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Natale in casa Robbundici

Post n°32 pubblicato il 29 Dicembre 2007 da robb_11
 
Foto di robb_11

Scheda del post
Genere: usi & costumi
Voto: ***°°
Regia: Robb11. Attori principali: Robb11, Maria De Filippi, con la partecipazione straordinaria delle altre cozze.
Commento: Cala la verve del regista vegetariano che non sa il significato della parola "verve".

Ok, è passato Natale. Contrariamente a quanto si possa immaginare circa le mie passioni ed attitudini, Natale a me piace, inteso come festività e non come mio collega di lavoro. DICO, no.
Già, devo ammettere di leggere molta ipocrisia nel periodo natalizio e molti gesti forzati certe volte che cerco di scansare improvvisando il quarto capitolo di Matrix. Tuttavia devo ammettere che il Natale serve: ha una funzione davvero catartica. Ci fa riflettere se non altro, ci obbliga a riflettere. Questo è importante dato che la vita frenetica e le puntate di "Uomini e Donne" ci tengono impegnati il resto dell'anno.
E allora oggi che il Natale è passato, mi piace immaginare cosa possono aver regalato certi personaggi ai propri familiari.
Secondo me la lista dei regali più lunga è nelle mani della De Filippi che le ho rubato dal camerino di cui riporto qui di sotto i regali più importanti:

* cravatta per Maurizio e una camicia DinoErre Collofit anche se non va più di moda, ma va bene a quelli senza collo come lui[Come si può pensare un nome composto da una parola italiana, 'collo', e una inglese 'fit'? I pubblicitari prima si drogavano di meno, ndR11];

* la pentola nuova a mamma, così evita di rinfacciarci ogni volta che andiamo a pranzo che non gliela ragaliamo con tutti i soldi che abbiamo;

* un dopobarba a papà per quando finisce di radersi (tanto poi lo so che non lo usa e lo regala a me)

* un dopocapelli a zio Enrico per quando finiscono di cadergli;

* democraticamente, per ogni tronista, un gel nuovo di zecca modello SuperAttak, una rosa e il cd (masterizzato) del jingle dell'entrata delle corteggiattrici;

* alle corteggiatrici carbone, sempre democraticamente.

Eh, bello il Natale. Mille corse avanti e dietro per le vie della città alla ricerca dell'ultimo regalo. L'unico problema è che proprio quando sei alla disperata ricerca degli ultimi regali e il tempo stringe, a Bari, si ha l'usanza di incontrare 'casualmente' tutti i contatti che puoi leggere sulla rubrica del cellulare. Già, anche quelli di cui ti chiedi se avranno cambiato numero nell'ultimo lustro. Come in un videogame, li devi schivare.
Immaginatevi un videogame tipo SuperMario.
In alto hai, sulla sinistra, tre vite (classico); al centro il tempo che scorre e che si avvicina alla mezzanotte; sulla destra la barra che ti indica quanti regali ti mancano ancora da fare. In questo gioco 2d devi essere in grado di evitare, saltando o entrando nei negozi, tutti i tuoi conoscenti poiché potrebbero fermarti e farti perdere tempo con auguri fasulli. Ma gli auguri fasulli e ipocriti portano male: ogni tre auguri fasulli perdi una vita.
Dopo anni e anni ancora non ho imparato come si fa, ma l'anno prossimo non mi fregano, come dico il 27 di ogni anno. Indosserò la mimetica in prestito da mio cugino, la "Afghanistan Limited Edition" ('limited' solo perché c'erano pochi fondi), quella con le maniche larghe per poterci far scivolare dentro meglio le bombe a mano ed evitare di farle vedere al nemico. E ancora: scarpe Nike Air Pump per confondermi con la massa e saltare meglio gli auguri indesiderati (con le Nike Air Pump puoi saltare mezzo metro in più rispetto al tuo salto normale! Come no? Me l'hanno detto quelli della pubblicità!). Chicca finale: il cappello di Zorro. Non lo so, ma se ti vesti da Zorro, alle feste ti evitano sempre, al contrario di quando vesti con un abito amorfo e tutti ti chiedono per tutta la durata della festa: "da cosa sei vestito?". Ovviamente, quando rispondi "da Otello", tutti rispondono: "Ah!" e poi si girano e vanno alla ricerca di uno Spiderman.
Ma non è il caso di parlare di Carnevale a Natale, no.
Arriviamo alla cena della vigilia.
Dovete sapere che un grande pranzo che si rispetti da noi a Bari non comincia senza il crudo. Non sto parlando del prosciutto, ma dei frutti di mare crudi: polpi, ricci di mare, cozze, allievi, seppioline, taratuffi, ostriche, vongole. Ovviamente tutto rigorosamente crudo. Siamo così dipendenti dal crudo nei grandi pranzi, che un pranzo importante senza crudo ci lascia insoddisfatti, senza quel non so che di epatite in bocca.
Mi ricordo quando ero piccolo e vedevo i grandi mangiare  il crudo.
Io, frignando: "Mamma, mamma! Posso mangiare anche io il crudo?"
Mia madre: "No, non hai gli anticorpi!"
Io: "E il nonno ha gli anticorpi?"
Mia madre: "Sì, lui li mangia sin da piccolo!"
C'era qualcosa che non quadrava in questa logica, ma non seppi spiegarlo a mia madre.
Bisogna dire che ogni anno nella mia famiglia il menu di Natale è una specie di rito. Verso la fine di Novembre, la regina nonna decide che si possono iniziare i preparativi per il Natale. Da qui si accende la torcia olimpica del Natale in casa sua, ma si continua a parlare telefonicamente del menu natalizio per altri venti giorni. Poi arriva il giorno fatidico: quello della 'Spesa di Natale'. Quando si pronuncia bisogna fare molta attenzione perché tutti si dileguano. Si va con l'auto più capiente a disposizione, in un ipermercato qualsiasi, uno di quelli che, in un modo velato o meno, ha scritto sul volantino "Vieni da me qui, ora e subito" e si riempie di tutto ciò che sarebbe bastato a sfamare tutto il Biafra (non che ora il Biafra sia ricco, semplicemente non esiste più, scomparso nella nostra indifferenza).
La pietanza che quest'anno ha vinto il primo posto nella specialità 'Primo piatto' è 'Gli spaghetti allo scoglio'. Superato lo scoglio iniziale, erano davvero buoni.
Sessanta minuti sono bastati poi per ingurgitare un'orata, mentre arrivati ai dolci lo stomaco chiedeva l'aiuto da casa, ma Scotti era impegnato con il riso. Lui la sa lunga.
Bene, ora devo chiudere. Devo giocare al secondo livello del gioco, ma mi aiuterò con il libro 'Mille risposte per mentire quando ti chiedono cosa farai a Capodanno e tu non hai un centesimo'.

 
 
 
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