Creato da noteinblu il 24/04/2006
inchiostro e carta

I miei link preferiti

 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

I miei Blog Amici

Ultime visite al Blog

avv.fbacchilegamanahnoteinblumarittiellagiuliano.alunni4anna545carlottaglmyourekiddingnicolettarambellidi.luna.nuovaspecial_k1983na.mattalacky.procinotanksgodisfridayantropoetico
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« Veramente un po' di tuttoLa pace ritrovata »

il Cancello di tante cose

Post n°358 pubblicato il 13 Aprile 2007 da noteinblu

del tempo più tangibile
Ieri mattina era destinato a partire alla grande. 4 ore di permesso mattiniero da sfruttare a dovere sotto le coperte, cercando di rimediare il più possibile tutto quel sonno arretrato rimasto li ad accumularsi ad ogni ora piccola e successiva sveglia della novella quotidianità.
L’unico limite era portato, piacevolmente, dal dovere di spettacolo delle 10.30, da cui lasciarsi affascinare insieme a Tiziana e a una classe dell’Oasi di Santa Teresa, luogo di tanti anni di ricordi della mia prima infanzia e appena oltre.
Il margine offerto dalla radiosveglia però, come troppo spesso accade, non riuscivo proprio a spremerlo fino all’ultima goccia, visto il rispetto preteso da quella maledetta sveglia biologica che mi faceva spalancare gli occhi intorno alle 8 appena passate. In piedi, senza soluzione.
La casa sgombra e un bel sole, con contorno di cielo azzurro per colazione, con il traffico delle scuole e la sua frenesia d’asfalto definitivamente valicato, a favore della più splendida tranquillità con sottofondo di cinguettio offerto da qualche uccellino.
Va bene anche così.
Prendo la chitarra e poco altro da assicurare allo zaino e in un attimo sono davanti a quel cancello che sento portare così tanto con se. Un periodo lontano e spensierato, senza troppo dovere e preoccupazioni da guarire con la ragione e ragioni da cercare, utili a mettere a posto la coscienza.
Sono lì fermo, fuori dal cancello ad aspettare mentre una classe è appena uscita per godere del campetto da calcio ricoperto dal sintetico che ha sostituito, negli anni, quel misto di sabbia e ghiaia così comodo per inventare con la scopa sempre nuovi circuiti per le macchinine.
Ci sono ancora i due canestri che tagliano idealmente il campo, offrendo una valida alternativa allo sport nazionale, riportandomi a tutti quei tiri che mi ero preoccupato di far andare a buon fine.
Quanto tempo e sembra tutto così straordinariamente reale, vicino, tangibile… sembra che basti solo allungare la mano per riprendersi tutto ma non è così, è solo la solita sensazione incatenata al forziere dei ricordi che come un piccolo tesoro si continua a conservare con la cura più pregiata.
Arriva Tiziana ed entriamo nella sala destinata alla lettura.
Prima di sistemarmi mi concedo un po’ di libertà per rivisitare quelle stanze e riconoscerne i cambiamenti, come una specie di prova delle differenze tra due disegni immersi nelle pagine da settimana enigmistica.
Arrivano le maestre che accompagnano i nostri piccoli e più preziosi spettatori.
La rappresentazione riesce bene e come non poteva con tutte quelle premesse che si portava dentro.
Tiziana racconta, io l’accompagno come il mio meglio mi permette, ogni tanto canto, portandoli ad urlare e scatenarsi un po’ più del necessario, come mi piace sempre fare.
Riceviamo i complimenti sinceri per la nostra esibizione e la promessa di continuare a collaborare nel prossimo futuro.
Sono felice.
del rimorso
A lavoro mi aspetta il furgone e una consegna in quel di Castelbolognese (RA) a cui sto facendo l’abitudine. Si torna nel grigio nonostante i colori sgargianti della primavera cerchino disperatamente di controbattere per tenermi su.
Passo davanti alla sede di Radio Rcb e il ricordo di quella volta che Anna mi coinvolse in una diretta in compagnia di una sua amica per un “non so quale programma” riaffiora naturalmente.
Era un periodo di transizione e lei poteva solo soffrire quella mia idea di Sara che era arrivata a disturbare la nostra storia.
Sulla scelta dei brani da mandare in onda, affidata alle nostre intenzioni, avevo accordato le mie preferenze ad “Aneurysm” di quei Nirvana per cui stavo attraversando una meravigliosa cotta e “Sally” dedicata, senza pudore e con cattiveria inutile, proprio a quella ragazza desiderata e ti chiedo scusa, Anna, ancora adesso per averti fatto male, una volta di più.
Di alcuni sbagli ci si accorge appena un attimo dopo averli fatti.
della speranza
Adesso avevo lasciato il furgone a ridosso del semaforo, con le quattro frecce inserite, per andare a tentare un’idea che mi era passata per la mente. Suono al citofono. Risponde una voce femminile che richiede un minimo di presentazione e di intenti.
Non so proprio come buttare fuori le mie intenzioni, così, su due piedi e allora si rassegna a farmi salire. Dopo le scale e l’ultima porta sono finalmente a faccia con la mia misteriosa interlocutrice. Le parlo del gruppo in cui suono, del cd di brani originali che abbiamo registrato con così tanta passione e impegno e di un pezzo, in particolare, che spicca per le particolari attitudini radiofoniche.
Lei, dal canto suo, senza poter scendere nei dettagli risponde più o meno così:
- “La nostra programmazione è di soli numeri 1 ma poco tempo fa mi hanno detto una cosa che unita a quella che mi stai dicendo tu adesso potrebbe…” Si precipita comunque subito a non alimentare false speranze anche se l’eventuale utilità del mio gesto è per me già motivo di sorriso.
- “Tu comunque portalo e segnala magari la canzone che vuoi proporre e vediamo cosa succede.”
La ringrazio e saluto incrementato dal suo biglietto da visita.
Il lavoro finisce sempre alle 18 e porta,come sempre, la cena e la doccia con se.
Poi la lezione di piano delle 19.15 e le prove col gruppo delle 20.
del sogno orientale
Alle 22 avevo appuntamento a Faenza (RA) con Y** e le maglie strette del tempo mi facevano ringraziare per quell’imprevisto che faceva saltare il piacere della sala prove a favore del mio sogno orientale.
La chiamo per anticipare e riesco ad averla al mio fianco alle 21.15.
L’occasione è il concerto di Matteo presso “l’altro caffè” ma la data ancora lontana prevista per l’inizio dell’intreccio di note mi porta a proporle di finire quell’interessante discorso intrapreso poche sere prima.
Lei si lascia accompagnare nelle stanze del mio appartamento opponendo, sulle prime intenzioni, espresse a voce in macchina, una piccola resistenza di facciata per poi farle scomparire definitivamente al momento di lasciare la macchina al parcheggio sottocasa.
Mi aveva   confessato di quel rapporto del giorno prima, avuto con suo amico, nel quale era venuta tre volte. Sarebbe stato anche il motivo di quell’unico orgasmo raggiunto con me, un me che finalmente poteva contare sul sostegno dell’abbondante scorta di preservativi, a disposizione nel comodino.
Sesso, solo sesso che mi ha fatto sentire squallido, come da tempo non provavo, senza quasi sentire, ne arrivare, al piacere.
Dopo una mezz’ora passata a vivere quel sogno orientale, sulla piazza singola offerta dalla mia cameretta, con la zanzariera sempre a presenziare come oggetto di disturbo, potevo ripensare a quello che avevo finalmente conquistato, dopo tanto fantasticare, mischiando quel poco di dolce a molto di amaro.
Arriviamo puntuali per l’esibizione di Matteo.
della passione
Il locale è pieno di appassionati, qualche faccia sconosciuta e musicisti, soprattutto.
La notizia della mia promessa e probabile direzione artistica, prevista per la stagione invernale, aveva già fatto il giro degli addetti ai lavori, scatenando anche una piccola irritazione per aver preso contatti senza avvertire nessuno.
Non ne riuscivo a capire il motivo, anche perché una data in più alla settimana, collocata apposta per non pestare il piede ad altre rassegne, in cui ospitare il movimento del Jazz doveva solo essere considerata una ricchezza in più, sia per il territorio che per la musica.
Il concerto inizia e sono in prima fila.
Rivedo Gioia ed è ancora più affascinante, per me, di quanto il ricordo me lo permette.
Ci salutiamo. Al momento dell’entrata in scena di qualche “guest” decido di defilarmi anche perché la bocca del sax di Claudio mi arriva a circa 10cm dall’orecchio destro e non è accettabile.
Ne approfitto per prendermi una piccola pausa e poter soddisfare la richiesta, datata al momento del mio ingresso, di M******, per poter scambiare due parole.
I vari discorsi lo portano a giustificare per l’ennesima volta la scelta di non inserire il mio progetto nella programmazione di cui è direttore artistico adducendo, come ulteriore freccia al suo arco, la motivazione della precedenza a chi fa il musicista di professione.
La sua immediata inquisitoria infatti recitava più o meno così:
- “Quanti anni hai?”, “Che tipo di studi (musicali) hai fatto?”, “Che lavoro fai?”.
Sull’ultima risposta, che non poteva essere altro che “l’operaio” avevo notato un lieve cambio di espressione che mi portava chiaramente al suo pensiero.
La scelta degli artisti da inserire in cartellone quindi, non verteva solo sulla qualità e attinenza, come reputo dovrebbe essere, delle proposte (e questo lo ammetteva candidamente, come se fosse la cosa più encomiabile del mondo) ma discriminava chi, come me, si fa il culo 8 ore al giorno, per 5 giorni alla settimana in un magazzino, trovando lo stesso tempo ed energie per tenere alta la bandiera della propria passione.
Una chiave di lettura particolarmente criticabile visto che, molto spesso, chi si definisce professionista, è tale solo perché ha impegni di tipo formativo, in scuole pubbliche o private e, si concede, molto spesso, a seguire progetti per cui non nutre particolare trasporto ma che fanno convergere, nelle proprie tasche, i soldi necessari al quieto vivere.
Altro filo sottile che intreccia tutto questo sottobosco è quel “non detto” a proposito del dare e dell’avere. Le programmazioni delle varie e più disparate rassegne Jazz, viene naturalmente affidata ad esperti del settore, nella stragrande maggioranza a musicisti che si preoccupano, sì di ricevere materiale e valutarne il contenuto, ma anche di proporre a loro volta, i propri progetti.
Capita quindi che se “A” inserisce “B” nel proprio programma, “B”, probabilmente, si sentirà onorato di ritagliare uno spazio ad “A” nel suo.
Il mio non essere musicista ma solo cantautore, mi ha sempre riservato un posto da emarginato all’interno della scena Jazz, proprio perché qualità riconosciuta a fatica, appartenente ad una perenne situazione di confine stilistico.
Il mio vagabondare, portando in dono quel cd dalle mille speranze, con il desiderio di vedere riconosciuta la passione, l’investimento, gli sforzi, l’eventuale talento, stava adesso rivelando la sua profonda inutilità.
Non so se fino all’ultimo la parola che mi è stata data dal gestore del locale sarà mantenuta, lo metto sempre in conto visto quel po’ di esperienza del settore che posso permettermi, ma sicuramente, se potrò decidere qualcosa, non lascerò corrompere le mie scelte dal pensiero di una controparte da riscuotere.
Finirei col diventare anch’io parte del problema e preferisco restare, ancora e sempre, solo dalla parte della musica, come spero e sono sicuro, d’altronde, ci sono e restano, tante altre persone.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Commenti al Post:
Paola91PeG
Paola91PeG il 13/04/07 alle 21:00 via WEB
Buon weekend... Passa anke da me... 1 Super Saluto ti aspetto nel mio blog *Paola*
(Rispondi)
 
 
noteinblu
noteinblu il 14/04/07 alle 22:20 via WEB
Grazie e ricambio volentieri l'augurio per un Buon Weekend! Sono passato, Andrea
(Rispondi)
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.