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Messaggi di Dicembre 2014

Get on up- LA STORIA DI JAMES BROWN-RECENSIONE DI ROMOLO RICAPITO

Post n°6746 pubblicato il 30 Dicembre 2014 da romolor
 
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di Romolo Ricapito
BARI, 13 NOV. - Get On Up-La Storia di James Brown diretto da Tate Taylor che lo ha anche co-prodotto assieme a Mick Jagger , celebra i fasti, la leggenda e la caduta del "Padrino del Soul", uno dei numerosi soprannomi di J. Brown. La tecnica del racconto è quella di iniziare dalla piena maturità dell'artista, nei tardi anni Ottanta, saltando a ritroso agli anni Sessanta, che lo videro in testa alle classifiche di Billboard e già popolarissimo; quindi molti flash della sua infanzia e così via. Un'altra particolarità della biografia su celluloide è quella che vede Brown, impersonato dall'attore Chadwick Boseman, rivolgersi in primo piano agli spettatori, svolgendo il ruolo del narratore. Questa tecnica, ripetuta per l'intera durata del film (139 minuti) può risultare da una parte efficace, ma anche essere giudicata troppo invadente.

L'inizio celebra James Brown in abito rosso sgargiante (i colori accesi erano una caratteristica del suo look) nella terza fase della sua vita (dopo avere raggiunto il top, è una star più dei concerti che dei dischi) in palcoscenico, quindi in tuta verde. Il colore è il minimo comune denominatore della sua estrosità e i costumi creati da Sharen Davis non solo per il personaggio principale, ma anche per quelli di contorno e le donne principalmente , sono da Oscar, ovvero la cosa migliore del film. Che comunque è valido sotto altri punti di vista, sia artistici che spettacolari. Il racconto è sufficientemente interessante anche per i non esperti di musica, perché affonda nel costume statunitense ; si accenna anche alla guerra del Vietnam e all'assassinio di Martin Luther King.

Ma la cosa più importante da rilevare è che per le abbondanti due ore e venti l'attenzione non cala mai: questo fa allora di Get On Up un'opera riuscita. Del resto, Tate Taylor aveva diretto The Help, un semi-capolavoro che fu candidato a molti Oscar. Verso l'inizio, J. Brown è identificato col suo declino, mentre assalta con un fucile un gruppo di persone in un convegno para-religioso. Quindi una corsa disperata a bordo del suo camioncino su strade periferiche, inseguito come un criminale da una decina di volanti della polizia e l'inevitabile l'arresto. Una brutta fine per chi fu ricevuto dal presidente Johnson (1908-1973) durante i suoi anni ruggenti. Ma la sezione che suscita più empatia è l'infanzia: figlio di un tagliaboschi e di una casalinga poverissimi, cresciuto in una capanna tra i boschi in Georgia, viene abbandonato dalla madre, stanca delle violenze di James Joseph Brown Senior, il padre.

Tali violenze verranno replicate dal cantante ai danni delle sulle sue partner femminili: il film accenna a questo fatto,non approfondendolo, ma nella biografia di Brown troviamo anche un arresto per violenza domestica nel 2004 ai danni di Adrienne Rodriguez una delle sue tre mogli . James Brown faceva uso a quell'epoca di polvere d'angelo, una droga dall'effetto dissociativo particolarmente in auge negli anni Settanta-Ottanta tra i musicisti.. Dicevamo dell'infanzia: James senior affida il ragazzo alla maitresse di un bordello, dove sarà impiegato per reclutare all'esterno clienti scelti tra i soldati di passaggio. Ma a 17 anni, durante la sua permanenza ancora al seguito della padrona casa di piacere, ruba un abito maschile da un'automobile: la condanna va dai 5 ai 13 anni, senza apparente remissione (libertà vigilata) , perché il giovane non ha nessun parente al quale può essere affidato.

Trova però insperatamente una famiglia conoscendo in prigione Bobby Bird, un musicista che si esibisce nelle galere con un suo gruppo musicale e che lo accoglie in casa come un fratello. E' l'inizio dell'ascesa, abbastanza rapida : l'industria discografica lo rapirà, affidando a Bird e alla band dei Famous Flames un ruolo secondario. La storia quantifica come James Brown, piombato dal nulla in un'industria musicale principalmente di bianchi ( Lesley Gore,è una delle star dell'epoca con la celebre It's My Party) diventi un'idolo non soltanto del popolo di colore, ma degli stessi americani wasp che lo acclamano nei concerti o nelle apparizioni televisive. Non a caso, dei giovanissimi Rolling Stones nel 1964 verranno chiamati negli Usa a chiudere i suoi riuscitissimi show.

Nel film assistiamo ad alcune comparsate di personaggi celebri, come l'ambiguo Little Richard, anch'egli ritratto agli albori del successo. (Di Richard un recente studio sostiene come il suo hit Tutti Frutti celebri in realtà il sesso anale). Le canzoni di James Brown sono piene di energia e questo artista è secondo soltanto ad Elvis Presley come popolarità nelle classifiche americane di tutti i tempi. Ricco, amato, rivoluzionario, animo da imprenditore, tanto da sovvertire le regole scritte della discografia, Brown ha però una pecca che nel film questa volta viene questa volta affrontata: è molto restio a pagare le tasse ed è pure tirchio coi suoi musicisti. La divisione in capitoli, titolati, rende il film simile a un romanzo.

Ma la parte più toccante, è quella personale: James incontrerà nuovamente la madre fuggiasca già da ragazzo, mentre costei si prostituisce all'aperto. La donna però fingerà di non riconoscerlo. Corsa ad assistere un suo concerto agli inizi della sua ascesa, viene dunque riaccolta, ma con riserva: trattata a tratti come un'estranea, Susie Brown non è alla fine perdonata e congedata con soli 100 euro. . La donna morirà nel 2004, per attacco cardiaco.precedendo di soli due anni il figlio, scomparso il giorno di Natale del 2006. Brown soffriva di cancro alla prostata e diabete, ma fu attivo fino all'ultimo. Nel cast anche Dan Aykroyd, Octavia Spencer e Viola Davis.


-ROMOLO RICAPITO

 

 
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L'APEMAIA IL FILM RECENSIONE DI ROMOLO RICAPITO

Post n°6745 pubblicato il 30 Dicembre 2014 da romolor
 
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di Romolo Ricapito
BARI, 24 SETT. - Nelle sale L'Apemaia-Il Film, una sorta di coproduzione tra Australia e Germania, che ripropone il personaggio dell'ape vagabonda del cartone animato trasmesso in Italia nel 1980, ma in realtà risalente al 1975, allora per una produzione nippo-tedesca. L'Apemaia è una vera diva: celebra quest'anno i 100 anni dalla sua nascita. Fu creata dallo scrittore Waldemar Bonsels (1880-1952) per i romanzi L'Apemaia e Il Popolo del Cielo. A volere essere esatti, Maia compie esattamente 102 anni, ma il numero terminante con il "doppio Zero " fa gioco ai nuovi produttori... Il film, diretto da Alex Stadermann, fa ripartire la storia dall'inizio. La figura di Maia ha la faccia più bombata rispetto al cartoon "originale". Essa è un insetto che infrange le regole: ribelle alle imposizioni degli educatori dell'alveare, vuole scoprire il mondo esterno e non produrre, invece, il prezioso miele assieme alle altre api operaie . Ella è in effetti l'ape n.396, perché nell'alveare la personalità non conta. Contano le gerarchie, la produzione di miele, pappa reale e poco altro. "Non credo di avere amici nell'alveare, non piaccio a nessuno" dice a un certo punto il giovane insetto. In realtà Maia nasconde una forma di ribellione alle regole congenita, ed è un misto tra una piccola fannullona e un'eroina. Trova quindi un degno compagno in Willie, un fuco pigro e timoroso di tutto, che domina totalmente con la sua personalità estroversa, travolgente e invadente . Nel cast dei personaggi è presente anche un baby calabrone al quale è stato insegnato ad odiare le api, perché "esseri immondi e aggressivi". Ovviamente la sceneggiatura include numerosi sotto-testi che sono chiari soltanto ad un pubblico adulto, mentre i bimbi sono deliziati dai movimenti degli insetti e dai colori della pellicola. Nel parterre dei caratteri, delle simpatiche formiche rosse dagli elmetti verdi, un'anziana regina delle api, un insetto stercorario e soprattutto la cavalletta Flip che rappresenta per Maia una sorta di guida iniziatica alla vita esterna. In alcune scene il cartone animato si trasforma in una specie di musical con i vari "pupazzi" che cantano e ballano. Maia farà una scelta: deciderà di vivere per sempre nel prato. Il messaggio pacifista del film è evidente: api e calabroni faranno amicizia, perché i loro scontri sarebbero frutto di un indottrinamento pregresso e contrario alla socializzazione tra le due specie . Ma il testo dei dialoghi contiene anche l'inclusione dei diversi: la stessa Maia lo è (asociale rispetto all'alveare, godereccia, assetata di vita e non di doveri) .La sua intraprendenza, ma soprattutto il suo eroismo, verranno premiati con il titolo di Ambasciatore dell'Alveare. Si può dunque sfuggire al proprio destino ed essere comunque assegnati ad un ruolo che non è quello a noi destinato sin dall'origine. In questo, Ape Maia è un personaggio emancipato, femminista. Il cartone animato è un'opera riuscita, tuttavia sta avendo un successo inferiore alle aspettative in Italia, per colpa dell'uscita in contemporanea del nuovo film sulle Tartarughe Ninja. Ha recuperato terreno nel week end, ma lunedì 22 era di nuovo decimo, subito dopo l'ultimo film di Pupi Avati, "Un ragazzo d'Oro" (al nono posto) con Scamarcio e Sharon Stone, rivelatosi un autentico flop. L'Apemaia è doppiata da Antonella Baldini (1965) che già doppiò la versione televisiva ben 34 anni fa. Una curiosità: nella versione tedesca, la cantante Nina Hagen doppia Gunilla, mentre la madre della Hagen, Eve-Marie e anche la figlia Cosma Shiva Hagen doppiano altri personaggi del cast.

ROMOLO RICAPITO

 

 
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Concerto commemorativo di Nino Rota: Recensione di ROMOLO RICAPITO

Post n°6744 pubblicato il 30 Dicembre 2014 da romolor
 
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di Romolo Ricapito
BARI, 16 OTT. - Un progetto dell'Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari quello di "Rota dirige Rota", ideato nella fattispecie da Marco Renzi e Maurilio Manca. Direttore d'Orchestra Marcello Rota, musiche di Nino Rota. La serata, tenutasi presso lo Showville di Bari il 15 ottobre, è stata dedicata al Bicentenario dell'Arma dei Carabinieri. Prima del concerto è stata proiettata sullo schermo una carrellata di fotografie in bianco e nero o a colori tratte dai numerosi set di Federico Fellini. Ad esempio, ecco una corpulenta Gradisca interpretata da Magali Noel in Amarcord ; una splendida Anita Ekberg immersa in posa ieratica nella Fontana di Trevi per la Dolce Vita, con lo strascico del nero abito da sera che si allunga morbidamente nell'acqua. Lo stesso Nino Rota ritratto davanti al suo pianoforte e infine una malinconica Gelsomina (Giulietta Masina) sia da sola mentre suona la tromba, che assieme al suo Zampanò (Anthony Quinn).per La Strada. La presentatrice Barbara Mangini, in abito da sera nero, un po' agitata perché davvero emozionata, ha raccontato in maniera esaustiva quello che sarebbe poi seguìto. Di Nino Rota è stata ricordata l'attività, oltre che di musicista di colonne sonore da film, anche di opere liriche come Il Cappello di Paglia di Firenze. Ad ogni modo il concerto in esame è il primo di una nuova serie che comprenderà la misconosciuta opera di Piero Mascagni "Rapsodia Satanica", per il prossimo 27 ottobre. Avrà luogo quella sera la proiezione .dell'omonimo film di Nino Oxila del 1917 , con esecuzione dal vivo da parte dell'Orchestra della Provincia. Dopo il ringraziamento d'obbligo al Presidente Francesco Schittulli e al suo vice Nuccio Altieri, sono state salutate le autorità militari delle varie armi presenti in sala. Sul direttore d'orchestra Marcello Rota: la scelta del maestro è stata definita "particolare", essendo egli anche il pronipote della Prima Medaglia d'oro al Valor Militare assegnata nel 1934. L'esecuzione è stata comprensiva del tema di Gelsomina da La Strada, della suite Sinfonica dai Vitelloni, della Fantasia e Canzone da La Dolce Vita e da un preludio , canzone e fox trot tratti da Le notti di Cabiria. Tutto questo ha riguardato la prima parte. Il tutto è stato però preceduto dall'esecuzione dell'inno di Mameli: standing ovation del pubblico , fatta eccezione per qualche signora maleducata che è rimata seduta, continuando a chiacchierare con l'amica del cuore . Ad ogni modo la prima sezione era comprensiva delle colonne sonore di Rota composte tra il 1953 e il 1960. La seconda ha visto invece l'orchestra impegnata nella fantasia di Amarcord (1973) , dunque la danza e la canzone d'amore da Romeo e Giulietta di Zeffirelli (1968) e la Trilogia del Padrino (1972-1990). In quest'ultimo contesto, Nino Rota ottenne l'Oscar per il Padrino parte II e non per il capostipite, quello reso celebre anche per l'interpretazione di Marlon Brando. Infatti per il primo capitolo della saga diretta da F.F.Coppola il maestro usò una composizione già adoperata per il film Fortunella ,del 1958, diretto da Eduardo De Filippo, ma sceneggiato da Federico Fellini. Ovvio quindi che non essendo la sua musica del tutto inedita, essa fosse poi esclusa dalle nomination. Ma per il Padrino parte III fu utilizzato un collage di musiche del primo e del secondo capitolo. Applausi e ancora applausi e un po' di nostalgia per un cinema di qualità che, anche nella sua originalità, non è stato mai più replicato.
ROMOLO RICAPITO

 
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OCULUS: Recensione di ROMOLO RICAPITO

Post n°6743 pubblicato il 30 Dicembre 2014 da romolor
 
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di Romolo Ricapito
BARI 30 GIU. - La stagione estiva sembra quella più adatta alla distribuzione nelle sale di pellicole dell'orrore. Con la programmazione ridotta, si hanno più possibilità di mostrare horror di varia qualità per gli appassionati del genere. Questo OCULUS ne è un esempio: diretto da Mike Flanagan, è tratto dal corto Oculus-The man with the plan, dello stesso regista. Il vero protagonista ( più che gli interpreti in carne d'ossa, che sembrano attori di seconda scelta, reclutati apposta per risparmiare sulle spese di produzione) è uno specchio antico, che fu anche ospitato nel castello della famiglia Reale, a Balmoral. In realtà l'oggetto ha una lunga storia che viene narrata dalla protagonista (Karen Gillan, attrice scozzese di 26 anni ) : fabbricato nel 1754 a Londra e proprietà del conte di Lasser, provocò accadimenti raccapriccianti con il suo influsso "malefico". Venduto a un'asta nel 1858, appartenne poi a un tizio di Atlanta soprannominato La Balena perché dal peso di oltre un quintale e mezzo. Una fotografia antica documenta l'improvviso deperimento dell'uomo , diventato magro come un'acciuga e morto misteriosamente, così come una donna, nuova proprietaria dello specchio e morta a sua volta per disidratazione nella vasca da bagno di casa sempre due secoli fa . Naturalmente le storie di disagio e morti violente si susseguono fino ad oggi. Pare strano come Kylie, una ventitreenne dai capelli rossi, sia così accuratamente documentata su tali disgrazie . La famiglia di costei ha posseduto l'oggetto una quindicina di anni prima: mal gliene incolse. Il fratello della giovane donna , Tim (Brendon Twaites, che vedremo a settembre nell'attesissimo The Giver Il Mondo di Jonas , nel ruolo principale ) è reduce a soli 21 anni da una reclusione lunghissima presso una clinica psichiatrica, incolpato dell'assassinio del padre, a sua volta uxoricida. Ora Kylie ha "resuscitato" lo specchio acquistandolo e poi trafugandolo tramite una casa d'aste per la quale collabora e vuole allora compiere un "rito liberatorio" nella casa che la vide, bambina --assieme col fratello minore - testimone dell'omicidio della madre... Per far questo, usa una tecnologia avanzata (videocamere, computer di nuovissima generazione) per filmare eventuali , nuovi accadimenti "malefici" che l'infernale specchio inevitabilmente causerà, avendo anche preparato una sorta di "decapitazione"dello stesso, tramite una sorta di marchingegno infernale da lei costruito. Tim , il fratello, reduce appunto da anni di sedute psicanalitiche, ha un approccio molto più razionale ai fatti. La sorella ha forse privilegiato gli elementi negativi di alcune storie vecchie, ignorandone interezza e logica, accreditando una sorta di tesi sulla "maledizione" che non avrebbe un opportuno riscontro nei fatti. E' evidente come la storia sia una metafora della lotta tra gli elementi razionali e il paranormale, o l'irrazionale, che sarebbe insito forse soltanto nella mente di chi lo elabora. I capelli di Kylie sono rossi, come quelli della madre, sempre rossa, che impazzì per un tradimento del marito Alan con una donna misteriosa. Cosicché ,sempre la madre, si trasformò in una sorta di pazza, o imitazione di Linda Blair dell'Esorcista. Epperciò il "Rosso Malpelo" della chioma delle protagoniste è indice di instabilità, mentre i capelli scuri degli uomini di famiglia indicano la loro aderenza alla realtà e la conseguente sopportazione delle donne e dei loro isterismi... Il film alterna momenti attuali a flash back che documentano cosa accadde nella casa avita. Lo specchio è già di per sé in letteratura un oggetto magico, come quello di Grimilde, la strega di Biancaneve. Ma è appunto la valenza che gli si dà e non la sua effettiva personalità (inesistente) a costituire una forma di proiezione da parte chi lo possiede. La sceneggiatura dunque diventa una sorta di Processo allo Specchio assurto a essere umano (o disumano). Tale soggetto diremo così, fisicizzato è una metafora della colpevolezza o dell'innocenza di tanti personaggi resi celebri dalla cronaca nera, diventati condannabili per una sorta di indizi sfavorevoli e poi "assolti" per l'inconsistenza degli stessi. Allora è probabile che la sceneggiatura voglia semplicemente documentare con dei simboli una sorta di storia su una semplice, ma purtroppo frequente, follia familiare. La madre pazza, rinchiusa in camera da letto e tenuta alla catena, rimanda a una citazione di Jane Eyre , romanzo vittoriano di Charlotte Bronte. Il marito, Alan, nell'illusione di "curarla", la tiene reclusa , per la vergogna della malattia mentale che potrebbe essere trattata da strutture adeguate. Tale situazione fa emergere "il mostro che è in lui", rendendo i figli purtroppo succubi degli eventi , che avranno conseguenze pesanti sulle loro vite future . Ma chi è davvero malato dei due fratelli: Kylie, che ha delle continue visioni orrorifiche e ammazza il fidanzato, scambiandolo erroneamente per demone prodotto dallo Specchio di Lasser , oppure Tim , che sembra una sorta di succedaneo del dottor Freud? L'horror si apprezza per il suo contenuto "psicanalitico" e "intellettuale" che alla fine salva un canovaccio da condannare per la sua stupidità. Tale rappresentazione "concettuale" di rappresentazioni da incubo, testimonierebbe che la follia subìta si attacca all'individuo, il quale è portato a ripetere, se non opportunamente protetto- anche da un sufficiente supporto medico- le azioni sbagliate dei genitori. La sceneggiatura , elaborata su un soggetto di Mike Flanagan, è complessa, mentre il personaggio di Marie Russell (la madre, interpretata dalla bionda , in origine Katee Sackhoff, resa rossa per esigenze della storia ) è quello che maggiormente influenzerà gli eventi. Le musiche dei Newton Brothers sono remixate da Paul Oakenfoald (dj che ha lavorato con Madonna e Timberlake) nell'Oculus Remix. , brano finale.
Romolo Ricapito

 
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CONCERTO DI SHAWNN MONTEIRO: RECENSIONE DI ROMOLO RICAPITO

Post n°6742 pubblicato il 30 Dicembre 2014 da romolor
 
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di Romolo Ricapito
BARI, 17 DIC. - Concerto della cantante jazz Shawnn Monteiro allo Showville di Bari , accompagnata da una Big Band tutta italiana. Il sassofonista Roberto Ottaviano, invitato sul palco per illustrare la serata, si è detto frastornato dalla scomparsa avvenuta appena pochi giorni fa di Davide Santorsola, pianista nato ad Andria nel 1961.

Ma "The Show Must Go On", come insegna un'antica legge dello spettacolo e infatti Ottaviano ha aggiunto: "questo mio ricordo non deve dare pesantezza allo svolgimento della serata, ma è giusto ricordare Santorsola perché ha sempre dimostrato grande entusiasmo per questa forma d'arte, il jazz". Quello di Shawnn Monteiro è stato definito "il concerto più jazz in assoluto del cartellone (Sesta Stagione di "Nel Gioco Del Jazz") in quanto al suo interno vengono rispettati e attualizzati crismi e parametri del jazz, come il groove lo swing, il soul e lo scat. Riguardo la Monteiro, è stato brevemente ricordato come fu scoperta dall'impresario di latin jazz Mongo Santamaria, lei che è nata col jazz nel dna: è figlia infatti di Jimmy Woode (1926-2005) contrabbassista di Duke Ellington. Secondo Downbeat, nota rivista jazz, Shawnn è l'erede di Carmen McRae.

Infatti, durante tutto il suo concerto, l'artista ha ricordato la McRae (nata ad Harlem nel 1900) come la sua cantante preferita e grande esecutrice di alcuni brani da lei riproposti allo Showville . La Big Band che ha accompagnato Shawnn Monteiro era composta da Giuseppe Bassi al..basso (nomen omen),Roberto Pistolesi alla batteria, Roberto Tarenzi al pianoforte. Dopo una overture della Big Band, la Monteiro è entrata in scena, salutando il pubblico, indossando un abito da sera nero, composto da decorazioni di stelle nere luccicanti di paillettes in argento, pantalone nero e scarpe décolleté nere dal tacco alto. Sotto l'abito, un corpetto-busto rigido, sempre nero, ravvivato con due grandi orecchini d'oro a cerchio e da un rossetto dalla sensuale tinta rosso fragola a completare il tutto.

Durante la prima canzone, Shawnn ha interagito col suo pianista, concordando a gesti le sue preferenze sull'esecuzione, per una riuscita sincronizzata e perfetta. Dopo avere presentato i musicisti, la cantante ha sottolineato che le canzoni proposte costituiscono degli standard della musica americana (American Songbook) . "Spero che vi divertiate e che capirete qualche parola di inglese..." Trattasi di musica portata al successo da Cole Porter, Billy Holiday e dalla già citata Carmen McRae. Molto bella l'interpretazione di Here's that rainy day, che sottolinea il modo sereno e spontaneo di interpretare la musica da parte della Monteiro, che sembra nata per il palco.La canzone, che celebra l'aspetto romantico della pioggia, è stata nel tempo interpretata da svariati artisti, quali Frank Sinatra,Ella Fitzgerald, Tony Bennett.

A un certo punto l'artista ha tirato fuori in bianco ventaglio col quale si è sventolata, più per un risultato scenico che per rinfrescarsi. Ad asciugare un po' di sudore, più tardi, basterà un fazzoletto bianco, come è nella tradizione del jazz. La cantante ha invitato il pubblico ad applaudire e a non essere timido, oppure a sincopare certi brani, più ritmati, col semplice battito delle mani. La prima canzone natalizia proposta è stata Winter Wonderland. La star della serata ha augurato "Buon Natale" in perfetto italiano. Questo brano ha lasciato ampio spazio al sassofono. La canzone, una delle più eseguite in tutto il mondo per le feste natalizie, risale al 1934 e fu resa celebre da Perry Como, ma fu cantata anche da Aretha Franklin,Elvis Presley, Annie Lennox.

Dopo essersi accomodata su uno sgabello, la cantante ha eseguito anche Nice Work If You Can't Get It, brano molto caro alla sua beniamina Carmen McRae, ma che fu proposta anche dall'"eterna" Billie Holiday e da Sarah Vaughan. Invece "God Bless The Child" è stata presentata come uno dei più noti gospel degli Stati Uniti. Si tratta di un pezzo che celebra la ricchezza spirituale e non quella materiale, con un Dio misericordioso che protegge i bambini, laddove i genitori non riescono nel loro compito. Billie Holiday fu la "vestale" di questo successo, del quale fu anche co-autrice con Arthur Herzog jr. Tra le cover più recenti, anche quelle di Barbra Streisand e quella (recentissima) di Annie Lennox (2014).

La seconda canzone natalizia proposta è The Christmas Song, portata al successo da Nat King Cole. Del celebre brano esiste anche una recente versione di Justin Bieber. Shawnn Monteiro introducendo The Shadow of Her Smile ha ricordato di avere ascoltato per la prima volta questa fantastica canzone d'amore in un drive in, in America. Infatti il brano compare all'interno del film del 1965 Castelli di Sabbia di Vincente Minnelli,con Elizabeth Taylor e Richard Burton e vinse il premio Oscar come migliore canzone di quell'anno . Ma anche Nature Boy è mitica. Shawnn Monteiro la ripropone in una sua personale e sentita interpretazione. Infatti, come ha anche detto, essa segna la sua parte preferita del concerto. Nature Boy deve il suo successo alla straordinaria interpretazione di Nat King Cole, vero "nume tutelare" del concerto. Il celebre cantante afroamericano con questo particolare brano fu introdotto al pubblico bianco statunitense, che iniziò a seguirlo con lo stesso entusiasmo dei neri. La canzone è stata recentissimamente riportata in auge in America da Lady Gaga e Tony Bennett con l'album Cheek to Cheek. Grata al pubblico barese, Shawnn Monteiro ha eseguito un bis: ecco a sorpresa Summertime e poi Moondance.

 

ROMOLO RICAPITO

 

 
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