Creato da m_de_pasquale il 05/10/2009
"il sapere ha potenza sul dolore" (Eschilo) ______________ "Perchè ci hai dato sguardi profondi?" (Goethe)
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"La filosofia guarda da un altro livello cose, problemi, sofferenze, desideri, piaceri. E qui cade la solitudine del filosofo che non gode come gli altri, non soffre come gli altri, perchè non guarda le cose al livello dove le vedono gli altri. Per questo il filosofo è solo e incompreso. Della solitudine ringrazia ogni giorno gli dèi che gli tolgono di torno gli abitatori del tempo; dell'incomprensione si rammarica, non per sé ma per gli altri che non sanno quello che dicono e fanno." (Galimberti)
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Talvolta uso facebook per inviare un messaggio a più utenti, ma anche per tastare il livello della comunicazione giovanile (lo strumento è molto usato dai giovani). Purtroppo spesso è una delusione: tra “cazzeggi” che riproducono luoghi comuni, post standardizzati o la “rivelazione” di azioni eclatanti compiute dallo scrivente (“Franco si è alzato nervoso” … “Maria si sta scaccolando il naso” …), risulta arduo rintracciare una comunicazione profonda. Sembrerebbe che la potenza dello strumento [con due click ci si può mettere in contatto con l’altra parte del mondo] non riesca a stare al passo con la sua finalità [instaurare una comunicazione]. Lo strumento ha prevalso sul fine: l’estensione della comunicazione ha avuto il sopravvento sulla sua intensità. Anche se sono individui che scrivono, ciò che si legge sembra tutto impersonale, nulla a che fare con la singolarità dell'esistenza, con la sua interiorità; esteriorità, leggerezza, immediatezza impulsiva, banalità della chiacchiera che corrode ogni dialogo. Scrive Heidegger: “Nell’uso dei mezzi di comunicazione pubblici, ognuno è come l’altro. Questo essere assieme dissolve completamente il singolo esserci nel modo di essere ‘degli altri’, sicchè gli altri dileguano ancora di più nella loro particolarità e determinatezza. In questo stato di irrilevanza e di indistinzione il Si esercita la sua tipica dittatura. Ce la passiamo e ci divertiamo come ci si diverte; leggiamo, vediamo e giudichiamo di letteratura e di arte come si vede e si giudica; troviamo scandaloso ciò che si trova scandaloso. Il Si, che non è un esserci determinato, ma tutti (non però come somma), decreta il modo di essere della quotidianità… La medietà sorveglia ogni eccezione. Ogni primato è silenziosamente livellato. Ogni originalità è dissolta nel risaputo, ogni segreto perde la sua forza. La cura della medierà rivela una nuova ed essenziale tendenza dell’esserci: il livellamento di tutte le possibilità di essere….”. Alla dittatura del Si [all'omologazione] ci si sottomette perché è tranquillizzante fare e comportarsi come generalmente “si” fa e ci “si” comporta. E’ il vivere della quotidianità in cui si riduce il più possibile l’eccezionale, il diverso, per uniformarsi a quel modo d’essere che è “in generale”. E’ possibile auspicare che la comunicazione d’esistenza [il rapporto empatico fatto di ascolto autentico e di parole significative] abbia il sopravvento sull'uso superficiale dello strumento? Trovare un po’ di post intelligenti, divergenti, insoliti, originali su network come facebook sì che "il colloquio - come dice Gadamer - possieda una forza trasformatrice e lasci in noi qualcosa che ci ha cambiato" ?
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