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Post n°323 pubblicato il 06 Maggio 2014 da ginoross
Lasciatemi qui fra i miei campi che ho vangato, arato e seminato per tutta la vita, nella mia casa, piena di crepe e di fessure, dove anche gli stracci profumano di buono. Qui tra le mie mura e la mia gente anche un povero contadino come me con la faccia arrostita dal sole, si sente un Re. E quando verrà la mia ora, portatemi in fondo al campo sotto una manciata di terra che mi farà da coperta e cuscino; potrò sentire ancora l'odore della stalla, il profumo del fieno il canto del gallo al mattino ed i cricri dei grilli la sera, e mi troverò bene come un nocciolo in una ciliegia. Questa poesia l'ho trovata sul sito della Civiltà contadina dell'Istituto Cazzulani,dove non dice chi ne è l'autore, un peccato, perchè è molto vera e molto bella . |
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INFO
IL PRINCIPE
“Sapete cos’è un cappello alpino?”.
È il mio sudore che l’ha bagnato
e le lacrime che gli occhi piangevano e tu dicevi:
“Nebbia schifa”.
Polvere di strade, sole di estati,
di pioggia e fango di terre balorde, gli hanno dato il colore.
Neve e vento e freddo di notti infinite,
pesi di zaini e sacchi, colpi d’armi e impronte di sassi,
gli hanno dato la forma.
Un cappello così hanno messo sulle croci dei morti,
sepolti nella terra scura,
lo hanno baciato i moribondi come baciavano la mamma.
L’han tenuto come una bandiera.
Lo hanno portato sempre.
Insegna nel combattimento e guanciale per le notti.
Vangelo per i giuramenti e coppa per la sete.
Amore per il cuore e canzone di dolore.
Per un Alpino il suo CAPPELLO è TUTTO.
poesia che Anto Criseri mi ha gentilmente donato...grazie
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