però non si ammettono mai proprio davvero,
restano lì sospese per tutta la vita:
nei profondi recessi delle viscere
resta una bestemmia, resta una ferita
Margherita che non sbiella, Margherita
infastidita, Margherita che
ti manda a fare in culo.

Se Margherita non sbiella
avrà le sue ragioni: lei è lei,
è a modo suo: proprio perché la ami, se la ami,
devi ancor più rispettare le ragioni
di Margherita che non sbiella per te,
che anzi te proprio non vuol neanche vederti:
vai da qualche altra parte a rovesciare
le poesie e le secchiate di vernice,
lasciala stare, che cazzo di amore è tormentare
una che non ti vuole?
È un bel discorso, questo, è un bel discorso,
è sano, è giusto, ma non contiamo storie:
non ha mai funzionato per nessun innamorato:
e lo sappiamo benissimo tutti.

Ma la questione non si ferma qui.
Lo dicevo all'inizio che è un problema che vale
nelle cose d'amore ma anche in tutte le altre.

Mettiamo che Margherita invece sbielli,
o insomma, non diciamo che sbielli, ma ci stia,
che poco o tanto s'innamori, che cominci
una storia vissuta veramente in due.
Anche in questo caso l'attenzione nel distinguere
«io se fossi Margherita» da «Margherita»
resta fondamentale: magari dirlo è banale:
l'adattamento, l'accettazione dell'altro,
fare o non fare cose, dire o non dire, modificare
il proprio comportamento, bilanciare
l'essere sé stessi con il non dispiacere
all'altro, quasi mescolare queste cose:
idealmente, il non dispiacere all'amata
dovrebbe diventar parte dell'essere te stesso
spontaneamente, ma non è mai così semplice:
in realtà c'è sempre un confine molto elastico
fra l'amorevolezza e l'ipocrisia,
fra l'attenzione a non ferire e la bugia:
un caso classico, che tutti sanno, è quando
fai l'amore e le poesie e le secchiate di vernice
anche per altre, che non sono Margherita
(e questo accade sempre, perché non si smette
mai d'innamorarsi e perché la monogamia
non esiste: talvolta la si finge ma se ci pensi ti accorgi
che non esiste proprio e non è esistita mai):
allora bisogna vedere, se Margherita è gelosa
e non vuoi ferirla né perderla, magari
non glielo dici, però questa è una bugia;
oppure se non è troppo gelosa,
se siete due che sanno accettare altri amori
(reciprocamente, s'intende e si spera)
magari glielo dici, va già meglio, va bene,
e lo dici anche all'altra, può andar bene, però
c'è comunque qualcosa da dosare,
magari mentre c'è Margherita evitare
troppe secchiate di colore all'altra
e viceversa, e Margherita a sua volta
degli altri suoi ti racconta ma non in qualsiasi momento,
c'è sempre il rischio di urtare e d'altra parte c'è
il rischio che con tutte le attenzioni per l'altro
ti sembra di censurarti, di non essere
te stesso e quindi, alla fine, di mentire,
e mentire non è cosa d'amore, e perciò
la sensibile accorta amorosa attenzione
confina col suo opposto, può far corto circuito
e non si capisce più un cazzo. O almeno io
non capisco più un cazzo: altri pare che vivano
tutto questo con grande semplicità,
ma io fin da bambino ho sempre fatto fatica
con le cose d'amore e non solo con quelle.

Forse per il neonato Margherita è la mamma:
che la mamma sbielli per lui non è cosa che il neonato
metta in discussione: la mamma deve sbiellare,
cioè allattarlo e abbracciarlo: non si chiede il perché:
è così e basta. Se la mamma non sbiella
vengono tutti quei traumi della psicanalisi eccetera.

Forse l'innamorato è un po' come un neonato:
non si chiede perché Margherita debba sbiellare
per le poesie, per le secchiate di vernice,
per le ardenti follìe e per tutto quanto:
è così e basta. Se Margherita non sbiella
magari non tutti quelli della psicanalisi eccetera
ma un certo trauma viene.

Madonna che sproloquio. Va bene, lo so
che questo sproloquio è una cosa che annoia,
e la noia non è una poesia,
e questa infatti non è una poesia,
ma stamattina mi è venuto da riflettere
su queste cose, m'è venuto da riflettere
e ho riflesso.

Poi spengo tutta la sega mentale
e come vivo, vivo.

(Io poi mi adatto nelle cose sbagliate:
ieri ho preso un caffè e il barista mi ha chiesto:
lo zucchero va bene normale o di canna?
e io sentendo «normale» non ho voluto
chiedergli qualche cosa di anormale,
creargli difficoltà o sembrare io difficile,
perciò ho detto «normale»,
ma quando invece ci sono le bustine sul bancone
da prendere direttamente
prendo sempre lo zucchero di canna,
però fare una richiesta anti-normale
è faticoso e non avevo voglia,
io faccio una fatica incredibile a chiedere
qualsiasi cosa,
quindi mi sono adattato
che poi in fondo chi se ne frega
del tipo di zucchero.)

(E poi non è del tutto vero. Il motivo
è che quel barista, dal viso e della pelle,
mi è sembrato uno che considera fighetti
quelli che vogliono lo zucchero di canna,
e io in quell'istante ho voluto fare
il non fighetto,
io odio i fighetti.)

(Ma non è del tutto vero neanche così.
La cosa mi è venuta fuori perché in fondo
sono io che considero un po' da fighetti
lo zucchero di canna, e la domanda
del barista mi ha fatto emergere quell'«in fondo».
Forse sono pieno di pregiudizi,
trovo da fighetti lo zucchero di canna:
ci sono forse prove scientifiche
che sia meglio di quello di barbabietola?)

(Ma allora perché se ci sono le bustine sul bancone
prendo quello di canna?
Probabilmente mi piace il colore ambrato.
Più che piacermi il colore ambrato,
è il bianco di quello normale che certe volte
mi riporta a certe colazioni nauseanti
che m'imponevano da bambino.
Forse è per questo che prendo quello di canna.)

(Ma dato che sotto sotto lo considero da fighetti,
lo prendo solo se posso farlo così distrattamente,
senza parere, quasi di nascosto,
come si compravano i giornalini porno,
che uscendo dall'edicola
si infilavano dentro «La Stampa».)

(Se invece a inchiodarmi è una domanda,
non ho il coraggio di fare il fighetto,
non mi va di passare - a me stesso - per fighetto,
quindi prendo quello bianco
nonostante i ricordi negativi.)

(Anni e anni di infanzia e non sono mai riuscito
a convincere mia mamma a scaldare meno il latte:
o mi ustionavo o facevo tardi a scuola.)

(E la zia diceva: adesso per raffreddarlo
lo versiamo in un'altra scodella. E mi travasava il caffelatte
e ancora oggi non so se fosse un gesto amorevole
o scocciato o entrambe le cose, non capisco
mai niente... Di sicuro il caffelatte
anche travasato in un'altra scodella
restava troppo bollente.)

(Sono un ipocrita insicuro.)

(Potrei andare avanti ancora con mille parentesi
scavando dentro le parti più remote
del mio cuore pieno d'ansia di voglia e di sbagli
partendo da un caffè che ho preso ieri.)

(Figuriamoci partendo dall'amore.)

(Ma anche queste parentesi sono egocentrismo.)

(Non se ne viene fuori.)

(Poi se una sbiella un po' per me, mi passa tutto.)

(Non se ne viene fuori.)

(Forse la poesia del Catalano cita Margherita in modo ironico.
Ma che vuol dire ironico?
A me quando uscì Margherita piacque.
Va ben che ero giovane.
Ma mi piace abbastanza anche adesso.
Trovo orribile, invece, del Cocciante, quella là,
quella che dice «adesso spogliati come sai fare tu»:
sembra che la rimproveri,
che le dia della troia perché sa spogliarsi,
perché ci sa fare a letto.
Gli uomini che rimproverano le donne
perché ci sanno fare a letto
sono degli stronzi.
So che non devo sputare sentenze,
che tutto è relativo,
ma qualche certezza c'è:
gli uomini che rimproverano le donne
perché ci sanno fare a letto
sono degli stronzi:
tantopiù se lo fanno dopo essere stati con loro
e dopo essere stati lasciati
e quindi per odiosa ripicca.
Federica mi ha lasciato in malo modo
ma l'amore lo faceva bene, dolcemente,
e sono contento che lo facesse bene
e spero che negli anni successivi
l'abbia fatto bene con molti uomini
perché così c'è più bene nel mondo,
ed è bene che ci sia bene nel mondo.)

(L'egoismo, l'amore, lo zucchero, la verità.
Non so, non so, non so.)

(Non so, non so, non so.)

(Non so, non so, non so.)

(Cazzo, è tardi, devo andare alla Utet.
Mi ero dimenticato che non ho l'auto, oggi,
e col bus ci metto un casino:
la new economy ha spostato la Utet
in culo al diavolo:
oggi il lavoro lo spostano in culo al diavolo,
non vogliono che si veda, il lavoro,
vogliono che si veda solo il prodotto.)

(Non so, non so, non so.)

(Come vivo, vivo.)


(Nell'immagine in alto a destra: Secchiate di vernice. Tecniche miste. Smalto di colore rosso veneziano miscelato con rosso corallo su foto lucida, polvere d'intonaco tritato, pulviscolo di pavimento, cellophane; asciugatura-cottura in pieno sole; scansione a pressione, 1200 dpi. Torino, collezione privata.)

Commenti al Post:
hora9
hora9 il 24/04/10 alle 08:38 via WEB
Sei adorabile.
 
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Queste tortuose specie di poesie, questo appigliarmi a...
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