Il mondo dei libriOgni lettore, quando legge, legge sé stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che è offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso. [Il tempo ritrovato-Proust Marcel ] |
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ULTIMI COMMENTI
DACIA MARAINI
Se amando troppo
si finisce per non amare affatto
io dico che l’amore è una amara finzione
quegli occhi a vela che vanno e vanno su onde di latte
cosa si nasconde mio dio
dietro quelle palpebre azzurre
un pensiero di fuga
un progetto di sfida
una decisione di possesso?
la nave dalle vele nere
gira ora verso occidente
corre su onde di inchiostro
fra ricci di vento
e gabbiani affamati
so già che su quel ponte
lascerò una scarpa, un dente e buona parte di me
« IL LIBRO NERO DEI BAMBIN... |
IL PADRONE DI CASA
Post n°23 pubblicato il 14 Dicembre 2008 da custon
Non è facile descrivere la condizione di prigionia in cui si trova il genere umano in un romanzo di 156 pagine, tentando anche di trovare possibili “vie di fuga”. Il padrone di casa del giornalista Alberto Samonà, appena pubblicato per Robin Edizioni di Roma, ci prova. E per farlo, prende ad esempio la vita di un affermato intellettuale, studioso di esoterismo e simbologia religiosa, protagonista delle pagine di questo romanzo. Tutta la narrazione si concentra in dodici lettere che l’intellettuale in questione scrive ad una misteriosa amica lontana, che vive a Caracas o forse altrove, ma sulla reale esistenza della quale c’è più che un sospetto: è infatti possibile che l’amica altro non sia che la coscienza dello stesso protagonista, la quale non risponde mai alle lettere che l’autore le scrive, restando in un eloquente silenzio. Il libro prende le mosse da un evento esterno che suona come uno shock per il protagonista, poiché è da quel momento che egli comprende che il proprio sapere accumulato in anni di studi non lo aiuterà a “risvegliarsi”, ma che per farlo, o quantomeno per tentare, è necessario tornare alla semplicità di una relazione con se stesso. Di questa rinnovata consapevolezza l’uomo scrive nelle lettere che invia alla misteriosa amica, che appaiono ad occhi attenti anche come tappe di un mistico viaggio inziatico che il protagonista intraprende: non un viaggio “fisico”, ma più sottile, che attraversa le porte della conoscenza ordinaria per giungere verso la frontiera della vera comprensione, possibile solamente attraverso la padronanza della macchina umana. Solo allora, il padrone (il sé) può fare ritorno nella casa che gli appartiene e che per adesso è abitata da una folla di gregari che si sostituiscono indebitamente al legittimo proprietario. Un romanzo epistolare quello di Samonà, in cui l’autore pare avere ben chiari i propri riferimenti “esoterici”, ma dei quali volutamente non parla in modo diretto: un modo elegante, che scongiura il rischio che questo libro di narrativa si trasformi in un saggio. Alberto Samonà, proveniente da un’antica famiglia siciliana, è giornalista professionista. All’attività professionale (si ricordano i suoi articoli di cronaca giudiziaria su numerosi quotidiani siciliani e nazionali) affianca da sempre gli studi tradizionali. Ha pubblicato i libri Le colonne dell’Eterno presente (2001) e La Tradizione del Sé (2003). È autore di testi teatrali sulla spiritualità sufi e su Giordano Bruno. |
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"Gomorra"
di Roberto Saviano
"La cattedrale del mare"
di Ildefonso Falcones
di Antoine de Saint Exupérie
di Jostein Gaarder
di Irvine Welsh
di Marilù S: Mancini
“Dolores Claiborne”
Stephen King
“Non ti muovere”
di Margaret Mazzantini
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E COSÌ VORRESTI FARE LO SCRITTORE
Se non ti esplode dentro
a dispetto di tutto,
non farlo.
a meno che non ti venga dritto dal
cuore e dalla mente e dalla bocca
e dalle viscere,
non farlo.
se devi startene seduto per ore
a fissare lo schermo del computer
o curvo sulla
macchina da scrivere
alla ricerca delle parole,
non farlo.
se lo fai solo per soldi o per
fama,
non farlo.
se lo fai perché vuoi
delle donne nel letto,
non farlo.
se devi startene lì a
scrivere e riscrivere,
non farlo.
se è già una fatica il solo pensiero di farlo,
non farlo.
se stai cercando di scrivere come qualcun altro,
lascia perdere.
se devi aspettare che ti esca come un
ruggito,
allora aspetta pazientemente.
se non ti esce mai come un ruggito,
fai qualcos'altro.
se prima devi leggerlo a tua moglie
o alla tua ragazza o al tuo ragazzo
o ai tuoi genitori o comunque a qualcuno,
non sei pronto.
non essere come tanti scrittori,
non essere come tutte quelle migliaia di
persone che si definiscono scrittori,
non essere monotono o noioso e pretenzioso, non farti consumare dall'auto-compiacimento.
le biblioteche del mondo hanno
sbadigliato
fino ad addormentarsi
per tipi come te.
non aggiungerti a loro.
non farlo.
a meno che non ti esca
dall'anima come un razzo,
a meno che lo star fermo
non ti porti alla follia o
al suicidio o all'omicidio,
non farlo.
a meno che il sole dentro di te stia
bruciandoti le viscere,
non farlo.
quando sarà veramente il momento,
e se sei predestinato,
si farà da
sé e continuerà
finché tu morirai o morirà in
te.
non c'è altro modo.
e non c'è mai stato.
Charles Bukowski
UNA STORIA DI AMORE E DI TENEBRA – AMOS OZ
Capivo il suo dolore: papà aveva un rapporto quasi carnale con i libri. Amava toccarli, frugarli, accarezzarli, annusarli. Era infoiato per i libri, incapace di trattenersi, allungava subito le mani, fossero anche stati libri altrui. In effetti, i libri di allora erano molto più sexy di quelli di adesso: c’era di che annusare, accarezzare, tastare. C’erano libri con le scritte dorate sulla copertina che ancora profumavano, un po’ ruvide al tatto, così che dalle mani passava tutto un brivido sulla pelle, come quando si tocca qualcosa di intimo e inaccessibile, qualcosa che un po’ freme e trema, sotto le tue dita. C’erano poi libri con la copertina in cartone rivestita di stoffa, appiccicata con una colla dall’odore incredibilmente sensuale. Ogni libro aveva il suo odore segreto ed eccitante. A volte la copertina di stoffa si staccava un poco dal cartone, si scompigliava come una gonna sfacciata e che fatica non gettare l’occhio verso l’interstizio buio fra il corpo e il tessuto, non attingervi sentori da vertigine.
gentilmente offerto da Vaniapocket
Inviato da: adrian
il 14/12/2011 alle 16:04
Inviato da: adrian
il 14/12/2011 alle 16:04
Inviato da: adrian
il 14/12/2011 alle 16:04
Inviato da: adrian
il 14/12/2011 alle 16:03
Inviato da: adrian
il 14/12/2011 alle 16:03