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ridurre, riusare, riciclare

Post n°19 pubblicato il 03 Novembre 2009 da m_de_pasquale
 

Con lo slogan “Una risorsa riciclata…una risorsa guadagnata”, inizia in questi giorni a San Severo la raccolta dei rifiuti “porta a porta”. Domani sera alle ore 19 ci sarà, presso casa Eirene, un incontro per presentare l’iniziativa. Il problema dei rifiuti non è altro che l’espressione dell’anomalia caratterizzante il nostro sistema economico. Un sistema che ha invertito i mezzi con i fini perché il consumo è esercitato come mezzo di produzione: non si producono più beni per consumarli, ma si consumano per produrne sempre di più. All’aumento dei consumi corrisponde l’aumento dei rifiuti. E’ necessario creare sempre più bisogni (e qui la pubblicità svolge egregiamente la sua funzione nel far sentire come necessari bisogni che a dirla con Epicuro non sono né naturali, né necessari); consumare, consumare, consumare per non interrompere la catena produttiva ed anche perché il progresso tecnico rende obsoleti, in tempi sempre più brevi, i prodotti. La centralità del consumo rivela il tratto nichilistico che caratterizza la società della tecnica: la distruttività costituisce l’imperativo funzionale dell’apparato tecnico; il mondo viene continuamente cambiato, diventa subito vecchio ed è da buttar via. Questa mentalità dell’”usa e getta” ci è ormai entrata nelle ossa e non ci accorgiamo della sua pericolosità. Dice Anders: “L’umanità che tratta il mondo come un mondo da buttar via, tratta anche se stessa come un’umanità da buttar via”. Se le cose esistono solo per essere consumate e, laddove resistono, per essere sostituite con altri prodotti (vedi la funzione diabolica della moda), allora esse perdono la loro consistenza ed il mondo diventa evanescente e con il mondo la nostra identità, poiché la nostra identità ha bisogno di ancorarsi a dei punti di stabilità. L’individuo perde i suoi punti di riferimento, i luoghi di ancoraggio della sua identità, perde la continuità della sua vita psichica. Pertanto qui non stiamo parlando solo di separare la carta dalla plastica, ma stiamo parlando della permanenza della nostra umanità. Paul Connett - professore di Chimica alla St Lawrence University, Canton, NY – sostiene che la nostra società ha un approccio sbagliato al problema dei rifiuti perché lo identifica con la costruzione di inceneritori e discariche e non si pone il problema di ridurre i consumi. La domanda che oggi dobbiamo porci non è quella di come liberarci dai rifiuti in modo efficace e col minimo danno, ma come stiamo trattando le risorse che vanno esaurendosi in modo da non privare le generazioni future della loro fruizione. Insomma l’attenzione deve essere spostata dai rifiuti al consumo che li produce. Oltretutto l’ottica abituale con cui si affronta la questione rifiuti – pensando di risolverla costruendo inceneritori -  è antieconomica e dannosa per la salute e l’ambiente (si pensi alla diossina, ad altre emissioni tossiche in atmosfera come la nanoparticelle): l’inceneritore di Brescia è costato 300 milioni di euro ed ha creato 80 posti di lavoro; nella Nuova Scozia (Canada) il 50% dei rifiuti sottratti alle discariche in 5 anni ha creato 1000 posti di lavoro e 2000 nelle industrie che usano i materiali separati! Ed allora la parola d’ordine è Rifiuti 0. L’obiettivo non sarebbe utopico se ci fosse una responsabilità industriale (investire in una produzione sostenibile e pulita) ed una intelligente e lungimirante leadership politica (merce rara in Italia). Ma poiché su questi due fattori si può fare poco affidamento, non resta che contare sul terzo fattore: la responsabilità della comunità. L’imperativo che le è affidato è quello di ridurre il più possibile la frazione residua (cioè il rifiuto che va in discarica o viene incenerito) aumentando il rifiuto che può essere riciclato (quello, appunto, raccolto porta a porta) attraverso due abitudini: la riduzione e il riutilizzo. Allora se ciò che è in gioco è il permanere della nostra umanità in una società dominata da un sistema il cui fine è solo la funzionalità dello stesso, ridurre, riusare e riciclare diventano le vie per opporci al destino nichilistico della società tecnica.

The Story of Stuff di Annie Leonard (in tre parti)

       

Zero Waste di Paul Connett


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