Un blog creato da molinaro il 04/06/2007

Carlo Molinaro

Pensieri sparsi, poesie e qualsiasi cosa

 
 
 
 
 
 

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Messaggi del 14/10/2012

 

Hotel Eva

Post n°1135 pubblicato il 14 Ottobre 2012 da molinaro
Foto di molinaro

HOTEL EVA

Tornavo alla Stazione Centrale dopo un incontro strano.
Ero sul tram numero cinque,
un vecchio tram che ha ancora le panchette di legno
lunghe e messe per lungo
che ci si può sedere, le persone, in numero imprecisato:
dipende da quanto ci si stringe
e da come largo si ha il culo:
e una fila guarda in faccia l'altra fila
e si hanno i finestrini alle spalle
e si vede il mondo nei finestrini alle spalle
di quelli che stanno nella fila di fronte
se non c'è di mezzo troppa gente in piedi
(sì, mi sto ingarbugliando nel descrivere
l'interno di un tram: sto peggiorando).
In un finestrino ho visto l'insegna
Hotel Eva
e sono sceso perché per il treno c'era tempo,
perché era un bello scorcio,
suggestivo anche il nome della via
- via del Lazzaretto -
ed era un pomeriggio tipico milanese autunnale,
e le architetture di quella zona sono grigie e solenni e dolcemente tristi e vuote
e alberi sullo sfondo
e potrei raccontarmene ancora un po'
ma so benissimo che se fosse stato
Hotel Miranda
non sarei sceso dal tram.
Sono sceso per l'hotel con il suo nome
che me l'ha fatta venire nella mente
nel pomeriggio dopo l'incontro strano.
E ora sono qui che racconto
e non so se raccontare, né come:
sono qui come un bambino che non sa
se è prepotente o subisce prepotenza,
se è giusto o no che sia vietato toccare la torta in cucina;
o come un ragazzo che odia sua madre
ma ha capito che dicendolo perderebbe l'amore
anche di suo padre e sua sorella
e forse di sé stesso
e dunque tace ma non sa se è giusto tacere;
o come un contadino che ha visto l'orso nero
ma la tradizione nega che vi siano orsi in quelle campagne
e gli amici all'osteria, se rivelasse la visione,
non lo vorrebbero più compagno di briscola;
o come un pianoforte che per non disturbare
ha messo del cotone sotto le corde più acute;
o come il critico che al termine del disastroso spettacolo
all'attore amico che gli chiede un parere
dice: tutto sommato, sì, tutto sommato c'è qualcosa...
(dopo l'interno del tram mi sto ingarbugliando
anche nelle similitudini: sto proprio peggiorando).
Tutto questo non va bene.
Tutto questo non fa bene.
E se vi mandassi semplicemente affanculo tutti quanti?
Sono sceso in via del Lazzaretto
perché ne avevo voglia, cazzo.
L'Hotel Eva è un albergo a una stella
al quarto piano del palazzo:
è più una pensioncina, forse è un albergo a ore
o è per qualche commesso viaggiatore:
se ancora ne esiste qualcuno
di commesso viaggiatore silenzioso e modesto
fuori dall'achievement nell'establishment
(con tocco ammiccante d'understatement)
dell'hotel NH Jolly Ambassador Palace.
L'Hotel Eva è bello con la sua semplicissima insegna
di vetro a scatola con dentro il tubo al neon
e sul muro il cartello col citofono sotto.
Devo giustificarmi?
Sono andato a Lisbona per Tabucchi e Pessoa e Madredeus,
non per altro. Poi ho scoperto quartieri e oceano
e anche i pastéis de nata de Belém,
e l'aria e i rumori e i colori e dell'altro.
A Barcellona sono andato perché ci arriva un treno comodo da Torino
e odio gli aeroplani. Poi ho scoperto il Barri Gòtic
e il suono della lingua catalana.
A Praga ci sono andato per Dickens
che lo so che non c'entra niente,
ma a me Dickens mi evoca l'idea di Praga prima di andarci.
Ognuno ha i suoi percorsi. Ognuno
gli viene in mente quel che gli viene in mente.
E scriverlo non è da prepotente.
Sono sceso dal tram perché l'Hotel Eva
si chiama Hotel Eva e non Hotel Miranda.
Ogni volta che sento la transparencia del Che
m'intenerisco pensando
all'altro aggettivo, prima di entrañable,
e la figlia di Tyrone Power
mi porta ancora in un prato a Vicenza
e amara terra qui sotto a due isolati.
Ognuno ha i suoi percorsi. Ognuno
gli viene in mente quel che gli viene in mente.
Forse se smetto di preoccuparmi
di cosa mi viene in mente
e di cosa può produrre nella tua mente
quello che mi viene in mente
mi verrà in mente anche
più spesso
domandarti come stai.
Comunque Milano aveva un buon odore
e questo forse è l'elemento più strano.
I milanesi hanno fatto molto bene
a non buttare via i vecchi tram con le panche di legno.

 

[non mi considero affatto un buon fotografo - tuttavia confrontare le foto del video (scattate in cinque minuti tutte di fila, peraltro) con quella ufficiale dell'albergo, trovata sul suo sito, che qui ho messo in alto a sinistra, dà l'idea di che cos'è secondo me la differenza fra una fotografia e un'anonima insignificante immagine da pieghevole pubblicitario turistico]

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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