Nascere donna nel mondo contadino era condanna sicura per dover affrontare una
vita grama e piena di rinunce. Avere una figlia femmina era considerata quasi
una condanna, infatti, quando ci si sposava si augurava agli sposi ”Auguri e
figli maschi”!
Appena messa da parte la bambola di pezza alle donne la sorte le affidava poi
da giovinetta molti compiti: fare il bucato, cucire o rattoppare i panni,
rassettare la casa, preparare il pane e i pasti, seppur frugali, accudire agli
animali domestici e all’orto di casa, e, qualche volta contribuire anche ai
duri lavori dei campi con i genitori dove cantavano stornelli d’amore e
tradimenti. A loro veniva affidato il compito di accudire ai fratelli minori.
Insomma, non stavano mai ferme. A loro era demandato il compito di attingere
con la tina presso il pozzo o alla fontana. Qualcuna gettava l’acqua della tina
per strada per tornare alla fonte per rivedere l’uomo che la ammirava di
nascosto.
Quando giungeva il fidanzamento, spesso era imposto dai genitori per interessi
e non le era consentito ne’ parlargli né avvicinarlo. Se uscivano insieme
potevano farlo solo con la stretta vigilanza della mamma o di una sorella. L’
impegno economico più gravoso da parte dei genitori non era quello dello studio
che veniva reputato inutile per una donna che doveva solo pensare a “portare la
rima di casa” era impegnativo, invece, farle la dote dei panni che avrebbe
portato a casa del marito. Un marito che a stento conosceva e che la usava come
una cosa chiamandola non per nome ma “uagliò” .
Era spesso punita con botte e con epiteti irrepetibili. La loro femminilità
veniva esaltata con il taglio delle trecce portate da ragazza per passare al
“tuppe” capelli raccolti con una spilla, una camicetta ricamata con una
catenina o “birlocco”, un fazzoletto in testa e una gonna che scendeva fino ai
piedi.
Divenivano serve di tutti in famiglia, anche di suoceri o cognati che
vivevano sotto lo stesso tetto. Le prime ad alzarsi e le ultime a coricarsi.
Apparentemente fragili di natura, avevano forza d’animo, tenacia e spirito di
sopportazione. Erano sempre loro ad essere le custodi della pace familiare,
sopportando sempre tutto per il bene dei figli.
Inviato da: pgmma
il 24/03/2012 alle 11:47