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"Scrivere un diario è come guardarsi in uno specchio di fiducia, addestrato a trasformare in bellezza il semplice bell'aspetto o, nel peggiore dei casi, a rendere sopportabile la bruttezza massima. Nessuno scrive un diario per dire chi è. In altre parole, un diario è un romanzo con un personaggio solo."

 

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Una cosa è certa: io, come molti altri, continueremo a raccontare. Userò la parola come un modo per condividere, per aggiustare il mondo, per capire. Sono nato, caro Presidente, in una terra meravigliosa e purtroppo devastata, la cui bellezza però continua a darmi forza per sognare la possi­bilità di una Italia diversa. Una Italia che può cambiare solo se il sud può cambiare. Lo giuro Presidente, anche a nome degli italiani che consider­ano i propri morti tutti coloro che sono caduti combattendo le organiz­zazioni criminali, che non ci sarà giorno in cui taceremo. Questo lo prometto. A voce alta.

 

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vento e soffione

Sono vento.
Sussurro primavere tra le ciocche.
Raggelo di candide sferzate.

Sono vento.
E tu albero forte.
Cadano le foglie, come muoiono le certezze.

Sono vento d'estate,
solletico al sale sulla pelle,
sollievo alla calura.

Sono vento
e il vento non mi piace.
Mi ci abituo, inseguendo una rondine.

 

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POST NON SCRITTO

Post n°9 pubblicato il 13 Novembre 2009 da nnsmettodsognare

shopping

Il negozio espone i capi in uno spazio molto luminoso e semplice, mi attira.
Non guardo i prezzi, mai.
Guardo ciò che mi piace.

Con lo stesso interesse, sia che si tratti di roba ammucchiata su una bancarella, sia di capi elegantemente appesi in vetrina.

Mi chiedo se almeno lì troverò un pantalone old style, qualcosa che preservi la pancia e la schiena da fuoriuscite inopportune con la stagione e l'età. Decido di entrare.

Dopo qualche secondo interminabile, l'occhiata gelida della biondissima proprietaria ed il suo radiografarmi mi accolgono quasi insieme al suo laconico: "Arrivo sa …"

Inconsapevolmente mi guardo anch'io.

No, per quanto mi sforzi di ricordare sono certa che i pidocchi li ho presi l'ultima volta alle elementari.

No, mi sono cambiata prima di uscire, quindi non c'è rischio che i miei abiti siano macchiati di latte, nutella o muco del naso, come sempre succede con i mostri.

Mi guardo allo specchio: caspita, è così come pensavo, indosso un abito nero e sono perfino leggermente truccata.

Per un attimo in quello specchio mi sembra di intravedere Julia.
Ho le traveggole. Eh si, deve essere così, perché altrimenti, voltando lo sguardo, mi apparirebbe Richard nell'atto di omaggiarmi di un profumato fascio di carte di credito.

Al centro del locale troneggia un enorme divano bianco, del tutto sproporzionato per la grandezza del negozio. Accoglie amorevolmente la borsa Prada di una cliente.

Lei parla, parla, parla….poi prova un poncho di lana e inserti di visone … che io sono animalista e mai e poi mai lo comprerei … però è un'opera d'arte quella!

La tipa si lamenta con tono affettato: "Si, carino, ma sai mi copre troppo le mani."

La proprietaria continua a ignorarmi.

Consulta il listino al banco di cristallo della cassa: "Ma cara, ti sta un incanto! Se vuoi l'ho anche nero. E poi costa APPENA 2200 euro!"

2200 euro non li ho mai presi di stipendio, neanche sommando la tredicesima.

2200 euro mi risvegliano in testa un'eco: "Questo mese cinque giorni di lavoro, meglio di zero"…"G. ha cominciato a lavorare si, per fortuna, ma intanto io sono in cassa ora"…."Secondo te, il fatto che lui sia sparito così dalle nostre vite, vuol dire forse che non c'è mai stato? Io mi vergogno a dover chiedere ancora soldi a mio padre per i SUOI figli."

Guardo il poncho dalle maniche perfette, la borsa firmata, la deficiente che ne è proprietaria e spero che almeno abbia il buon gusto di starsene zitta per un po'.

Combatto tra la tentazione di fuggire e quella di procurarmi un pantalone decente.

All'improvviso mi materializzo, da puro ectoplasma divento probabile cliente: "Desiderava?"

"Un  pantalone per me, nero, un modello …. un modello semplice ecco."

Mi domando ma che dico? E subito dopo, come ho fatto a capitare in un posto simile?

Dopo un po' la bionda torna con una decina di pantaloni.

"Ecco guardi qui, le ho portato un Grifoni e un Luigi Botto della linea Peserico. Le ho preso delle 42 ma anche delle 40" e poi squadrandomi e misurandomi con un'aria incerta tra l'invidia e l'incredulità, "perché sa, non ho ben capito che taglia ha lei."

Comincio a sentire una gran voglia di ridere, solleticata da quei nomi sconosciuti e del tutto irrilevanti ai fini della mia scelta.

E io che pensavo di acquistare un pantalone nero, modello semplice!

Mi viene proprio da ridere, vorrei scoppiare a ridere in faccia alla bionda proprietaria e dirle di tenersi tutto, la sua antipatia, la sua magra adulazione sulla taglia, e pure il suo pantalone.

Poi provo, tanto a provare non costa nulla.
E …insomma il pantalone è perfetto.

Guardo l'orologio, devo scappare.

Guardo il cartellino, tutto sommato per cinque anni è una spesa accettabile, pensavo decisamente peggio.

Pago  … e il bancomat ha esaurito il credito … e certo a fine mese ... 

Mi torna una risata prepotente a fior di labbra.
Poi mi dico che un altro pantalone così, con una vita sul punto vita, non lo troverò facilmente.

Resisto, sorrido appena e chiedo di usare la carta di credito.

"Ma l'orlo lo fa lei?", mi domanda disgustata.

"Si certo non si preoccupi."

"L'aspetto per una camicetta, mi raccomando."

Non rispondo, esco, finalmente scappo via.

Ho fatto un buon acquisto: ogni volta che indosso quel pantalone è come andare a vedere un film comico.

 
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