Creato da m_de_pasquale il 05/10/2009
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inculati contenti

Post n°45 pubblicato il 26 Marzo 2010 da m_de_pasquale
 

Lo psicoanalista Theodor Reik ha introdotto l’interessante concetto di masochismo di massa. Con questo termine vuole intendere la fusione di due tendenze: la rinuncia al proprio potere personale e la gioia di delegarlo. Questa dinamica è osservabile nell'entusiasmo e nella devozione che le masse dimostrano verso un dittatore il quale esige da loro sofferenze e sacrifici che non potrebbero sopportare se non vedessero in lui una propria immagine idealizzata. Come non cedere alla suggestione di questa tesi quando, guardando le immagini della manifestazione di sabato scorso a Roma del popolo della libertà, vorremmo tentare di dare una spiegazione al comportamento da invasati di molti dei suoi partecipanti? Se a livello individuale il masochismo (= condizione in cui il soggetto trae godimento dalle sofferenze che riceve), secondo Freud, deriva dalla fissazione ad una fase precedente (quella anale) dello sviluppo della personalità, a livello sociale potremmo interpretarlo come una regressione del cittadino che abdica al proprio potere dissolvendolo nella venerazione del capo? Una dissoluzione del proprio potere civico che comporta l’annebbiamento del senso critico ormai incapace di vedere i fatti (ai devoti si possono esibire anche prove compromettenti del loro dio: non ci crederanno mai perché la fede è più forte della ragione che osserva). L’ideale (o meglio l’ideologico) ha il sopravvento sulla realtà e quindi la maschera. I devoti non riusciranno mai ad indignarsi quando gli si spiattelleranno le contraddizioni di cui il loro dio è complice. Solo gli infedeli possono ancora indignarsi, ad esempio di fronte agli sprechi della politica, perché mantengono il senso della misura: un deputato che lavora (quando lo fa) due giorni a settimana non vale 25 volte di più di un cassintegrato; possono arrabbiarsi quando la scuola non ha i soldi per la carta delle fotocopie o non può pagare i docenti che formano i nostri figli mentre lo Stato regala un miliardo di euro ai giornali che non svolgono la stessa funzione educativa della scuola! Il masochismo di massa della società italiana è stato brillantemente esposto dallo psicologo della sessualità Daniele Luttazzi, il quale attraverso la metafora del rapporto anale – riprendendo quindi il nesso freudiano tra masochismo e regressione alla fase anale – racconta l’evoluzione del comportamento di buona parte degli italiani spiegandone gli esiti attuali. Guardate.


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Utente non iscritto alla Community di Libero
Daniele il 27/03/10 alle 11:58 via WEB
Il video "un miliardo di euro ai giornali" è stato cancellato, la domanda è:come mai?
 
 
m_de_pasquale
m_de_pasquale il 27/03/10 alle 16:19 via WEB
non so perchè youtube abbia eliminato il video ... il link comunque rimanda, più che al video, allo stralcio del libro di Lopez La casta dei giornali ...
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
olga il 27/03/10 alle 16:21 via WEB
Avere il coraggio di servirsi della propria intelligenza (kant)...questo credo sia uno dei maggiori problemi. Non ci sarebbe chi governa, ma chi semplicemente gestisce questa "coraggiosa" percentuale,purtroppo a parer mio la percentuale di chi ha tale coraggio è inferiore a chi si sente comodo e "minorenne"..qui c'è il piacere di farsi governare,il piacere di stare in quella posizione che ci permette di non vedere e far gestire il tutto al nostro "amato".
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Concetta Pollice il 28/03/10 alle 15:30 via WEB
il video non mi è piaciuto: continuo a preferire una più sottile, ironica ed elegante metafora.
 
 
m_de_pasquale
m_de_pasquale il 28/03/10 alle 19:16 via WEB
quando la consapevolezza del danno provocato è alta, ironia ed eleganza non bastano più: occorre qualcosa di "forte" per dare sfogo alla "rabbia" (Platone la chiamava thymoeides)accumulata
 
   
Utente non iscritto alla Community di Libero
olga il 10/04/10 alle 21:01 via WEB
l'uomo piu' sottile ed elegante che io abbia mai conosciuto, non l'ho mai conosciuto.
 
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