Cose di Vita

La vita nelle parole, nelle emozioni..

 

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Post N° 475

Post n°475 pubblicato il 28 Aprile 2007 da pier_angelo1

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Utopia aveva una sorella maggiore
che si chiamava Verità senza errore
lanciava spesso un aquilone nel vento
su cui era scritto libertà con l'accento.
Le due sorelle trascorrevano il tempo
senza fermarsi mai neppure un momento
avvinte sempre quel aquilone
senza sapere, sapere ragione.
Ma troppo deboli le braccia delle fate
e troppo fini quelle dita delicate
strappò la fune il forte vento quel giorno
e l'aquilone più non fece ritorno.
Quell'incidente cancello la magia
le due sorelle separaron la via,
Utopia andò per il mondo a cercare
e Verità già si pensava a sposare.
La Verità si sposava col Tempo
anche Utopia fu invitata all'evento,
"Non ti sposare resta libera che tedi
guarda che le parole son seni!"
"E parole sono seni hai ragione
ma per fiorire non è già la stagione".
"Il tuo non è un matrimonio d'affetto
ti peserà questa casa e quel letto."
Mentre Utopia andava via allegramente
perché vedeva il futuro presente
Verità a capo chino sussurrava
"Stai confondendo il desiderio e il destino".
E l'animo corse come fa un torrente
cambiando segno tra passato e presente,
Utopia ogni notte un uomo amava
ed all'alba lo abbandonava.
Per verità a quanto si dice
il matrimonio non fu mai felice
il Tempo non è un marito ideale
avaro vecchio ed anche brutale.
Ma infondo infondo qualcosa ne ha avuto
con tanti (mille)* amanti lo ha reso cornuto
ed alla fine dell'infedeltà
ha avuto l'eredità.
Mentre Utopia che non ha un padrone
ne ha centomila senza alcuna ragione
resta da sempre a vagare nel prato,
ma l'aquilone non l'ha più trovato.
Nomadi

 
 
 

Post N° 474

Post n°474 pubblicato il 25 Aprile 2007 da pier_angelo1

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C'è un sipario che s'alza e un sipario che cala
si consuma la corda e la tela
se per noi vecchi attori e vecchie attrici
i ricordi si fan cicatrici
non è il senno di poi che ci aiuta a correggere
con il tempo ogni errore che nel tempo si fa mentre ancora chi guarda nel silenzio allibito
già sussurra "L'artista è impazzito"
come i gatti di notte sotto stelle sbiadite
crede forse di aver sette vite
quando invece col dito indicare la luna
vuole dir non averne nessuna.
C'è una sedia da sempre nella fila davanti
riservata per noi commedianti
perchè mai la fortuna ch'è distratta e furtiva ha avvertito la sera che arriva
nella cinta se mai altri buchi da stringere
e allargare un sorriso se è così che si fa
con la lluce che scende col sipario che cala
si consuma la corda e la tela
si divide d'un tratto da chi ha solo assistito
chi indicava la luna col dito
e ogni volta lo sciocco che di vite ne ha una
guarda il dito e non guarda la luna
Angelo Branduardi

 
 
 

Post N° 473

Post n°473 pubblicato il 21 Aprile 2007 da pier_angelo1

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In pratica
le grandi parole dei grandi uomini
non sono poi così grandi.
E le grandi nazioni o le grandi bellezze
non lasciano altro che il residuo
della reputazione che sarà lentamente
rosicchiato via.
Né le grandi guerre sembrano così grandi,
né le grandi poesie
né le leggende di prima mano.
Persino i lutti
ora sono così tristi,
e il fallimento non è stato altro che un
trucco
per farci continuare.
E la celebrità e l'amore
un trucco per alleviare il nostro sanguinare.
E come il fuoco diventa cenere e l'acciaio
diventa ruggine, noi diventiamo
saggi
e poi
non così saggi.
E sediamo su sedie
leggendo vecchie mappe,
guerre finite, amori finiti, vite finite,
e un bambino gioca davanti a noi come una scimmia
e noi diamo un colpetto alla pipa e sbadigliamo,
chiudiamo gli occhi e dormiamo.
Belle parole
come belle signore,
si accartocciano e muoiono.
Charles Bukowski

 
 
 

Post N° 472

Post n°472 pubblicato il 15 Aprile 2007 da pier_angelo1

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E la locomotiva sembrava fosse un mostro strano
che l'uomo dominava con il pensiero e con la mano:
ruggendo si lasciava indietro distanze che sembravano infinite,
sembrava avesse dentro un potere tremendo,
la stessa forza della dinamite,
Ma un' altra grande forza spiegava allora le sue ali,
parole che dicevano "gli uomini son tutti uguali"
e contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via
la bomba proletaria e illuminava l' aria
la fiaccola dell' anarchia,
Un treno tutti i giorni passava per la sua stazione,
un treno di lusso, lontana destinazione:
vedeva gente riverita, pensava a quei velluti, agli ori,
pensava al magro giorno della sua gente attorno,
pensava un treno pieno di signori,
Non so che cosa accadde, perchè prese la decisione,
forse una rabbia antica, generazioni senza nome
che urlarono vendetta, gli accecarono il cuore:
dimenticò pietà, scordò la sua bontà,
la bomba sua la macchina a vapore,
E sul binario stava la locomotiva,
la macchina pulsante sembrava fosse cosa viva,
sembrava un giovane puledro che appena liberato il freno
mordesse la rotaia con muscoli d' acciaio,
con forza cieca di baleno,
E un giorno come gli altri, ma forse con più rabbia in corpo
pensò che aveva il modo di riparare a qualche torto.
Salì sul mostro che dormiva, cercò di mandar via la sua paura
e prima di pensare a quel che stava a fare,
il mostro divorava la pianura,
Correva l' altro treno ignaro e quasi senza fretta,
nessuno immaginava di andare verso la vendetta,
ma alla stazione di Bologna arrivò la notizia in un baleno:
"notizia di emergenza, agite con urgenza,
un pazzo si è lanciato contro al treno,
Ma intanto corre, corre, corre la locomotiva
e sibila il vapore e sembra quasi cosa viva
e sembra dire ai contadini curvi il fischio che si spande in aria:
"Fratello, non temere, che corro al mio dovere!
Trionfi la giustizia proletaria!
E intanto corre corre corre sempre più forte
e corre corre corre corre verso la morte
e niente ormai può trattenere l' immensa forza distruttrice,
aspetta sol lo schianto e poi che giunga il manto
della grande consolatrice,
La storia ci racconta come finì la corsa
la macchina deviata lungo una linea morta...
con l' ultimo suo grido d' animale la macchina eruttò lapilli e lava,
esplose contro il cielo, poi il fumo sparse il velo:
lo raccolsero che ancora respirava,
Ma a noi piace pensarlo ancora dietro al motore
mentre fa correr via la macchina a vapore
e che ci giunga un giorno ancora la notizia
di una locomotiva, come una cosa viva,
lanciata a bomba contro l' ingiustizia,
lanciata a bomba contro l' ingiustizia,
lanciata a bomba contro l' ingiustizia!

Francesco Guccini

 
 
 

Post N° 471

Post n°471 pubblicato il 08 Aprile 2007 da pier_angelo1

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Post N° 470

Post n°470 pubblicato il 06 Aprile 2007 da pier_angelo1

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"Poterti smembrare coi denti e le mani,
sapere i tuoi occhi bevuti dai cani,
di morire in croce puoi essere grato
a un brav'uomo di nome Pilato."
Ben più della morte che oggi ti vuole,
t'uccide il veleno di queste parole:
le voci dei padri di quei neonati,
da Erode per te trucidati.
Nel lugubre scherno degli abiti nuovi
misurano a gocce il dolore che provi;
trent'anni hanno atteso col fegato in mano,
i rantoli d'un ciarlatano.
Si muovono curve le vedove in testa,
per loro non è un pomeriggio di festa;
si serran le vesti sugli occhi e sul cuore
ma filtra dai veli il dolore:
fedeli umiliate da un credo inumano
che le volle schiave già prima di Abramo,
con riconoscenza ora soffron la pena
di chi perdonò a Maddalena,
di chi con un gesto soltanto fraterno
una nuova indulgenza insegnò al Padreterno,
e guardano in alto, trafitti dal sole,
gli spasimi d'un redentore.
Confusi alla folla ti seguono muti,
sgomenti al pensiero che tu li saluti:
"A redimere il mondo" gli serve pensare,
il tuo sangue può certo bastare.
La semineranno per mare e per terra
tra boschi e città la tua buona novella,
ma questo domani, con fede migliore,
stasera è più forte il terrore.
Nessuno di loro ti grida un addio
per esser scoperto cugino di Dio:
gli apostoli han chiuso le gole alla voce,
fratello che sanguini in croce.
Han volti distesi, già inclini al perdono,
ormai che han veduto il tuo sangue di uomo
fregiarti le membra di rivoli viola,
incapace di nuocere ancora.
Il potere vestito d'umana sembianza,
ormai ti considera morto abbastanza
e già volge lo sguardo a spiar le intenzioni
degli umili, degli straccioni.
Ma gli occhi dei poveri piangono altrove,
non sono venuti a esibire un dolore
che alla via della croce ha proibito l'ingresso
a chi ti ama come se stesso.
Sono pallidi al volto, scavati al torace,
non hanno la faccia di chi si compiace
dei gesti che ormai ti propone il dolore,
eppure hanno un posto d'onore.
Non hanno negli occhi scintille di pena.
Non sono stupiti a vederti la schiena
piegata dal legno che a stento trascini,
eppure ti stanno vicini.
Perdonali se non ti lasciano solo,
se sanno morir sulla croce anche loro,
a piangerli sotto non han che le madri,
in fondo, son solo due ladri.
Fabrizio De Andrè

 
 
 

Post N° 469

Post n°469 pubblicato il 30 Marzo 2007 da pier_angelo1

Le mie parole sono come le stelle e non tramontano.
Ma come potete comprare o vendere il cielo,
il colore della terra?
Questa idea è strana per noi.
Noi non siamo proprietari della freschezza dell'aria o
dello scintillio dell'acqua: come potete comprarli da noi?
Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo.
Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa,
ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri,
ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nella
esperienza del mio popolo.
La linfa che circola negli alberi porta le
memorie dell'uomo rosso.
I morti dell'uomo bianco dimenticano il paese
della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle.
Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi.
I fiori profumati sono nostri fratelli.
Il cervo, il cavallo e l'aquila sono nostri fratelli.
Le creste rocciose, le essenze dei prati,
il calore del corpo dei cavalli e l'uomo,
tutti appartengono alla stessa famiglia.
Perciò.
Quando il grande Capo che sta a Washington
ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra,
ci chiede molto.
Egli ci manda a dire che ci
riserverà un posto dove potremo vivere comodamente
per conto nostro.
Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli.
Quindi noi considereremo la Vostra offerta di acquisto.
Ma non sarà facile perché
questa terra per noi è sacra.
L'acqua scintillante che scorre nei
torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua
ma è il sangue dei nostri antenati.
Se noi vi vendiamo la terra,
voi dovete ricordare che essa è
sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra
e che ogni tremolante riflesso nell'acqua limpida del lago
parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo.
Il mormorio dell'acqua è la voce del padre, di mio padre.
I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete.
I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli.
Se vi vendiamo la terra,
voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli
che i fiumi sono i nostri
fratelli ed anche i vostri e dovete perciò usare con i fiumi la
gentilezza che userete con un fratello.
Capriolo Zoppo
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Post N° 468

Post n°468 pubblicato il 24 Marzo 2007 da pier_angelo1

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La pazzia
Perché voi comuni mortali
Che vi considerate “normali”
Avete timore della follia
Dei pazzi?
Chi siamo noi pazzi?
Piccoli figli di un grande Dio,
tanto provate,
che per un’innata ipersensibilità
temiamo la vita,
più di quanto voi normali,
temiate noi!
Forse noi pazzi, qualsivoglia
“malati di mente”
siamo creature indifese,
sole, molto sole,
con la nostra malattia
il nostro desiderio di accarezzare
il senso della vita
ma ci sfugge, come le ali di una farfalla,
ad un bimbo
ma forse sfugge,
anche a voi là fuori;
che la vita vi ha inghiottito
nel suo ciclico vitale, e
vi credete forti perché
i vostri binari non sono ancora rotti.
Noi piangiamo molto,
soffriamo, di una sofferenza che non ci dà
un attimo di tregua, mai;
ma sogniamo anche tra queste mura,
circoscritte da alte sbarre,
“che cosa?”
il mare, la vita, la libertà
e
voi là fuori sognate
o
vi limitate a fare i burattini?
Simona

 
 
 

Post N° 467

Post n°467 pubblicato il 22 Marzo 2007 da pier_angelo1

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Ci sono stati uomini che hanno scritto pagine
Appunti di una vita dal valore inestimabile
Insostituibili perché hanno denunciato
il più corrotto dei sistemi troppo spesso ignorato
Uomini o angeli mandati sulla terra per combattere una guerra
di faide e di famiglie sparse come tante biglie
su un isola di sangue che fra tante meraviglie
fra limoni e fra conchiglie... massacra figli e figlie
di una generazione costretta a non guardare
a parlare a bassa voce a spegnere la luce
a commententare in pace ogni pallottola nell'aria
ogni cadavere in un fosso
Ci sono stati uomini che passo dopo passo
hanno lasciato un segno con coraggio e con impegno
con dedizione contro un'istituzione organizzata
cosa nostra... cosa vostra... cos'è vostro?
è nostra... la libertà di dire
che gli occhi sono fatti per guardare
La bocca per parlare le orecchie ascoltano...
Non solo musica non solo musica
La testa si gira e aggiusta la mira ragiona
A volte condanna a volte perdona
Semplicemente
Pensa prima di sparare
Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Ci sono stati uomini che sono morti giovani
Ma consapevoli che le loro idee
Sarebbero rimaste nei secoli come parole iperbole
Intatte e reali come piccoli miracoli
Idee di uguaglianza idee di educazione
Contro ogni uomo che eserciti oppressione
Contro ogni suo simile contro chi è più debole
Contro chi sotterra la coscienza nel cemento
Pensa prima di sparare
Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Ci sono stati uomini che hanno continuato
Nonostante intorno fosse [tutto bruciato
Perché in fondo questa vita non ha significato
Se hai paura di una bomba o di un fucile puntato
Gli uomini passano e passa una canzone
Ma nessuno potrà fermare mai la convinzione
Che la giustizia no... non è solo un'illusione
Pensa prima di sparare
Pensa prima dì dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Pensa.
Fabrizio Moro

 
 
 

Post N° 466

Post n°466 pubblicato il 18 Marzo 2007 da pier_angelo1

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- Cominciai a sognare anch'io insieme a loro
poi l'anima d'improvviso prese il volo -
Da ragazzo spiare i ragazzi giocare
al ritmo balordo del tuo cuore malato
e ti viene la voglia di uscire e provare
che cosa ti manca per correre al prato,
e ti tieni la voglia, e rimani a pensare
come diavolo fanno a riprendere fiato.
Da uomo avvertire il tempo sprecato
a farti narrare la vita dagli occhi
e mai poter bere alla coppa d'un fiato
ma a piccoli sorsi interrotti,
e mai poter bere alla coppa d'un fiato
ma a piccoli sorsi interrotti
Eppure un sorriso io l'ho regalato
e ancora ritorna in ogni sua estate
quando io la guidai o fui forse guidato
a contarle i capelli con le mani sudate.
Non credo che chiesi promesse al suo sguardo,
non mi sembra che scelsi il silenzio o la voce,
quando il cuore stordì e ora no, non ricordo
se fu troppo sgomento o troppo felice,
e il cuore impazzì e ora no, non ricordo
da quale orizzonte sfumasse la luce
E fra lo spettacolo dolce dell'erba,
fra lunghe carezze finite sul volto,
quelle sue cosce color madreperla
rimasero forse un fiore non colto.
Ma che la baciai, questo sì, lo ricordo,
col cuore ormai sulle labbra,
ma che la baciai, per dio sì, lo ricordo,
e il mio cuore le restò sulle labbra
- E l'anima d'improvviso prese il volo
ma non mi sento di sognare con loro,
no non mi riesce di sognare con loro. -
Fabrizio De Andrè

ASSOLUTAMENTE DA LEGGERE 
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