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Carlo Molinaro

Pensieri sparsi, poesie e qualsiasi cosa

 
 
 
 
 
 

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« Discorso sull'amoreContinuare a guardarci »

Cinque poesie (o qualcosa del genere)

Post n°868 pubblicato il 28 Aprile 2010 da molinaro

IN UN CERCHIO DI SCOGLI

Lasciarsi prendere da qualche tentacolo
o da nessuno - o da uno solo
o da molti
o dallo spazio fra tentacolo e tentacolo
senza l'ansia di dire
né l'ansia di fuggire
- e che il tempo si fotta
e che l'amore entri ed esca come l'acqua
in un cerchio di scogli.


POESIA PER UNA CHE NEANCHE DA MODELLA MI VUOL FARE

Sarà presunzione, sarà certo presunzione
la mia, però sono convinto, persuaso
che saprei fare meglio:
passo in rassegna le foto di te
che trovo in rete: qualcuna non è male,
qualcun'altra è banale - quasi ognuna
è da fotografo professionale:
e i fotografi professionali sono come
gli arredatori e i designer: trasformano
l'incantevole speciale imperfezione
in perfezione seriale senza incanto.
Sì, io sono convinto, persuaso
che saprei fare meglio:
perché lo so che so guardarti meglio:
sono convinto che ci riuscirei
senza studi di posa, senza i parasoli
e i riflettori, senza quegli obiettivi a cannone:
mi basterebbe la macchinetta con cui
faccio le foto e i film, in casa o nelle strade
o nei locali dove suonano e recitano
i miei amici artisti sgangherati.
Saprei fare meglio: perché troverei
il luogo e il tempo che sembra per caso,
lascerei scorrere tutte le cose
quasi distratto: poi per uno strano
mistero (un mistero di cui sanno
poco i poeti e i pazzi, niente i professionisti,
qualchecosa gli amanti - ma non troppo)
lo scatto arriverebbe nel momento
giusto, la luce giusta, giusto il gesto
della mano, del labbro, del ciglio, delle spalle.

Gli utenti del sito Bellísimas,
vuvuvù bellisimas es,
ti hanno votata tre stelle (su cinque):
se penso a te, dico che sono stronzi,
io a te di stelle ne do una galassia;
però valutando i video e le foto
(che in teoria è per quello il giudizio...)
non è che posso dargli proprio torto:
si può fare di meglio.
Più precisamente: io potrei fare meglio.

Mi piacerebbe dimostrartelo ma
temo che resterà una di quelle teorie
mai dimostrate, che tu neppure questo
mi vuoi concedere: oltre l'amore
mi neghi pure l'arte: e io che da bravo
bohémien del cazzo vivo d'arte e d'amore
e di sogni infiniti
resto imbronciato a pensare fra me:
che spreco, vaffanculo, che peccato!


LA RAGAZZA DI PROFILO ALLA CONFERENZA

La ragazza seduta in prima fila
è bella di profilo e me la guardo
fra un bla e l'altro del conferenziere.
Ha bei capelli e un bell'orecchio destro.

Però quando si volta non è bella.
Le direi: «Devi stare di profilo».
Lei forse a me: «Tu di profilo no,
sei brutto, devi stare di prospetto
o di tre quarti, di tre quarti al massimo».

Se ci mettessimo insieme dovremmo
stare sempre così, lei di profilo,
io di prospetto. Troppo complicato.
Ne cerco un'altra da fantasticare.


CHI È PIÙ TESTARDO?

«Chi è più testardo? Tu o io?» mi chiede
la donna bionda che tengo per mano
nell'aria bianca di questa mattina.
«È uno scontro ad altissimo livello»
rispondo - e penso che ha un livello altissimo
anche l'amore, non solo lo scontro:
l'amore fra i due più testardi del mondo.

Quando passiamo insieme sotto i portici
non troveresti una coppia più bella:
ma quel che vede la gente è soltanto
una piccola parte: la parte migliore
è dentro, è riposta, è delicata come
un gheriglio: succede certe volte
che neanche noi la possiamo vedere.


POESIA FILOSOFICA ESISTENZIALE

Dopo la morte di Dio siamo stati costretti
a dare al Nulla il suo bravo valore:
a non riservare il valore all'Eterno.

Poi abbiamo tolto le lettere maiuscole
(dio, nulla, eterno)
e siamo rimasti nel nostro minuscolo.

Dato che siamo animali minuscoli
non è stato così male: ci siamo trovati
più vicini a noi stessi, abbracciati più stretti.

Che poi, pensandoci, Dio non è morto:
non è mai nato, piuttosto. Che in fondo
è quel che dicono anche i credenti.

Sono bislacchi i credenti. Se indaghi
scopri che sì, Dio dicono che esiste,
però in un certo modo, esiste a modo suo.

Io non ho fede perché sono più semplice:
per me esiste ciò che tocco con mano o con cuore:
poi può esistere tutto, ma adesso a che serve?

Per quel che ne so, devo dare valore
a questa breve vita che sarà
nulla di nulla. Anche il cosmo finisce.

Poi quando sono in vena di sognare
penso che Dio è qui sul balcone
con mio padre, con Monica, col Vispo.

Ma non mi sogno di dare al mio sogno
altro valore che quello del sogno.
Io non so niente: vivo e muoio e sogno.

Dopo la morte di Dio siamo stati costretti
a dare al Nulla il suo bravo valore:
ma Dio non è morto, perché non è mai nato.

A volte penso che anche gli antichi
non fossero poi così ingenui: l'Olimpo
era una fiaba, i più accorti lo sapevano.

Era lo stesso: i più accorti lo sapevano,
e i più accorti fra gli accorti sapevano dimenticarsene
e andare a Delfi o a Lourdes per consolarsi.

No, in effetti la morte di Dio
è una bufala chic dei filosofi moderni:
Dio è dove è sempre stato, dentro il sogno.

Non è poi detto che sia un brutto posto.

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