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« sempre più vicina...l'ultimo incontro »

l'Esame che continua a spostarsi più in là

Post n°364 pubblicato il 19 Aprile 2007 da noteinblu
Foto di noteinblu

Ero in anticipo per l’esame a cui non avrei assistito e nessun appuntamento che mi potesse impedire di godere della bella giornata di sole, a spasso per una stupenda Bologna.
Sotto le due torri prendo via Castiglione.
Passo davanti a quel Liceo Artistico, che forse avrei voluto provare e sotto al portico delle scuole, immortalate nella trasposizione cinematografica di “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”.
Altri, tanti, sempre troppi, ricordi.
La SIAE era il punto di arrivo ma gli uffici ormai deserti mi avevano subito fatto riprendere la strada del ritorno.
La gelateria, resa così onirica dai racconti fantastici dell’Annalisa, aperta e qualche studente sull’entrata a gustarsi quel sapore che da troppo non mi concedo, mi aveva convinto ad una piccola sosta.
Cioccolato e limone, i miei due gusti preferiti, prendevano posizione sulla cialda a forma di coppetta.
Molto buono. Lo gusto sulla panchina, sotto al portico, attorniato da più giovani, baciato dal sole.
Riprendo il cammino, dopo aver lasciato i complimenti all’ultimo artista dei miei gusti, puntando quella bellissima piazza San Domenico, dove affrontare l’attesa di un sms.
Mi sdraio sulla panchina, Bologna intorno corre.
Uso la giaccia per appoggiare la testa, il cellulare sul petto e gli occhi chiusi sotto un bel cielo azzurro.
Fantastico sui momenti di Nicola.
Lo immagino seduto davanti alla commissione, impegnato dalle domande a cui deve risposta ma mi accorgo che è ancora troppo presto e allora, probabilmente, starà assistendo all’esame prima del suo o forse starà ripassando qualcosa all’ultimo momento.
Non posso entrare, me l’ha chiesto, ma sono lì anche se lui non lo sa.
Le caviglie sfregano sulla fine della panchina, senza soluzione.

Mi alzo.
È proprio una bella giornata e mi concedo una bella panoramica della piazza.
Chi si bacia, chi mangia, chi si fotografa o chi sta semplicemente fermo ad aspettare qualcosa, come me.
Noto una bella ragazza e la mia attenzione si concentra su quella figura appena schizzata di fronte al bar vicino all’incrocio col semaforo.
Mi avvicino camminando senza sapere il perché.
Inizio a credere di conoscerla e mi accorgo finalmente che è proprio Melissa.
La ragazza di Nicola.
Melissa: -“Abbiamo avuto la stessa idea!”
Ci sediamo sulla panchina, punto d’incontro dell’attesa comune, cercando di stemperare l’agitazione per quell’esito che dovrebbe raggiungerci via messaggio, portando con se felicità da condividere o tristezza, da trasformare in conforto per una bella persona a cui vogliamo bene entrambi.
Purtroppo la previsione della metà pomeriggio viene disillusa quando Nicola ci fa sapere di essere l’ultimo della lista e per di più con la commissione in ritardo sui lavori.
Le 19 è il termine ultimo e dobbiamo aspettare fino ad allora.
Ci raggiunge anche un’amica della mia compagna di attesa e, approfittando della città e della giornata che il cielo ci ha sbattuto sopra, iniziamo a fare un bel tour delle vetrine più prestigiose, commentando scarpe, borse e accessori vari.
Presto però arrivano di nuovo saluti e torniamo ad essere in due, a non poter far altro che aspettare.
Decidiamo, per consumare al meglio tutte quelle ore che ci separano dalla fine delle speranze e preoccupazioni, di prendere posto in piazza Maggiore, in uno dei tavolini offerti dal bar Vittorio Emanuele, con un bel frappè da 5,50Euro a testa da finire con la cannuccia.
Il sole cala piano piano dietro al comune mentre Bologna continua a passarci a fianco camminando.
Nicola telefona.
L’esame è rimandato al mercoledì successivo che, coincidendo con la Festa della Liberazione, slitterà ulteriormente al 2 Maggio.
Diciamo che io e Melissa non siamo proprio la figura della felicità ma forse è meglio così.
La possibilità di essere il primo della lista, più riposato, di poter contare anche sulle domande facili non già esaurite sugli altri candidati erano tutti punti a favore.
Lo stress per questa conclusione che continua a farsi sempre un po’ più in là era l’unico motivo di amarezza.

Ritroviamo Nicola all’ingresso del palazzo destinato al trionfo o alla tragedia e la sorpresa, nonostante il segreto svelato in precedenza a mezzo telefono, ce la offre lo stesso.
Intrecciamo i nostri racconti fatti di differenti attese, improvvisate sul medesimo tema, arrivando alla conclusione che è meglio così anche se è rimane un’infinita rottura di coglioni.
La fame e la stanchezza inizio ad affiorare, avendo la meglio sull’adrenalina e il nervosismo che hanno circolato nel corpo fino ad un attimo prima e così, visto l’anticipo sul treno, si decide per un McDonald d’inizio via dell’Indipendenza al quale io partecipo, naturalmente, solo nelle vesti di spettatore.
Sono stanchissimo.
Scendo a Imola (BO) e li lascio al resto del viaggio e della serata, sperando in quell’idea del mare da raggiungere insieme la domenica da realizzare.

 
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