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STOP DALL'EST AL "COMUNISTA" D'ALEMA

Post n°222 pubblicato il 06 Novembre 2009 da ponte.mammolo
 

Il gioco si fa duro. Figuriamoci se il Cavaliere fa marcia indietro.Adesso ci si sono messi i Paesi ex comunisti dell’Est a osteggiareMassimo D’Alema come candidato a primo ministro degli Esteridell’Unione europea. Hanno usato l’arma berlusconiana per eccellenza,in apparenza contro D’Alema, in realtà contro l’Italia (Berlusconi):l’anticomunismo. Di prima mattina l’ambasciatore polacco alla Ue, JanTombinski, ha tirato il cazzotto mormorando: «Il passato di D’Alema nelPartito comunista è un problema». Poi la Polonia ha nascosto la mano,sostenendo che non ci sono veti. Intanto però il colpo è arrivato allamascella di Baffino. Ma era un promemoria per il nostro premier. Ilquale, dopo aver indotto alla retromarcia Varsavia, si è caricato dinuovo in spalla D’Alema. Alla sua maniera. Telefonando ai leader.Rompendo le scatole a tutti per un suo nemico, per uno che è tra i capidi una sinistra il cui scopo nella vita è quello di sputtanarlo nelmondo. Fa sapere che non è questione di esaminare con la lente l’animadi una persona: è una proposta dell’Italia, D’Alema esprime questoPaese.
Silvio pro Massimo, insomma. A costo di farsi maltrattare dai capipolitici del suo stesso fronte, il Partito popolare europeo. Magaririschiando di non farsi capire dai suoi elettori. I quali si domandano:fa bene il Berlusca ad agire così? Dimentica qualcosa? Si fida troppo?Premia un nemico? Cerca l’inciucio? Alt. Andiamo in ordine.
Figuriamoci se proprio Berlusconi non si ricorda del passato delcompagno D’Alema, della molotov scagliata da questo bel soggetto aPisa; della sua carriera di comunista sin da quando aveva i calzonialla zuava, così preparato in materialismo sovietico che Togliattidisse di lui dopo avergli parlato: «Non è un bambino, è un nano». FuD’Alema nel 1994 a prefigurare simpaticamente un Berlusconi a cercarel’elemosina all’estero. Ha passeggiato con gli Hezbollah a Beirut. Nonè mica tanto amico di Israele. E allora, perché?
Chiariamo. A differenza dei polacchi, Berlusconi pensa a D’Alema noncome un tipo dal passato comunista, ma come un comunista e basta: c’èil marchio di fabbrica, il Dna non si cambia. Eppure lo vuole lostesso, anzi insiste. «È una candidatura forte», fa sapere. C’è delcalcolo politico, certo. Ma non è di bottega sua, ma della bottegaitaliana. In un contesto europeo impermeabile al comunismo, uno comeD’Alema va benone. Con la sua filosofia di politico realista, attentoai rapporti di forza, senza grilli utopistici, con un radicamentopopolare forte, che nessuno dei leaderini progressisti della SecondaRepubblica ha; uno così darebbe prestigio all’Italia. Oltretutto,lasciato inutilizzato nella cesta dai suoi stessi compagni, unserpentone come D’Alema produrrebbe veleno e basta. Uno spreco e unpericolo. Da fuori, magari aiuta la sinistra italiana a essere un po’meno serva dei magistrati locali, e del loro strapotere i cui dentiniMassimo ha gia sentito sul polpaccio.
Diciamo pure che Berlusconi ha capito come va il mondo più di quanto siimmagini. Sa che il presidente europeo, il primo vero presidente, toccaal Ppe, oggi maggioritario tra i 27 Paesi. Non c’è un democristiano oconservatore italiano in grado di concorrere al posto. Il ministrodegli Esteri (e vicepresidente) tocca ai socialisti. Logico per Silvio,da buon italiano, tifare per il miglior fico del nostro bigoncio.Respingendo le lusinghe delle altre contrade del palio, lancia D’Alemae impedisce i colpi di mano dei tedeschi che operano tramite i polacchi.
I simpatici polacchi che c’entrano con la partita? Come detto lavoranoper la Germania. Cui devono molto. Grazie all’appoggio della Merkelhanno ottenuto la presidenza del Parlamento europeo, con Jerzy Buzek,soffiandolo all’italiano Mario Mauro. Ieri per ripagarla del favore, ipolacchi hanno colpito D’Alema per lasciare il posto di ministro degliEsteri della Ue a Frank-Walter Steinmeier, socialista anche lui. Ipolacchi li capiamo: hanno patito molto dal comunismo. Ma qualchecomunista ce l’avevano pure loro. E uno hanno persino cercato dirifilarcelo come segretario generale del Consiglio d’Europa. Un postoche alla gente dice poco, ma che è strategico: da lì piovono tutte lecondanne addosso all’Italia, crocefissi compresi. Ebbene Donald Tusk,premier a Varsavia, del Ppe come Silvio, ha candidato WlodzimierzCimoszewicz, che viene dal Partito Operaio Unificato Polacco (insommail Partito comunista). E noi italiani lo abbiamo sostenuto alla morte,perché Berlusconi è uno di parola e l’aveva promesso a Tusk.
Ora vuole lealmente che l’Italia sia ripagata. Per questo il ministrodegli Esteri Frattini si dà da fare in dichiarazioni impegnative proBaffino: «Il nostro governo lo sostiene con convinzione. È un onore eun orgoglio per l’Italia». Il Cavaliere non si limita a mettere iltimbro a dei fogli di carta, telefona a Sarkozy e alla Merkel, si favivo con i portoghesi. Insomma, si muove sull’area di centrodestra,confidando che almeno a sinistra D’Alema si copra da solo.
Perché lo fa? Chi lo conosce, lo sa. Berlusconi stima l’intelligenza.Preferisce un avversario intelligente a un amico stupido. Poi Silviostima abbastanza se stesso da ritenere che grazie al suo bacio il rosporosso possa diventare non diciamo un principe e nemmeno un’aquila maalmeno un falchetto.
Di certo il Berlusca si comporta da statista. Ha l’idea che i conflittiinterni non vadano trasferiti all’estero. La sinistra non ha fatto enon sa fare altro: esporta la calunnia al proprio avversario politico,martellando le fondamenta della stima internazionale verso il nostropopolo. Questa lezione di mettere al primo posto gli interessi delPaese e non della propria bottega, specie sulla scena del mondo, è unapredica che rischia di essere perla per i porci. Gli utili idioti alservizio dell’editore svizzero hanno subito svilito questo patriottismoin inciucio. Col risultato di indebolire la candidatura di un italiano,pure dei loro: complimenti.

 
 
 
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