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18a Giornata Mondiale per la Lotta contro l'AIDS

Post n°3 pubblicato il 01 Dicembre 2005 da phantasya
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Realizzo di nuovo che, quando ho sentito parlare di AIDS per la prima volta, ero ancora una ragazzina.

Allora la notizia "godeva" delle attenzioni sciacalle di tutti i media. Ci rimbombava da ogni lato, come l'ultima catastrofe prima della fine del mondo.

A noi, ragazzi di provincia a cui tutto il marcio del mondo sembrava sempre cosė lontano dalle nostre piccole e tranquille esistenze, la "nuova paura" cadeva addosso come un fulmine a ciel sereno.

Avevamo sė pianto alcuni amici d'infanzia, che la droga, "retaggio sessantottino arrivato tardi, ma purtroppo arrivato", ci aveva rubato senza che fossimo riusciti ad opporci. Noi che, come unica forza, avevamo allora dalla nostra l'amicizia, il dialogo, la preghiera, la speranza... tutte cose che non sono state sufficienti.

Ora, come se non fossero bastati l'impotenza ed il dolore, nasceva una nuova paura. Per chi da quell'incubo era uscito, per chi credevamo "ce l'avesse fatta".

E ancora abbiamo pianto per i destini segnati. E ci siamo disperati per chi ha "pagato" innocente gli errori altrui o, semplicemente, le beffe della vita.

Perchč allora abbiamo perso non solo le vittime delle proprie debolezze, ma, assurdamente, anche chi ha incontrato la morte lavorando in un ospedale o, peggio ancora, ha subėto le menzogne e la vigliaccheria di chi amava.

Poi, crescendo, questo terrore incombente č stato via via surclassato dalle nostre esistenze quotidiane, dalle preoccupazioni di ogni giorno, per il futuro, per il lavoro, per l'amore, per la nostra vita.

Crescendo si impara ad essere egoisti o forse, semplicemente, ci si adatta a sopravvivere.

Oggi il pensiero torna a quegli amici, forse un po' dimenticati. E corre in riflessioni sul tempo e sulle cicatrici che, con o senza onore, portiamo.

E mi rattrista, e forse ancora un po' m'indigna realizzare che per le "cose brutte come questa" non si riesce mai a trovare soluzione che sia utopicamente mondiale. Nonostante i decenni di ricerche e studi, nonostante il buoncuore della gente sensibile, nonostante l'impegno di chi crede nell'essere umano e lotta per difenderlo.

Nonostante chi, grazie a Dio, non si ferma e non si arrende. Non smette di cercare soluzioni, anche quando i risultati non arrivano o sono cosė lenti e contrastati, che si scoraggerebbe anche un folle.

Non solo contro l'Aids. Purtroppo non si muore solo di questo.

Si muore anche di solitudine... in silenzio. Sorridendo.

 
 
 
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