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I PALESTINESI DICONO NO AI DUE STATI, PIANO DI OBAMA FALLITO

Post n°221 pubblicato il 06 Novembre 2009 da ponte.mammolo
 

L’atteggiamento leale ma non succubedi Bibi Netanyahu nei colloqui americani con Barack Obama e lerichieste non esaudite di Hillary Clinton ad Abu Mazen per la ripresadei colloqui di pace, hanno costretto la dirigenza palestinese,frazione Anp, a gettare la maschera. I reiterati no a Israele non eranotanto un rialzo del prezzo con l’accusa allo Stato ebraico di non avereseguito quanto prescritto dalla “Road Map”, quanto piuttostol’impossibilità di continuare a nascondere una verità che ormai eraevidente a chi volesse guardare alla realtà mediorientale senza leabituali ipocrisie. I palestinesi, o meglio la loro leadership frazioneCisgiordania, non è che non avesse più l’obiettivo dello Statoindipendente, più semplicemente era diventato impossibile non tenereconto del colpo di stato di Hamas, che ha strappato con violenza lastriscia di Gaza dalle mani di Fatah, dividendo in due il territoriopalestinese.

 

Nel frattempo Abu Mazen ha deciso dinon ripresentarsi per le elezioni del prossimo gennaio. In ogni caso ipronostico danno per favorita Hamas. «Non è una manovra. Spero chetutti capiscano questa mia scelta e farò di tutto per farlacomprendere», ha detto il leader “dimezzato” dell’Anp.

 

Capiamo l’imbarazzo del poveroMahmoud Abbas, a doversi sedere con Bibi al tavolo dei colloqui, senzasapere esattamente che cosa reclamare. Se ne è accorto per primo ilpremier Salam Fayyad che ha chiesto due anni di tempo per realizzare lesovrastrutture del futuro stato, ma Hamas non concede dilazioni, vuolsapere, e in fretta, chi è che comanda sui palestinesi.

 

Ecco allora che i giochi comincianoa diventare chiari, ci pensa il capo negoziatore Saeb Erekat, il qualesi è accorto che l’unico argomento dietro al quale può nascondere lasua impotenza è la solita accusa a Israele, «i palestinesi potrebberodover abbandonare l’obiettivo di uno Stato indipendente, se Israeledovesse continuare ad estendere le proprie colonie senza che gli StatiUniti lo fermino» ha dichiarato all’agenzia Reuters l’altro ieri. Unaintroduzione che ha permesso subito dopo ad Abu Mazen di «dire al suopopolo la verità, che con le attività di insediamento che proseguono,la soluzione “due stati” non è più un’opzione». Finalmente, le carte siscoprono e la parola misteriosa esce allo scoperto, eccolo lo StatoBinazionale, lo Stato unico, che dovrebbe unificare Gaza, Israele eCisgiordania, a maggioranza musulmana, con gli ebrei ritornati allacondizione di “dhimmi”, sotto la protezione “benevola” di un potere chela storia di questi ultimi secoli ci ha già fatto conoscere. Altro che«due stati, l’uno accanto all’altro in pace e in sicurezza», come cel’hanno sempre menata da Arafat in poi, e l’Occidente a chiedersi comemai i palestinesi non si decidevano mai ad accettare le offerte -tranne che nel ritorno dei profughi, identiche alle richieste - che ivari governi israeliani avevano sempre messo sul tavolo delletrattative. No di Arafat, no di Abu Mazen, no di Hamas, che almeno, suiprimi due, ha sempre avuto il vantaggio di parlare chiaro, Israele devesparire, a qualunque prezzo. Adesso lo dice anche l’Anp, gettandone laresponsabilità su Israele, che in tutto questo rimestar di carte nonpuò far altro che prendere atto che lo Stato che i palestinesi vogliononon è più quello indipendente ma binazionale.

 

La proposta di Erekat ha il pregiodi aver smosso le acque in casa palestinese, qualcosa dovranno purdecidere. Mentre navi cariche di armi arrivano dall’Iran per esserepuntate contro Israele, accrescendo gli arsenali di Hezbollah e Hamas,Unione europea e Stati Uniti saranno obbligati a prendere atto delcambiamento di direzione.

 
 
 
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