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Messaggi di Ottobre 2020
Post n°329 pubblicato il 21 Ottobre 2020 da pasquale.zolla
La recrudescenza del Covid-19 Era stato più volte detto del ritorno del coronavirus dopo l’estate, ma nessuno ci faceva caso anche perché ognuno aveva maturato in sé la propria resistenza personale al contagio. Nei giovani e non solo si è insinuata la convinzione che il Covid-19 fosse una minaccia solo per una fascia ristretta della popolazione e che il rischio, oggi, non è alto quanto vogliono far credere con le proiezioni giornaliere nei tg. E, presi dal desiderio di fare le cose della vita di come le facevamo prima, quelle proiezioni vengono prese con scetticismo e sottovalutazione, cosa che ci sta riportando alla vita a singhiozzo di qualche mese e che ci sta avvicinando sempre più al punto di non ritorno, a quella soglia che separa il regime di linearità a quello di non linearità, con l’aggravarsi della situazione a dismisura e molto rapidamente. Questa epidemia del coronavirus la si fronteggia innanzitutto con la consapevolezza di rispettare l’importanza della struttura territoriale circostante senza aspettare che un’altra azione muscolare venga dall’alto o dalle Regioni. È necessario che il nostro comportamento sia di responsabilità verso se stessi e verso gli altri, senza minimamente sottovalutare la situazione per non vedere il rischio reale che si sta correndo. Il nostro comportamento di irresponsabili ci sta riportando rapidamente di nuovo ai livelli della scorsa primavera. Non facciamo come quel qualcuno che in primavera riteneva che erano solo tuoni ciò che si diceva della pandemia che ha seminato morte. Ritorniamo alle norme di aprile che valgono vite. Quindi: distanti, ma uniti. Altrimenti potremmo fermarci per sempre. Sakrifete ògge, pe kambà kraje Nu dettatóre, ditte kurunavirusse, u kambà nustre have skumbussulate, facènne sì k’a vite sóp’a tèrre éje mberikule d’èsse vìje spazzulate akkume a ‘na paghjuzze d’ò’ vinde. Mbrònde sime a nu sciòkke pe tutte. Nesciuna prutezjòne pussibele pare. U kase ka ci’have arravugghjate nu kase allasakrése éje state, mbrevedibele, nguvernabele. Ci’have fatte sènde tuttekuande mbutènde. Ma stu sciòkke se póde avvatte sckitte si tuttekuande anzime ‘na blukkate dime ò nustre mude de fà p’i strate è dinde i kafè. U jèrme sengalanne stà ‘a mòrte pessèmbe d’u mude de penzà gnune pe sè. ‘A lebertà nenn’éje ‘na prubjetà sckitte de vune. Nesciune da sule se skambe. ‘A lebertà dind’a cifre suje chjù avete stà anzime éje. Kuèste éje ‘a lezjòne chjéne de celizje de stu jèrme ka ce dice ka fernute éje u timbe de kambà gnune pe sé è akkumenzate éje u timbe de kambà ke l’avete è pe l’avete, k’ammòre è p’ammòre. È p’u putè vènge necessarje éje ka gnune arretòrne a respettà i rèvele, a stà dind’a kase è ascì sckitte si éje ndespenzabele. Arrekurdamece ka è papanònne nustre kumannate fuje de nguèrre jì! A nuje ce s’addummanne d’assettate stà Sópe ò’ uttumane. Kuiste sònne jurne determenande è tuste avima tenè, sapènne ka si vengime u avvenì sarrà nustre. Fremmamece mò pe fuje chjù fòrte assaje kuannèkraje!
Sacrificati oggi, per vivere domani Un tiranno, chiamato coronavirus, ha sconvolto la nostra vita facendo si che la vita sulla terra è a rischio di essere spazzata via come un fuscello di paglia dal vento. Siamo di fronte ad un trauma collettivo. Nessuna difesa possibile sembra. L’evento che ci ha travolti è stato un evento inatteso, imprevedibile, ingovernabile. Ci ha fatti sentire tutti inermi. Ma questo trauma si può sconfiggere solo se tutti insieme una frenata diamo ai nostri comportamenti per le strade e nei bar. Il virus sta segnando la morte definitiva dell’ideologia individualista. La libertà non è una proprietà del singolo. Nessuno da solo si salva. La libertà nella sua cifra più alta è solidarietà. Questa è la lezione dolorosa di questo virus che ci dice che è finito il tempo di vivere ognuno per se stesso ed è cominciato il tempo di vivere con gli altri e per gli altri, con amore e per amore. E per poterlo vincere è necessario che ognuno ritorni a rispettare le regole, a stare in casa e uscire solo se è necessario. Ricordiamoci che ai nonni nostri fu ordinato di andare in guerra! A noi ci si chiede di stare seduti sul divano. Questi sono giorni decisivi e dobbiamo tenere duro, sapendo che se vinciamo il futuro sarà nostro. Fermiamoci oggi per correre più veloci domani!
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Post n°328 pubblicato il 11 Ottobre 2020 da pasquale.zolla
La favola dell’uguaglianza tra le persone Sento spesso definire “razzista” una persona che a volte anziché usare la parola “nero” usa “negro”, come è successo a Fausto Leali al Grande Fratello, che gli è costata tra l’altro l’espulsione dalla casa. Penso, visto i precedenti rapporti con i “neri” (cantanti e non solo) che “negro” non l’abbia detto per offendere il fratello di Balotelli, ma è stato solo per sottolineare con quel termine le etnie diverse delle persone. Tra l’altro, se diamo uno sguardo al passato, la Storia ci insegna che le persone hanno sempre avuto bisogno di etichette per definirsi chi sono. Per centinaia di anni, le persone hanno categorizzato le altre come essere inferiori per sentirsi più potenti, per cui colore, genere, classe, religione, handicap fisici, orientamento sessuale o politico, estrazione sociale, sono stati (e sono purtroppo ancora oggi) alcuni dei criteri per cui una persona viene distinta da un altro. Per ogni persona che si ritiene superiore, un’altra deve essere inferiore. Per cui l’essere tutti le persone uguali è stata, è, e rimarrà utopia, anche se tutti, aldilà delle differenze, hanno gli stessi sogni, le stesse speranze, le stesse paure, gli stessi punti di forza e e le stesse debolezze. Ci sarà veramente un domani in cui tutti le persone saranno veramente uguali? La Storia ci dice che quel giorno non arriverà mai, perché le differenze danno uno scopo, sia esso buono o cattivo. Alcuni le vedono come un’opportunità per cercare di essere in tutti i modi ciò che non sono, mentre altri ne approfittano per denigrare chi li spaventa. Penso che gli unici momenti in cui le persone sono veramente tutti uguali siano nella nascita, nella morte e in una festa danzante, nel ballo, in cui la partecipazione delle persone è guidata, nel suo muoversi, dalla musica, perché il ritmo crescente e decrescente detta loro le mosse, e i loro cuori e le loro menti tengono il ritmo. In una discoteca o in un ballo di gruppo ogni persona ha il proprio posto sulla scena e ogni voce viene ascoltata. La melodia colma le distanze e celebra le affinità. E alla fine della serata tutti si sentono meglio per aver ballato insieme. Credo veramente che questo sia un momento di vera uguaglianza tra le persone. Peccato, però, che non si può ballare per tutta la vita. E allora l’unico rimedio che resta alle persone in vita è quello di cercare di restare piccoli quando serve, affinché gli altri possano sentirsi alti! Solo così la parola “razzista” potrà non essere più udita anche perché si vivrebbe la propria vita senza badare alle diverse caratterizzazioni che accompagnano l’umanità! Sckitte nd’a nascete è nd’a mòrte i perzòne ùuàle sònne Tutte i perzòne ùuàle nascene, assènne kacchje de nu stèsse areve, ma éje l’uneka vóte ka u sònne. ‘A ùuàghjanze nu deritte éje, ma nge stà putére umane k’arrjusciarrà maje a ‘a rènne nu fatte. ‘N’nòme d’a relegiòne, se turturéje, se perzekutéje, fanòje s’avezene. Sòtte u pastrane d’i idulugìje, se massakréje, se turturéje è s’accide. ‘N’nòme d’a justizje, k’a paròle éje ùuàle pe tutte, ngalére se mannene chjù i ‘nnucinde ka i marjule. ‘N’nòme d’u ammòre p’u pròbete Pajése ò p’a pròbeta razze ati Pajìse se udjèjene, i se smerdjèjene, i se sfracèllene. ‘N’nòme d’a ùuàghjanze è d’a fraternetà se zambjèjene è turturèjene. Fine è mizze ninde ngumune tènene, i mizze òtre i fine vanne. Avima arrekanòsce ‘a chjéna ùuàghjanze de tutte i perzòne mbacce a Dìje è a’ lègge, è nd’i guvèrne. U avima fà nò pekkè d’i mòmmabbìje vantaggiuse éje, nò pekkè i lègge de Dìje u vònne, è nò pekkè i perzòne de l’ati Pajìse u bramèjene. U avima fà p’a ragiòne uneke è funnamendale p’a kuale éje kurrètte u fà. Ògge, puttròppe, sckitte nd’a nascete è nd’a mòrte i perzòne ùuàale sònne.
Solo nella nascita e nella morte le persone sono uguali Tutte le persone nascono uguali, essendo rami di uno stesso albero, ma è l’unica volta che lo sono. L’uguaglianza è un diritto, ma non esiste potere umano che riuscirà mai a renderlo un fatto. In nome della religione, si tortura, si perseguita, pire s’innalzano. Sotto il manto delle ideologie, si massacra, si tortura e si uccide. In nome della giustizia, che a parole è uguale per tutti, si puniscono più gli innocenti che i colpevoli. In nome dell’amore per il proprio Paese o per la propria razza altri Paesi si odiano, li si disprezza, li si massacra. In nome dell’uguaglianza e della fratellanza si opprime e si tortura. Fini e mezzi non hanno nulla in comune, i mezzi vanno oltre i fini. Dobbiamo riconoscere la propria uguaglianza di tutte le persone di fronte a Dio e alla legge, e nei governi. Lo dobbiamo fare non perché economicamente vantaggioso è, non perché le leggi di Dio lo impongono, e non perché le persone di altri Paesi lo desiderano. Lo dobbiamo fare per la ragione unica e fondamentale per la quale è corretto farlo. Oggi, purtroppo, solo nella nascita e nella morte le persone sono uguali.
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Post n°327 pubblicato il 06 Ottobre 2020 da pasquale.zolla
Madonna del Rosario L’origine della Madonna del Rosario è stata attribuita all’apparizione di Maria a San Domenico nel 1208 a Prouille, nel primo convento da lui fondato. La Chiesa cattolica celebra la festa della Madonna del Rosario il 7 ottobre; festa che fu istituita con il nome di Madonna della Vittoria da papa Pio V a perenne ricordo della battaglia di Lepanto, svoltasi appunto il 7 ottobre del 1571, nella quale la flotta della Lega Santa (Spagna, Repubblica di Venezia e Stato della Chiesa) sconfisse quella dell’impero ottomano. Papa Gregorio XIII la trasformò in festa della Madonna del Rosario: i cristiani attribuirono il merito della vittoria alla protezione di Maria, che avevano invocato recitando il Rosario prima della battaglia. Di seguito riporto il Messaggio dato dalla Madonna del Rosario a Jacarei il 9 ottobre del 2016: “Cari figli, oggi, mentre mi contemplate come la Signora del sacratissimo Rosario, vengo dal Cielo per dirvi: Io sono la Signora del Rosario! Questa arma di salvezza, questa potente preghiera che ho dato al mio figlio Domenico, ha salvato il mondo dall’eresia albigese. Questa potente arma nelle mani dei miei figli al momento della battaglia di Lepanto ha salvato il mondo una seconda volta, salvò il cattolicesimo dall’essere sterminato dai nemici di mio figlio. E ora alla fine di questo tempo cattivo, dell’apostasia e della grande tribolazione in cui vivete, il mio Rosario sarà di nuovo l’arma che salverà il mondo una terza e ultima volta. Sì, figli miei, mio Figlio vuol salvare il mondo attraverso il Rosario, in modo che tutto il mondo riconosca che questa salvezza della vostra generazione è opera mia. E così, tutto il mondo mi riconoscerà come Regina, Mediatrice e Corredentrice dell’umanità e il mio Cuore Addolorato sia venerato accanto al Sacro Cuore del mio Figlio Gesù, come Egli desidera e tanto ha chiesto alla mia figlie Berta Petit e alla mia figliolina Suor Lucia Fatima. Pertanto, la salvezza del mondo, la conversione dei peccatori, la pace nel mondo in questo tempo cattivo in cui vivete sarà interamente mia opera. E Io farò questo con la preghiera più semplice, più sobria e che tanti superbi disprezzano: il mio Rosario. Attraverso di lui convertirò i peccatori, farò molti miracoli di conversione e di trasformazione dei cuori, salverò molte nazioni. E, infine, porterò tutta l’umanità a ritornare al mio Signore, al suo Dio di salvezza e di pace! Io sono la Signora del sacratissimo Rosario, e oggi chiedo di nuovo che rinnovate l’amore dei vostri cuori al mio Rosario. Mai recitate il mio Rosario con freddezza miei figli, perché altrimenti Mi farete soffrire e piangere come un giorno un mio figlio di nome Herman mi ha fatto, per pregare il Rosario con freddezza, senza amore né devozione. Voglio che preghiate il mio Rosario con fervore, con i vostri cuori veramente ardenti della mia Fiamma d’Amore, in modo che mi diate gioia. E un giorno io possa venire a cercarvi nel giorno della vostra morte, bella, tutta gloriosa e luminosa per portarvi con me in Cielo, dove io vi darò l’esperienza e provare delizie meravigliose. Vi Farò vedere le meraviglie di Dio e, soprattutto, metterò sulle vostre teste, anche corone di gloria come riconoscimento e remunerazione per le corone di rose che voi tutti i giorni avete messo sulla mia testa sulla Terra pregando il mio Rosario. Io sono la Signora del Sacratissimo Rosario e di nuovo qui in Jacarei, in questo Santuario, che è la terra del mio Rosario. Dove il mio Rosario è tanto amato, pregato e divulgato dal mio figliolino Marco, che ha registrato più di 300 rosari per Me finora e li ha divulgati nel mondo, facendo che migliaia e addirittura milioni di miei figli lo pregassero ogni giorno . Qui dove il Rosario è veramente amato, pregato e propagato, di nuovo voglio versare le mie grazie d’amore su tutti voi. Pertanto, diffondendo ancora di più la preghiera del mio Rosario e così il regno di Satana sarà distrutto da Me e il mio Cuore Immacolato trionferà. Vivete i miei Messaggi con amore ogni giorno e seriamente, perché in breve la mia voce tacerà. E come ho detto al mio figliolino Marco all’inizio delle mie Apparizioni Qui, nel tempo del Castigo i miei Messaggi saranno più cercati dell’acqua nella stagione secca. Ma la mia voce già sarà in silenzio e coloro che non mi vollero ascoltare ora che la mia voce risuona ai quattro angoli della terra, in quel tempo duro del Castigo, non potranno più trovarmi. Venite a me, ora che mi lascio trovare da voi, che sono così vicina a voi come l’aria che respirate. Che sono qui giorno e notte dando le mie benedizioni, le mie grazie e il mio amore per voi. E allora vi prometto figliolini che riceverete tutte le grazie del Signore per mio intermedio, e poi la vostra vita sarà cambiata da terra in cielo. Fate crescere ogni giorno il vero amore, l’amore filiale per Dio e per Me nei vostri cuori, attraverso una vera e continua ascesi. Cioè, con una continua ascesa verso Dio, una salita e una crescita per l’unione totale con Dio ogni giorno con molte preghiere, meditazioni dei miei Messaggi, suppliche e soprattutto pregando molto gli atti d’amore qui che vi ho insegnato. Mercoledì verrò con il mio Figlio Gesù, per dare di nuovo la benedizione per il mondo e per il Brasile. Tutti vi benedico ora con amore da Fatima, da Pompei e da Jacarei” L’ho trascritto così come trovato, senza cambiare neppure una virgola.
Grazjòne a’ Madònne d’u Sande Rusarje Ò Aùste Regine d’u Sandisseme Rusarje, suvrane d’u Paravise, ò kuje nòme i cile s’allerèjene, ndenucchjate è pite tuje nda stu jurne sulènne d’a fèsta tuje p’i trjumbe sópe a sta tèrre, k’a kumbedènze de fighje i nòstre mesèrje te decime. Ò Marìje, u uarde tuje pjetuse vèrze de nuje arrevute, sóp’è nòstre famighje è kumbassjòne te pighje d’i affanne è d’i trumminde k’a vite amare ce rènnene. Fatte vedè da tutte kuale Tu sì, Regine de pace è de perdune. Nuje nda tè chjenamènde kumbedame, ce andenucchjame è pite tuje è ce abbannuname dinde i vrazze tuje dind’a ‘ttése d’i nzuspurate grazje. Ò Mamma nòstra kare, ò uneka tane d’i pekkature, ò suvrane kunzulatrice d’i affritte, sìje Tu nda ògnè luke benedètte, ògge è sèmbe, ndèrre è ngile! Preghiera alla Madonna del Santo Rosario O Augusta Regina del Santissimo Rosario, sovrana del Paradiso, al cui nome si rallegrano i cieli, prostrati ai tuoi piedi, in questo giorno solenne della tua festa per i trionfi sulla terra, con la confidenza di figli ti esponiamo le nostre miserie. O Maria, il tuo sguardo pietoso volgi verso di noi, sulle nostre famiglie e ti prenda compassione degli affani e dei travagli che la vita ci amareggiano. Mostrati a tutti qual sei, Regina di pace e di perdono. Noi confidiamo pienamente in te, ci prostiamo ai tuoi piedi e ci abbandoniamo tra le tue braccia in attesa delle sospirate grazie.. O Madre nostra cara, o unico rifugio dei peccatori, o sovrana consolatrice degli afflitti, sii Tu ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo!
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Post n°326 pubblicato il 03 Ottobre 2020 da pasquale.zolla
Francesco d’Assisi San Francesco (Assisi 1881/82 - !226) è stato un religioso e grande poeta italiano. Diacono e fondatore dell’ordine che da lui prese il nome, è venerato come Santo dalla Chiesa cattolica e anglicana. È stato proclamato, assieme a Santa Caterina da Siena, patrono d’Italia il 18 giugno 1939 da papa Pio XII e il 4 ottobre ne viene celebrata la memoria liturgica in tutta la Chiesa cattolica. Francesco d’Assisi testimonia da sempre il rispetto per tutto ciò che Dio ha creato, senza sperimentare sul creato per distruggerlo; aiutarlo a crescere, a essere più bello e più simile a quello che Dio ha creato. Testimonia anche che l’uomo è chiamato a custodire l’uomo, che l’uomo sia al centro della creazione, al posto dove Dio lo ha voluto. Francesco è stato uomo di armonia e pace! Kare Sambrangiske Tu ka haje destemunjate u ammòre de Dìje pe tuttekuille k’éve krjate, ajutece a te ‘mmetà nd’u kundemblà ‘a krjazjòne kume u lastre d’u Krjatòre; a dengrazjà Dìje p’u rjale d’a krjazjòne; a avè sèmbe respitte p’ògnè krjature pekkè ‘ spressjòne d’u ammòre de Dìje è a rekanòsce nda ògnè kòse krjate nu tatucce nustre. Ajutece a avvrazzà i vecènne d’i ummene d’a nòstre djetà; i prubléme defficele d’a sucetà, d’i mòmmabbìje, d’a puliteke è d’a kulture; tuttekuande i suffrènze de l’òme d’ògge, i dubbje suje, i svannaminde suje, i suje tendennaminde, i suje kumblessetà è i ngujetutene suje. ‘A pussebeletà a mè dà de pratekà ‘a luvére karetà è d’avè nu kòre arrapirte a tuttekuande i necessetà d’i tatucce nustre p’avè nu jurne i kunzulazjune d’u Cile!
Caro San Francesco Tu che hai testimoniato l’amore di Dio per tutto ciò che ha creato, aiutaci ad imitarti nel contemplare la creazione come lo specchio del Creatore; a ringraziare Dio per il dono della creazione; ad avere sempre rispetto per ogni creatura perché espressione dell’amore di Dio e a riconoscere in ogni essere creato un nostro fratello. Aiutaci ad abbracciare le vicende degli uomini della nostra epoca; i difficili problemi sociali, economici, politici e culturali; tutte le sofferenze dell’uomo d’oggi, i suoi dubbi, i suoi sbandamenti, le sue tensioni, i suoi complessi e le sue inquietudini. La possibilità ottienimi di praticare la vera carità e di avere un cuore aperto a tutte le necessità dei nostri fratelli per avere un giorno le consolazioni del Cielo!
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Inviato da: cassetta2
il 14/02/2024 alle 18:49
Inviato da: pasquale.zolla
il 25/11/2023 alle 12:53
Inviato da: cassetta2
il 19/11/2023 alle 17:05
Inviato da: pasquale.zolla
il 17/10/2023 alle 18:41
Inviato da: amorino11
il 25/07/2023 alle 19:11