Creato da m_de_pasquale il 05/10/2009
"il sapere ha potenza sul dolore" (Eschilo) ______________ "Perchè ci hai dato sguardi profondi?" (Goethe)
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"La filosofia guarda da un altro livello cose, problemi, sofferenze, desideri, piaceri. E qui cade la solitudine del filosofo che non gode come gli altri, non soffre come gli altri, perchè non guarda le cose al livello dove le vedono gli altri. Per questo il filosofo è solo e incompreso. Della solitudine ringrazia ogni giorno gli dèi che gli tolgono di torno gli abitatori del tempo; dell'incomprensione si rammarica, non per sé ma per gli altri che non sanno quello che dicono e fanno." (Galimberti)
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In politica siamo contesi tra il realismo della ragione e l’idealismo dell’immaginazione. Realisticamente sperimentiamo che contiamo sempre meno [il cittadino trattato come un suddito, riverito e ricercato al momento del voto e poi abbandonato perché non serve più], abbiamo l’impressione di non essere noi a decidere. Ci sentiamo ingabbiati in un sistema [economico] che ci usa e di cui costituiamo i meccanismi: siamo gli strumenti utilizzati dalla politica/economia per perpetuare il sistema stesso. Non decidiamo noi ciò che dobbiamo fare, ma eseguiamo semplicemente ordini: il Fare si è separato ed ha subordinato a sé l’Agire (= lo spazio decisionale degli uomini sulla direzione delle nostre azioni). La nostra immaginazione si ribella: sogna un mondo diverso e vuole cambiare. Probabilmente non sulla spinta di questa o quella ideologia [arnesi del passato] ma perché non vuole appiattirsi nel ruolo di funzionaria di un sistema e così si apre degli spazi di possibilità: è la trascendenza (l’insopprimibile bisogno di andare oltre: ec-sistenza) che fa dire all’uomo “un altro mondo è possibile”. Si potrà realizzare il sogno? Tornando al realismo della ragione constatiamo che la forza del sistema/apparato [economico] è nella riduzione dell’uomo a mezzo favorendone un consenso passivo: ma se si agisce nella direzione del rafforzamento del potere del cittadino per lo meno una scossa al sistema (e quindi alle consorterie economiche e politiche che lo costituiscono) si potrebbe darla. E’ il passaggio dalla sovranità teorica sancita dall’art. 1 della nostra Costituzione ad una effettiva sovranità pratica: cittadino non più suddito, ma padrone di casa. Potere effettivo di controllo sulla economia e sulla politica: l’Agire riprende il controllo sul Fare. Utopia? Non lo so. Comunque sono interessanti quelle esperienze che si muovono in questa direzione come ad esempio il Movimento Cinque Stelle lanciato da Beppe Grillo il cui programma superando il vecchiume dello scontro ideologico (né destra, né centro, né sinistra) sostiene il recupero della centralità del potere [di controllo in particolare] del cittadino sull’economia e la politica.
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