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E fù Sardegna. Capitolo Terzo
Post n°4 pubblicato il 29 Maggio 2009 da milanoss
foto: SITEMAP La notte a Porto Rotondo
Arrivarono in tarda serata. Nonostante l'orario la villa era illuminata ed i suoi inquilini ancora in piedi, così come tutta la servitù, disposta quasi in fila come se dovessero ricevere un rappresentante reale o chi sa quale sultano. Cosa questa che disturbò non poco il dottore, abituato ad avere un diverso rapporto nei confronti della sua servitù, rimase seccato, anche se il tutto non era altro che un'amichevole accoglienza da parte del suo amico. Questa cosa non la fece passare in sordina, mentre entrava in una grande sala, rivolto verso il padrone di casa, con atteggiamento serio e quasi urtato, e il tutto coadiuvato dagli effetti non ancora svaniti di quell'ottimo vino, lo riprese senza dargli l'opportunità di aprir bocca, minacciando che mai e poi mai avrebbe tollerato un'altra situazione simile. La faccia di Mario era un insieme di variopinte intonazioni, passando ora sul viola ora sul rosso, con uno sguardo smarrito, non certo dalla possibile reazione da parte dell'Alfredo che non ci fu minimamente, ma da quella scenata che altro non ritraeva che un' inconscia volontà di non passare la settimana dentro quella casa, ne tanto meno insieme a quelle austere persone. <<...Ambrogio.. carissimo, come stai? Quanto tempo..>> Esordì il suo amico, quasi come se tutta quella prefazione del dottore non avesse avuto altro risultato che la constatazione da parte dello stesso Alfredo della buona vena del suo vecchio amico. Alfredo Mariannini, socio del dottore in una azienda di raffinerie, divennero anche amici ma non ebbero molte possibilità negli ultimi tempi di vedersi se non raramente e quasi sempre in qualche viaggio d'affari. Passarono un'oretta in quel vasto salone, carico di porcellane tappeti e cere Sarde, panche antiche provenienti dalle montagne del Gennargentus, gruppo montuoso al centro della Sardegna e cima più alta dell'isola, a parlare del più e del meno con diverse persone ospiti anche loro in quella regia. Intanto Mario salutati i presenti andò a dormire. Alfredo, dopo aver nominato l'ingegner Brambilla, fece presente confidenzialmente al dottore, che lo stesso, non aveva poi preso molto bene quella sua improvvisa gita all'interno dell'isola, ma come al solito la mente astuta del dottore iniziò, aiutato dall'ora tarda, a dare i numeri, e come un ottimo commediante trovò subito l'occasione di sviare per l'ennesima volta a quel discorso, raccontando all'improvviso alcune circostanze accadute durante la visita del paese di Oschiri, annoiando con intenzione i presenti, e deviando successivamente con un'enorme e finto, quanto maleducato sbadiglio, congedando in seguito tutti i partecipanti e rimandando alla mattina seguente qualunque altro discorso. <<... sei proprio stanco eh..? Marisa, accompagna il dottore nella sua stanza .....fatti una bella dormita che domani facciamo un bel giro in barca .....>> Così anche quella volta riuscì a sgattaiolare, e dopo aver chiesto scusa e salutato i presenti che prima di quel giorno non aveva mai visto, tranne l'avvocato Mangoni, si incamminò dritto a dormire. Lasciò i tre signori ai loro affari insieme all'Alfredo. Il commendatore Vorghi, un industriale del Varesotto, uomo molto gentile e dai modi signorili. L'avvocato Mangoni, esperto consulente e legale dell'Ingegnere Brambilla, ed un signore strano che, a primo acchito, non sembrava avesse niente in comune con i tre, se non per la passione delle armi antiche, un certo sig. Bianchi, arrivato anche lui in serata nella villa e li a rappresentare un gruppo d'affari internazionale. Infatti sia l'Alfredo che il commendatore, oltre alla passione per l'archeologia, che li accomunava al dottore, avevano una strana mania per tutte quelle armi antiche da essere entrambi citati spesso dalla nota rivista nazionale del settore, della quale rivista l'ingegnere Brambilla ne era editore. La mattina seguente durante una fastosissima prima colazione, il dottore, seduto a fianco del Mario, fece presente all'Alfredo che avrebbe rinviato felicemente una stancante gita in barca, poiché la notte, diceva furbescamente, le aveva fatto cambiare idea, rammentandole un volantino visto per caso appeso alla vetrata di quel locale Oschirese, dove si annunciava una strana processione a cavallo che accompagnava la statua di una madonnina, La Madonna di Castro*. Grande appassionato com'era di tradizioni popolari non volle certo farsi mancare quelle dell'entroterra sardo. << pensavo di seguire questa processione e vedere di cosa si tratta...>> Al che Alfredo, anche lui sensibile a questo genere di cose, sempre attento a non sembrare minimamente risentito da queste altalenanti cambiate di rotta del dottore, non insistete più di tanto e acconsentì tranquillamente alla sua proposta.
continua....
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il 24/05/2009 alle 19:57