pensierixcaso

l'impatto....

E' un periodo particolare questo per me, la community mi aiuta a svariare un po', un sorriso, un po' di gioco, non fanno che bene.... ciò non toglie che, al di là della mia situazione personale c'è un'aria pesante in giro, che arriva fin qui, nei blog degli amici, declinata secondo le sensibilità di ognuno.

Siamo ancora nel pieno della "crisi", la maggior parte di noi sta ancora "bene" grazie al "welfare" che ha aiutato la generazione dei nostri padri e delle nostre madri a lasciarci qualcosa di solido. Non di meno il quadro è capovolto, e anche qui, nel gruppo di amici che frequento quasi quotidianamente, dietro lo scherzo e l'ironia, trapela l'angoscia di questo quadro capovolto, davanti non abbiamo più una rassicurante prospettiva rinascimentale ma solo un mare piatto, dal quale temiamo prima o poi di veder emergere le mitiche colonne d'ercole.

Corollario di questa situazione una strategia - che definire politica è fuori luogo - che gioca con le nostre sensibilità e le nostre insicurezze e ci incita a scagliarci contro il diverso da noi, i rom, gli immigrati, i clandestini, il semplice vicino di casa..... questa strategia cerca di dipingere noi italiani come un popolo retrogrado, razzista, cattivo, violento, e il popolo italiano, me compresa, abbocca....

La strategia dell'accoglienza. Non cercate di raccontarmi che l'accoglienza com'è gestita in Italia sia una questione di solidarietà. L'unica solidarietà che vedo qui è con le cooperative degli amici e "figli/fratelli di" che su questa cosa lucrano, sulle spalle di noi italiani e sulla pelle dei disgraziati (nel senso, letterale, di "caduti in disgrazia") che dicono di voler accogliere.

L'accoglienza in Molise: non conosco il numero preciso, non è elevato, visto che la regione ha una popolazione di circa 300.000 abitanti. Li hanno ospitati in strutture alberghiere e in edifici comunali riattati, in paeselli sperduti (tolti 3 o 4 centri urbani il Molise è fatto tutto di paeselli arroccati sulle colline) senza metropolitane e servizi di linea. Chi vuole e deve muoversi lo fa con mezzo proprio. Così i fortunati pendolari che ancora  si sbattono quotidianamente su e giù per le strade statali per portare a casa uno stipendio medio/basso, incontrano quotidianamente gruppi di gioviali e allegri giovanotti africani, puliti, vestiti all'ultimo grido, berretto, iphone e occhiali da sole che vanno a spasso o fanno jogging, oppure organizzano la partitella a pallone.... 

Io tutti questi profughi disperati, laceri, contusi e in fuga da paesi in guerra non li vedo, ma non fa niente; se il soggiorno in albergo minimo tre stelle o presso cooperative che ti lasciano l'unico onere di dormire, lavarti, far colazione, andare a spasso e tornare per l'ora di pranzo ti rimette al mondo, dal punto di vista umano non ho nulla da eccepire.

Ma c'è un errore di fondo. E' un errore di stampo cattocomunista. In Italia siamo tutti cattolici quando ci fa comodo, cattolici adulti come diceva Romano Prodi, che significa "sono cattolico e credente, pure praticante, ma per le mie cose decido come voglio, al limite sei tu, chiesa, che devi adeguarti al mio modo di vedere il mondo".

C'è però una frase mitica, di stampo cattolico, che è rimasta impressa nel DNA italiano, e che risale alla cacciata di Adamo ed Eva dall'Eden per la nota faccenda della mela, questa frase recita: "tu, uomo, lavorerai con sudore", trattavasi - evidentemente - di una maledizione.

Questa frase, dicevo, ha marchiato a fuoco il popolo italico.

Per noi italiani dover lavorare ed eventualmente sudare per farlo, è una maledizione, un ignominia, un ingiustizia.... e da questo peccato originale è marchiata pure la cosiddetta "accoglienza".

Io non sono contraria all'accoglienza di persone più sfortunate di noi, anche se, da essere razionale, non posso fare a meno di chiedermi quanto questo sistema di accoglienza ad almeno tre stelle (che poi è quello pubblicizzato, ci sono altri tipi di accoglienza, fatti di clandestini ammassati in campi di fortuna senza diritti e senza assistenza di cui non è politicamente corretto parlare) alimenti il traffico di vite umane che si svolge tra le coste africane e quelle italiane. 

Però - evidentemente non sono abbastanza cattolica - io credo che il lavoro sia l'unico mezzo di promozione e difesa della dignità umana. Io con il mio lavoro partecipo alle necessità della società e da questa sono ripagato, io, individuo, lavoro per vivere e anche per il benessere collettivo. Il lavoro è responsabilità di se stessi e degli altri, non è una gogna da subire.

Ora, penserete tutti, qua lavoro non ce n'è, cosa s'è bevuto la geisha stamattina?

Voglio dire, se questi clandestini/profughi/migranti, che dir si voglia, venissero accolti in strutture, con l'onere non solo di essere nutriti, calzati, vestiti, ma anche di prendersi cura di queste strutture, lavarle, pulirle, gestirle, lavorando anche in cooperative vere, che offrano servizi veri alla società in cambio del vil denaro (checchè ne dica Francesco), collaborando con strutture italiane e creando così posti di lavoro veri per tutti (bianchi, neri, rossicci e gialli).... ecco, questa è un accoglienza che mi piacerebbe.

Al mattino andando al lavoro e percorrendo la statale non avrei in testa brutti pensieri di stampo razzista - che non condivido lontanamente ma che purtroppo sorgono in automatico - né guarderei torva l'ennesimo africano (pulito, ben nutrito, ben vestito) che pretende sorridendo il mio carrello della spesa per mettersi in tasca un euro...

è poco, ma sarebbe tanto.... 

buon fine settimana ;)