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Post n°363 pubblicato il 18 Aprile 2007 da noteinblu
Foto di noteinblu

Domenica - Prima Parte

Di nuovo Bill Evans, non sono originale d’accordo ma non m’importa.
La sensazione che tutte le parole che posso usare, tutte le note che posso permettermi di suonare, tutti i colori in cui posso intingere il pennello prima di arrivare allo scontro (o all’abbraccio) inevitabile con il bianco della tela, siano già appartenute ad altri, in altri tempi, mi è arrivata ieri sera, mentre guidavo, con il nastro anni ’80 che girava, ascoltando un meraviglioso Battisti anni ’70.
Pazienza, almeno in questo caso farò un’eccezione, facendo finta di niente.
Domenica portava un’agenda libera da impegni anche se, di classiche cose arretrate da sbrigare nella cura del “magazzino famigliare”, non c’era proprio carestia.
Il sole però invitava ad uscire e il pomeriggio che impegnava Alex mi sembrava abbastanza allettante e sicuramente annoverabile tra le situazioni da vivere col benestare della curiosità. Doveva andare a prestarsi come cameraman senza qualifica ad una sfilata di moda da spendere nel centro cittadino, in un luogo non meglio precisato come piazza del Buon convento.
La mia buona esperienza andata di simil-postino mi suggeriva un bell’enorme punto interrogativo da schiaffare sopra a quel luogo magico destinato alla ricercata sfilata.
In sella alla bicicletta (già di per se un bel traguardo), rassegnandomi a non ricevere alcuna risposta da dettagli ulteriori via cellulare, mi trovavo a puntare in centro senza la più pallida idea di dove indirizzare la mia camera d’aria ma facendo, in compenso, più attenzione possibile ad ogni segnale che potesse alterare il quieto vivere di un centro storico battezzato dalle 4 di pomeriggio.
Oltrepasso l’orologio, punto d’incontro di tre strade, con la via Emilia che arriva da Bologna e continua verso Faenza (RA) mentre via Mazzini e via Appia restano ferme lì, quasi a guardarsi perennemente in faccia. Non smetto di pedalare, nonostante nessuna lampadina mi si sia ancora accesa a proposito dello stradario su cui fantasticare che ripasso nella mia mente. L’illuminazione arriva appena schiaccio il tasto “invia” dell’ultima invocazione d’aiuto. Parcheggio la bici dopo essere stato rassicurato prima dalla musica e dalla voce della presentatrice che dal manifesto appeso all’ingresso di questa zona, da poco riqualificata, del centro di Imola.
Entro. Tanto pubblico.
Le attrattive del centro cittadino sono così frequenti e variegate che basta un evento qualsiasi per trasformarsi in bacino di interesse. Prendo posto vicino alla pedana rialzata, senza tenere conto del sole che non avrebbe mai allentato il suo abbraccio ai raggi di sole, trovando Alex intento nelle riprese di queste modelle di tutte le taglie e di tutte le età.
I vestiti non mi impressionano positivamente ma qualche ragazza è sicuramente degna di nota.
Ritrovo Penelope, lasciata a quella serata da giudice esattamente un anno prima, dove, da presentatrice, era finita a farmi da reggi-microfono per la mia breve ma intensa esecuzione.
Adesso, ad affrontare la sfilata con solo l’intimo e le calze addosso, mi offriva una nuova immagine da allegare volentieri al ricordo di lei.
Giro lo sguardo intorno, lo faccio sempre, con una mano a permettermi un contrasto decente sulle varie figure che affollano la piazza.
Di fronte a me riconosco uno dei due fratelli di Anna in compagnia della sua ragazza storica.
Sono sorpreso. La considero un’opportunità messa lì apposta dal destino, quasi a voler rimediare alla mia necessità di quel numero di cellulare, sempre memorizzato e subito ricancellato, di una ragazza che porterò sempre con me.
La sfilata finisce e mi dirigo verso di loro.
Dopo i convenevoli stringo sulla mia necessità.
Torno a scrivere quel numero con tutti quei 9 e a salvarlo sotto un emblematico “.”.
Devo usarlo, ma rimando perché sento che deve essere così.

continua...

 
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