Creato da monellaccio19 il 12/10/2010
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Messaggi di Gennaio 2020

MA ANDO' AUAI?

Post n°3464 pubblicato il 31 Gennaio 2020 da monellaccio19
 
Foto di monellaccio19

 

 

Eccole qua le nuove emoji per il 2020: sono tutte raccolte in questo quadro dove ve ne sono 62 nuovissime e 55 già note, ma con tonalità e gender diversi. La "Unicode" società no profit che si propone di selezionare le novità standard per gli smart e altri apparecchi, le ha volute presentare su  un unico cartellone affinché gli appassionati le abbiano tutte sottocchio e pronti a notare le novità. Ecco,  tra le nuove proposte, una in particolare colpisce. Dopo le mie verbose parole di ieri contro chi ci vuole male, chi ci tratta con sufficienza e insultandoci specie nell'agroalimentare, oggi devo riconoscere che tra le emoji vi sia una che faccia onore alla nostra cultura popolare: osservatele bene tutte, è tra quelle nel cartellone. No? Non ci riuscite? Poco male, ve la indico:


Beh, era ora che prendessero in forte considerazione il gesto che ci contraddistingue come italiani. La mano così articolata, difficile da descrivere proprio perché in tal modo, l'italiano è come se ponesse una domanda, una interrogazione: "Che vuoi?" oppure "Che cazzo vuoi?" o ancora "Quale è il problema?", "Ma che stai dicendo?", "Posso sapere dove vai?", "Ma mi vuoi dire qualche cosa?". Insomma, noi interroghiamo così: la mano posta in tal guisa e la punta delle dita raggruppate! Non potevamo chiedere di più, abbiamo anche noi un biglietto da visita e quando a marzo saranno tutte disponibili pronte all'uso, ognuno sceglierà le più confacenti, le più adatte agli stati umorali e le più rappresentative per le nostre origini. Buon divertimento e tante belle emoji a tutti voi: "Tu quale scegli?"




 
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E CONTINUIAMO A PRENDERE SCOPPOLE!

Post n°3463 pubblicato il 30 Gennaio 2020 da monellaccio19
 
Foto di monellaccio19

 

 

 

Ci si siede attorno a un tavolo, quando la buona volontà politica obbliga i convenuti a cercare accordi e intese convenienti per tutti e sottoscriverle per mantenere gli impegni presi. L'Europa di cui siamo tra i soci fondatori, ci tradisce da molto tempo, non scende a patti ma agisce con estrema  e subdola cortesia, con soffuso intendimento per metterci con le spalle al muro e strapparci...le palle. Scusatemi ma su questo argomento sono terribilmente incazzato nero. Perdiamo pezzi della nostra forte economia subendo ricatti, aggressioni politiche e inciuci sottobanco, che tendono a segarci sul piano economico e finanziario. Non saremo mai stati lindi e pinti, avremo fatto anche tante marachelle contravvenendo in modo "illecito" su tante questioni e problemi, ma essere sotto schiaffo alle condizioni attuali, non ce lo meritiamo e siamo causa diretta dei nostri mali.  In poche parole tutto è contro di noi, tutte le misure comandate e dettate ci penalizzano fortemente. Tra pesca, agroalimentare e produzioni tipiche nostrane, non va bene una benedetta mazza, siamo sempre fuori dal coro, pugni sul tavolo non se ne battono e ci buttano fuori dai loro accordi spregiudicati e offensivi nei nostri riguardi. Non siamo più capaci di trattare con il giusto peso e se accordi si concludono in seno alla Comunità Europea o sono chiusi senza la nostra presenza oppure non siamo capaci di opporci. Ma qualche cazzo di pugno lo vogliamo battere con forza sui tavoli della comunità? Parliamo di oggi, parliamo di fatti recenti: sapete quanto è costato nel 2019 il fatturato del falso agroalimentare in tutto il mondo? Le perle del nostro Made in Italy falsificate e maldestramente copiate, hanno totalizzato un fatturato di 100 miliardi di euro! Pensate che abbiamo esportato solo 42 miliardi di Parmigiano Reggiano, di Prosciutto S. Daniele e di Pecorino Romano e vi sto citando solo i più trainanti del nostro export. In altre parole molto più chiare, il cattivo Parmesan falso, sgradevole e mal copiato dal nostro parmigiano, va alla grande su tutto il pianeta, Europa compresa. Il colpo di grazia definitivo ce l'ho ha dato il Trumpone che con i suoi dazi, il suo visionario modo di vedere, ha penalizzato moltissimo i nostri cavalli di battaglia più significativi. Siamo messi male, abbiamo perso 300.000 posti di lavoro e continuiamo con perdite giornaliere insostenibili nel settore di cui ci fregiamo: l'agroalimentare. Il 25% di dazi imposti dalla America sono il colpo proibito, efferato e inferto da un vigliacco che non merita alcun merito. Del S. Daniele e altri prosciutti simili, ne esportiamo 14 milioni di "cosce" contro i 20 milioni del resto del mondo: prosciutti che solo a mangiarli stai male. Ma i nostri costano cari, non sono alla portata di tutti, ormai è roba esclusiva per ricchi! Giusto, mentre la Coca Cola è buona e fa bene a tutti anche ai poveri!!!! Svegliaaaaaaaaaa!!! Se non ci muoviamo non so come andrà a finire, alla lunga c'è solo da reagire senza guardare in faccia nessuno: la UE in primis, che ha denigrato i nostri prodotti e l'America capricciosa che detta dazi e se ne fotte. Facciamo anche noi qualcosa, fottiamoli se possiamo su prodotti a cui loro tengono, facciamo capire loro che non scherziamo e che non siamo fessi come tutti ci stimano ormai:  A voi va bene? Siete tutti soddisfatti? Scusate, ma io mi sono fermato ad Artemio Franchi grande e memorabile dirigente calcistico ai massimi livelli italiani e internazionali. In Europa e nel mondo (anni '70) lui sedeva con gli altri pari ai tavoli dove si consumavano le discussioni. Beh, Artemio non era poi così gentile e appecoronato, se c'era da menar le mani o meglio i pugni sul tavolo, lo faceva per primo con il grugno giusto. Eravamo molto rispettati allora, chissà perché? L'Italia si desta, o no?

 
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MA QUANTO COSTA 'STA GITA?

Post n°3462 pubblicato il 29 Gennaio 2020 da monellaccio19
 
Foto di monellaccio19

 

 

Tra quelli che le gite scolastiche le hanno depennate definitivamente e quelli che tentano ancora di organizzarne almeno una per tutto il ciclo delle scuole superiori, ormai siamo ai livelli più bassi che si potessero toccare. Mia nipote frequenta il terzo anno presso il liceo linguistico, ha recentemente visitato Monaco di Baviera con una buona parte della sua classe: la forma è stata quella dell'interscambio, ovvero: "Io sto da te e poi tu starai da me". Credo sia la più verosimile da affrontare e probabilmente la più economica da sopportare. "Carlé, come mi sono divertita! E' stata una settimana bellissima e non vedo l'ora che la mia amica tedesca venga giù a stare da me!". E' stata la prima frase che mi ha detto, appena ci siamo visti dopo il suo rientro. A proposito, mi chiamano Carle' le due signorine, mentre la terza, la più piccola, per ora solo nonno ma si adeguerà appena possibile. Alla sua entusiastica ammissione, non sono rimasto meravigliato: ai miei tempi gite o vacanze nell'ambito scolastico non ne ho mai fatte, o meglio, solo durante la frequentazione della scuola meda, ne abbiamo goduto ma sempre nei dintorni di Bari, vagando per posti di rilievo culturale e storico. Cosa ho ravvisato in comune tra le mie modeste esperienze e quella di mia nipote? Si è divertita, così come noi ci siamo divertiti! Ecco cosa io abbia recepito dal suo breve ma intenso racconto: un cazzeggio divertente tra giovani, in una città bellissima e il "cui prodest" non l'ho capito, a parte la lingua scambiata. Tra tedesco e italiano, lei e i suoi compagni baresi, si sono ben intesi con i relativi coetanei di Monaco. A Torino hanno dovuto abolire la gita scolastica organizzata per le classi del quinto liceo, a causa di una serie di disguidi e un lievitare di prezzi che ha spiazzato un po' tutti. Siamo fuori anche per questo: spendere 400/600 euro per una settimana fuori, non sono corbezzoli ma cifre che pesano su bilanci familiari certamente non consistenti. Inoltre, un'altra causa che interdice e scoraggia le gite, sono gli incidenti che hanno macchiato purtroppo le esuberanze studentesche specie all'estero e i fattacci dove le tragedia si sono sfiorate o compiute, nei peggiori dei casi. Insomma, tanto per parlarci chiaro e senza esitazione: a parte il divertimento di cui io abbia goduto in tempi non sospetti e le gite erano solo occasioni per le pomiciate e il cazzeggio, oggi a voler essere schietti, chi va per arricchire la cultura scolastica? Chi va fuori per maturare esperienze che poi possano servire per il futuro professionale? A parte il linguistico che consente di mettere in pratica la facoltà di parlare la propria lingua e l'altra di chi ospita, quali altre possibilità reali vi sono? Certo, si vedono monumenti, luoghi e posti storicamente famosi, ma cosa conta per i nostri giovani? Solo la possibilità del divertimento, non c'è altro a parte il finto interessamento mostrato agli insegnati mentre la testa sia impegnata altrove. Insegnati che non hanno tutti i torti a voler evitare queste, più o meno brevi, puntate fuori casa: sono responsabili a tutti gli effetti e devono avere spalle forti per contenere la prorompente esuberanza di ragazzi pronti a tutto. Ditemi se in un recente passato, o più lontano passato, non abbiate vissuto anche voi quanto vi abbia riportato. Sono curioso di apprendere se vi sono novità in questo campo. 


 

 
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NON SEMPRE VINCE IL TORERO

Post n°3461 pubblicato il 28 Gennaio 2020 da monellaccio19
 
Foto di monellaccio19

 

 

Talvolta vince il toro e non accade spesso, ma tra una cornata e l'altra, il torero esce malconcio dall'arena. In Francia, fa discutere molto una decisione inaspettata: il noto "trade mark" finanziario "Pernod Ricard" non finanzierà più il gruppo formato dai  400 club con 15 membri rappresentativi! Una batosta non indifferente che mette in serie difficoltà le esibizioni di appassionati che si battono contro i tori. Pernod Ricard, il fondatore dell'azienda finanziaria (circa 9 miliardi di euro), era originario della Camargue, zona umida a sud di Arles in Francia: un luogo dove la cultura spagnola, ha lasciato segni incisivi ed evidenti. Pernod amava le corride, amava anche quelle manifestazioni che al contrario delle corride vere e proprie, ci si mette in gioco senza armi e senza alcun oggetto offensivo per l'animale. Tutto basato sull'agilità dell'uomo pronto a schivare, a fuggire, a rientrare per provocare l'animale. Ebbene la sua passione e le sue origini, lo portarono, sessantacinque anni fa, a finanziare i primi club della sua terra natia e col tempo, anche dopo la sua morte, la società ha mantenuto il suo fedele  impegno dei finanziamenti per le attività taurine. La decisione ha spiazzato tutti, ma no gli animalisti, anzi molti ritengono che l'azienda seconda al mondo per produzioni vinicole e liquori, si sia fatta convincere a sopprimere i fondi, proprio dalle associazioni animaliste che premono da anni per ottenere risultati apprezzabili. Tra i "No, non è vero, lo facciamo per rivedere le nostre politiche commerciali" e i pro toreri: "Bugie, noi per esempio i tori non li uccidiamo perché le nostre manifestazioni fanno parte di usi e costumi diversi da quelli spagnoli che operano durante le corride". Su questo punto si affrontano le parti e pare che la Pernod Ricard, non intenda retrocedere dalle sua posizioni. Beh, sono felicissimo, io non esaspero, ma non condivido le esasperazioni degli animalisti, tuttavia, la corrida e tutti gli altri spettacoli in cui il toro sia protagonista sottoposto a violenza psicologica, le disdegno, non le accetto e vorrei che fossero eliminate dalle società civili e avanzate. Usi, costumi, tradizioni, non si possono accettare sempre nel tempo: cambiano tante cose e spesso siamo pronti a rinunciare a tutto, perché non si potrebbe rinunciare alla...buona salute dei tori? I toreri si arrangiassero con i videogiochi, anche quelli un domani molto lontano, faranno parte della nostra "cultura, usi e costumi". 

 
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HOSPICE: ULTIMA SPIAGGIA PER TANTI

Post n°3460 pubblicato il 27 Gennaio 2020 da monellaccio19
 
Foto di monellaccio19

 

 

Caso o destino tragico? Una strana coincidenza ha contraddistinto due avvenimenti avvenuti ad Alessandria, a distanza di un giorno l'uno dall'altro. Consiglio Comunale di Alessandria, il consigliere di maggioranza di Forza Italia, nonché presidente della Commissione Cultura, Carmine Passalacqua (ma è di origini meridionali?), in un suo intervento si chiedeva e domandava all'assemblea, se fosse opportuno continuare a raccogliere fondi per la struttura cittadina "Il Gelso", che opera come "hospice" nella città piemontese. In poche parole e sintetizzando il suo elevato pensiero, il suo intervento è stato questo: "Perché dare soldi all'hospice che aiuta i malati terminali? In fondo, lì muoiono lo stesso". Beh, inutile dire come aspramente e verbosamente si sia rivoltata l'assemblea specie dalla parte dell'opposizione. Aiutare "Il Gelso" che riceve fondi anche dallo stato, secondo il buon Passalacqua, è inutile, dispendioso e da evitare magari convogliando in altre direzioni, gli aiuti. Una pretesa non condivisa e soprattutto, sottoposta al ludibrio della gente, le invettive e le contestazioni non sono mancate. Un hospice svolge una missione ingrata, accettare tutti i malati terminali e accompagnarli fino alla morte, non è missione che si possa discutere. Conosco il lavoro professionale e altamente qualificato di infermieri e dottori che s'impegnano con queste persone che hanno solo da cedere l'anima a Dio. Lo fanno con un dovere missionario e non meriterebbero l'abbandono da parte delle istituzioni. Detto questo, ecco il caso o il destino che gioca spesso con le vite umane: il giorno dopo nella struttura di cui parliamo, una donna di 72 anni ricoverata per un carcinoma allo stadio finale, ha ricevuto come al solito, la visita del compagno, un uomo di 79 anni. Conosciuto dal personale e dai medici come persone buona, premurosa e puntuale nel recarsi quotidianamente all'hospice per assistere la donna e aiutare il lavoro degli infermieri. L'uomo ha chiuso la porta della stanza e rimasto solo con lei, ha estratto una pistola e le ha sparato ponendo fine alla sua straziante vita. Dopo, ha rivolto la pistola contro se stesso, si è ucciso con un colpo non prima di aver posto un biglietto sotto il cuscino. "Perdonatemi". Un epilogo inatteso, un maledetto gesto dettato dalla sua impotente inerzia nei confronti della donna. Un voler "aiutare" per chiudere subito una "pratica" di decesso che non è una novità per un hospice. Ecco caro Carmine Passalacqua a cosa serve un posto così: gente che in fondo deve morire e gente che lavora con dedizione e amore per uomini e donne ormai al traguardo. Questo è il popolo degli invisibili caro presidente della Commissione Cultura (sic), questi sono i candidati alla dipartita assistita e amorevolmente accompagnati da personale qualificato ( le ricordo che si stipendiano) e da parenti afflitti e sconsolati che hanno una certezza: la morte giungerà, pazienza ci vorrà e arriverà sicuramente. Il nostro uomo evidentemente, ha voluto farle un "favore": accelerare i tempi per toglierle un impiccio. 

 
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