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IO SONO CON SAVIANO CONTRO TUTTE LE MAFIE

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Una cosa è certa: io, come molti altri, continueremo a raccontare. Userò la parola come un modo per condividere, per aggiustare il mondo, per capire. Sono nato, caro Presidente, in una terra meravigliosa e purtroppo devastata, la cui bellezza però continua a darmi forza per sognare la possi­bilità di una Italia diversa. Una Italia che può cambiare solo se il sud può cambiare. Lo giuro Presidente, anche a nome degli italiani che consider­ano i propri morti tutti coloro che sono caduti combattendo le organiz­zazioni criminali, che non ci sarà giorno in cui taceremo. Questo lo prometto. A voce alta.

 

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Sono vento.
Sussurro primavere tra le ciocche.
Raggelo di candide sferzate.

Sono vento.
E tu albero forte.
Cadano le foglie, come muoiono le certezze.

Sono vento d'estate,
solletico al sale sulla pelle,
sollievo alla calura.

Sono vento
e il vento non mi piace.
Mi ci abituo, inseguendo una rondine.

 

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GRAZIE!

Post n°40 pubblicato il 08 Febbraio 2010 da nnsmettodsognare

aida fiera del levantePremessa: mi scuseranno i non baresi perché forse non potranno comprendere fino in fondo il senso del post. E soprattutto per la lunghezza.
Ma lo dovevo!
E' un ringraziamento fatto con il cuore all'amica Ilike, che
mi ha voluto carinamente ricordare Bari.

Cara Annalisa,
non sai com'è vero che ciò che più manca, è non poter condividere modi di espressione e usanze.
Mi hai chiesto di continuare la lista delle cose che non posso dire senza passare per pazza e ostrogota.
Per far capire ciò che intendo però, partirei dalla prima frase del
video di propaganda per le primarie pugliesi del PD.

"Penza alla Fiera del Levante senza la Galleria delle Nazzioni".

Se non fosse per le due z di troppo, tipicamente baresi, si potrebbe affermare che la frase è detta in italiano.
Eppure i nostri comuni amici che da te hanno commentato, non hanno capito cosa significa.
Ed è giusto così, perché certe frasi presuppongono tutto il vissuto di una città.
Mo' glielo spiego io con un esempio.

Poniamo che all'età di tredici anni,  lo zio del cognato del collega dell'amico di tua mamma, ti regala un biglietto di ingresso gratuito per la Fiera.
Che i baresi alla fiera ci vanno "a gratis" o non ci vanno
Tu, che non ci sei mai stata prima, chissà che ti immagini di trovare.
Entri con i tuoi amici piena di entusiasmo e dopo pochi passi cosa vedi?
Un enorme trattore giallo oro.
Sarà un caso, pensi.
E invece accanto al trattore c'è la trebbiatrice, poi le macchine edili e per finire un bel centro di lavoro CNC non te lo toglie nessuno!
Dopo tutta questa cultura, stanca e piuttosto delusa, ti fermi un attimo a riposare.
E ti accorgi che l'aria è pervasa di un odore dolciastro che stuzzica decisamente l'appetito.
Sono le merendine dell'Aida!
Una pasticceria che ha la sua sede principale nel centro città, ma anche un laboratorio che lavora appositamente durante il periodo fieristico.
Niente di che intendiamoci, sono semplici briochine stile buondì Motta.
Ma non resisti a comprare il pacchetto da tre e porterai quell'odore per tutta la vita dentro di te, simbolo di appartenenza a una città.
Finalmente qualcuno ti ricorda che la parte più interessante della Fiera è la Galleria delle Nazioni.
Entri, in un corridoio buio, e cominci a leggere le scritte in alto: Togo.
Speri che non si tratti ancora di biscotti e, facendoti largo tra la folla disumana, perché ... ebbene si ... sono proprio tutti lì i baresi ...  ti avvicini e scopri un'incredibile varietà di oggetti africani.
E' un luogo un po' magico la galleria.
Sono rappresentati tutti i paesi del mondo attraverso il loro artigianato.
Oggi non credo possa produrre lo stesso stupore, tra mercatini etnici e negozi solidali ormai diffusi ovunque.
Ma negli anni ottanta, quando non incontravi neanche il senegalese con le borse contraffatte di Vuitton, ti sembrava di poter fare il giro del mondo in due ore.
Quindi penza Annalisa, a cosa sarebbe stata la Fiera senza la Galleria delle Nazzioni … una rottura di scatole indicibile!

Ma tu mi avevi chiesto dei modi di dire e io mi sono dilungata con i ricordi.
Che dirti?
Io abito in centro e potrei darti un appuntamento "a corso Cávour sotto all'Upím".
Penza, poter sbagliare due accenti in un colpo solo se si abita in un posto simile!
Ma non posso e poi chi ce l'ha il tempo di spiegare che non intendo incontrarmi nel seminterrato dei grandi magazzini, ma che dire "ci vediamo sotto a", significa "ci vediamo all'ingresso di".
Ogni tanto mi verrebbe di esortare mio figlio, che non si accorge mai di ciò che ha davanti agli occhi, con un significativo: "Sanda Lecì!"
Ma lui sa che, a Lodi, Santa Lucia, un po' come San Nicola a Molfetta,  porta i doni ai bambini con il suo asinello e quindi che glielo dico a fare?
In ogni caso con loro mi diverto molto.
Se fanno capricci sono pronta con un: "Te i'auuandà!" (Ti devo prendere prima o poi!).
O  anche con un: "De ià dà le sckaffe a ddù a ddù fìne a quànne non devèndene dìspere!" (Ti tiro i ceffoni a due alla volta fino a quando non diventano dispari!).
Però loro non capiscono e ridono!
E lì finisce tutto l'intento dell'opera educativa
 
Soprattutto ride la piccolina.
Che è amante delle lingue e allora mi risponde: "Mamma non parlare in inglese. Cosa hai detto?"
E poi prova a ripetere con gran diletto di tutti.

Ce ne sarebbero ancora tante di espressioni.
I vari: Naaaah (che sorpresa!), Auuand (attento!), Auèèèè! (Ehi?), Ca cì! (e che pensavi?)… ma le tengo per me.
Sei stata dolcissima a fotografare per me il lungomare.
Da voi c'era il sole.
Da noi invece la giornata ieri è stata sempre così

nebbia

E nessuno avrebbe avuto da ridire se mi fosse sorto spontaneo un poco elegante: "Mocchê a cchi t'è bbìve!"
Non lo traduco, tanto ci siamo intese
Devo in tutta onestà dire però che il posto dove vivo adesso, mi piace davvero.
Abbiamo il lungofiume

fiume

e le barche nella neve hanno la loro indubbia poesia

barche

così come le bacche rosse sui rami ghiacciati

bacche adda

E poi, la cosa più bella sai qual è?
Che non dormo su un divano a casa di mia madre con accanto un lettino da campeggio e una bimba appena nata.
E nemmeno in un letto vuoto di un'elegante e romantica camera in mansarda, circondata da legno, pietra e paure.
Ma in un'anonima stanza di una casa in affitto, accanto ad un marito contento.
E questo è sufficiente a cancellare qualsiasi nostalgia.

O chiòve o ammène u vìinde, a nnù nn nge ne frèche nìinde!
GRAZIE!

Aggiornamento del 09/02
Gentilmente segnalato da Ilike, gruppo musicale OESAIS; un altro gioco di autoironia
 

 
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