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Messaggi di Dicembre 2014

OGNI MALEDETTO NATALE- RECENSIONE DI ROMOLO RICAPITO

Post n°6741 pubblicato il 29 Dicembre 2014 da romolor
 
Foto di romolor

Pubblicato da La Gazzetta Meridionale ~ di venerdì 5 dicembre 2014 ~ 0 commenti

La locandina dell'evento. (foto) ndr.
di Romolo Ricapito
BARI, 5 DIC. - OGNI MALEDETTO NATALE è una novità assoluta nel panorama della cinematografia italiana. Trattasi di un'opera che, più che dissacrare il 25 dicembre, vuole documentare il disagio causato da questa (e altre) feste comandate su coloro i quali manifestano ansia e fastidio nel confrontarsi con dei festeggiamenti che comprendono solitamente il rapportare se stessi con un gran numero di parenti, oppure costringono a un bilancio esistenziale. I registi sono tre: Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo. Coraggiosa la scelta di tutto il cast, che non indulge su nomi adatti a sedurre il box office, pur utilizzando volti noti come Valerio Mastrandrea, Marco Giallini e Laura Morante. Riuscito poi il connubio artistico tra la coppia di fidanzati protagonisti: Alessandro Cattelan e Alessandra Mastonardi. La sceneggiatura arriva a paragonare il Natale a "festa delle tenebre" confrontando la festività cristiana con antichi riti invernali pagani, in voga 50 mila anni fa , ma anche in rapporto alla Roma antica dei banchetti e della decadenza dei costumi. Il disagio psicologico da festività sembra evidenziarsi particolarmente in Massimo (Cattelan) un esperto di microcredito che Giulia (la Mastronardi) decide di ospitare nell'antico casale di famiglia vicino a Baiano:la ragazza, laureata in architettura, è originaria del viterbese. In questa situazione la coppia si rapporta a un parentame di villici scoppiati ,volgare e chiassoso, culturalmente fermo agli anni Cinquanta . Fratelli, genitori, zii di ogni genere, ospiti e quant'altro: trattasi della classica famiglia patriarcale, nella quale va in scena lo scontro di due culture. La loro (millenaria) e quella universitaria della figlia istruita e del di lei compagno. I personaggi, davvero pittoreschi (Laura Morante, nei panni della madre, sembra uscita dalla Lupa di Verga) sono un misto, tra echi pasoliniani e quelli dell'horror Non Aprite Quella Porta. Colpisce subito inoltre la la bellissima fotografia di Michele Paradisi. Il tema dell'estraneo viene proposto in forme nuove, che mischiano l'avanspettacolo col teatro classico. I "villani", apparentemente gentilissimi, dietro l'apparente, straordinaria ospitalità, costituiscono una società di mostri, quella che perpetua i difetti peggiori dell'italiano medio-basso. La caccia al cinghiale,ad esempio, è un rito propiziatorio e violento che celebra la vittoria dell' Uomo sulla Natura. Esiste poi all'interno del numeroso nucleo contadino la convinzione che la propria vita sia migliore e al di sopra (come qualità e valori) di quella altrui , in questo caso il paragone vincente è su Massimo, considerato uno sfigato senza casa ed affetti. Così il giovane, umiliato dalle circostanze, è costretto a rivelare di appartenere ai Marinelli, una famiglia di industriali dolciari tra le cinque più ricche d'Italia. La rivelazione diventa una sorta di boomerang: l'architetto Giulia lo ripudia velocemente, attribuendogli l'etichetta di capitalista che umilia le masse popolari. L'azione nella seconda parte si sposta nella ricchissima magione dei Marinelli, nella quale Massimo torna per il pranzo di Natale. Questa sezione del film è ancora più riuscita della prima. La novità sta nel fatto che gli stessi attori che recitavano nelle parti "truci" dei contadinotti, qui rivestono i ruoli dei familiari di Massimo. E così Mastandrea non è più il fratello di Giulia, ma quello appunto , di Massimo:e così via. Strepitosa è Caterina Guzzanti nei panni della classica figlia di papà, insoddisfatta e lamentosa. Ma anche Corrado Guzzanti, che dà vita al domestico cinese: un personaggio ancora più snob dei padroni di casa, attento alle origini nobili degli ospiti che varcano il cancello di casa, come la rediviva Giulia, che ritorna da Massimo in cerca di un chiarimento. Il cinese è guardingo, attribuendo e pretendendo dalla ragazza crediti altolocati. Laura Morante anche qui è la madre di famiglia: elegantissima e politicamente corretta, reagisce all'inatteso suicidio del domestico filippino, depresso cronico, tentando di annullare il pranzo di Natale. Ma Francesco Pannofino, nel ruolo del padre, non ci sta : la donna poi ha dirottato costosi regali alla Caritas, dopo avere fatto alla stessa associazione ( precedentemente) una generosa beneficenza. Vedremo allora il patriarca dell'azienza di prodotti per ricorrenze (panettoni, pandori..) lottare con l'inviato del parroco: quest'ultimo sta per ritirare dei costosissimi e ricercati pacchi natalizi , ma l'industriale vuole riprenderseli. Il domestico filippino poi, lanciandosi dal terzo piano ha devastato l'automobile di un altro dei familiari (interpretato da Marco Giallini). Per questo, anche quest'ultimo non vuole privarsi del pranzo (migliaia di euro spesi per un rifornimento di pesce) per commemorare uno sconosciuto servitore. Questa seconda parte, all'interno di un film riuscitissimo ed originale, svela le idiosincrasie dei ricchi, le loro ipocrisie e falsità che, dietro la cornice delle convenzioni, popolano l'esistenza dei Marinelli. Insomma: sotto il tappeto di lusso, è nascosta la sporcizia. Il nucleo dunque è malato: forse ancora di più dei parenti di Giulia, culturalmente inferiori. Ma l'amore trionferà su tutto, per fortuna.

ROMOLO RICAPITO

 
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L'Isis Minaccia le Guardie della Regina: ELISABETTA DIFENDERA' A CARO PREZZO LA SUA TESTA!

Post n°6740 pubblicato il 28 Dicembre 2014 da romolor
 
Foto di romolor

Paura a Buckingham Palace: l'Isis ha minacciato un attacco alle guardie della Regina.
E' terrore anche a Clarence House, residenza del Principe Carlo.
Le guardie, popolari in tutto il mondo per le loro divise rosse e l'enorme cappello-colbacco nero, sono note anche per la cerimonia del Cambio della Guardia, fotografatissima dai turisti.
Le minacce alle guardie sono un "ricatto" al mondo occidentale, ma in special modo alla civilissima Gran Bretagna,
La monarchia affronta un momento molto difficile, con simili rivendicazioni extraeuropee di agguati e destabilizzazioni.
Nel mirino è in realtà la Regina: sua Maestà, Elisabetta II, è vista come modello anacronistico di restaurazione e tirannia, probabilmente non soltanto dall'Isis, ma anche da oppositori interni alla Gran Bretagna.
I fermenti terroristici che hanno determinato attentati negli ultimi 30 anni (una bomba fu fatta esplodere nel centro di Belfast appena un anno fa ) sono stati soffocati con l' applicazione di severe leggi e repressioni.
Ma adesso Isis fa molta più paura dell'autocnona Ira . E gli attacchi esterni, per giunta imprevedibili e temibili, rischiano di far vacillare le consolidate sicurezze dei Reali.
Ora ciò che conta è restare uniti: è possibile che queste minacce rinsaldino, come è prevedibile, l'antico legame tra sudditi e Monarchia, nell'intenzione di far fronte comune a un Nemico Esterno, da debellare assolutamente . La Madre Patria non ha mai tollerato ingerenze nei suoi fatti privati all'interno dell'Europa stessa, figuriamoci i proclami di islamici che non seguono nessuna regola, applicando in casi estremi quella del "taglione" (taglio di teste di sfortunati occidentali rapiti).
ROMOLO RICAPITO

 
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AMBO: RECENSIONE DI ROMOLO RICAPITO

Post n°6739 pubblicato il 28 Dicembre 2014 da romolor
 
Foto di romolor

di Romolo Ricapito
BARI, 13 DIC. - Tra i film italiani usciti prima di quelli dell'infornata natalizia, "Ambo" di Pierluigi Di Lallo sta ottenendo un buon successo, veleggiando verso la decima posizione negli incassi. Si tratta di una commedia ambientata in un piccolo comune abruzzese, Atessa, dove Giulio (Adriano Giannini ) fa il veterinario. La sezione iniziale è significativa del mondo rurale la cui mentalità sopravvive nonostante gli agi della modernità. Un contadino come compenso della guarigione del suo gallo (animale-simbolo della campagna e necessario dunque a regolare l'ordine delle cose, come la sveglia al mattino, l'ordine nel pollaio e quant'altro) offre a Giulio centinaia di uova, che il dottore accetta, nonostante tutto.

Il professionista ha un figlio di circa otto-nove anni e una moglie interpretata da Serena Autieri (Veronica) che fa l'assaggiatrice di vini. L'Autieri è un tipo di donna esigente sessualmente e che vuole essere continuamente al centro dell'attenzione: il coniuge è costretto a portarle la colazione a letto. Ma la vera costrizione è consumare anche tre rapporti sessuali al giorno, il che costringe Giulio a un tour de force estenuante tra lavoro e alcova. La storiella ristagna a metà tra prodotto televisivo e una soap opera argentina, almeno nel primo tempo. Serena Autieri è visibilmente fuori parte, tra dizione pessima (''ndo stanno i documenti'"chiede a Giannini mentre si trovano dal notaio, che è interpretato da Armando De Razza ) e in più un personaggio non simpaticissimo, tranne quando diventa una chioccia protettiva nei confronti di Marzio, il figlioletto, che a un certo punto è trascurato dal padre. A non funzionare cinamatograficamente è la coppia Giannini-Autieri , in realtà; mentre lui, Adriano, supera l'esame a pieni voti (è attore da valorizzare assolutamente , mentre adesso non gode del successo che meriterebbe) lei è fredda come un ghiacciolo.

Il film si avvale di interessanti comprimari, come il romano Maurizio Mattioli nel ruolo del barbiere del paese. Mattioli, impersonando Lallo, è un personaggio quasi neorealistico, cioè un nonno saggio che diventa una sorta di maestro di vita per il nipote, affidatogli dai genitori che lavorano all'estero ( in Germania) ma anche per Marzio, che assorbe le tensioni dei genitori, determinate da una scoperta sterilità dell'uomo ( causata da epididimite). Da tutto ciò partiranno una serie di equivoci che chi andrà a vedere il film capirà integralmente . A un certo punto di stanchezza del copione, subentra in scena il presentatore Enrico Papi nel ruolo del parroco del paese. Questa partecipazione desta sorpresa ed è un riuscito colpo di scena , mentre Papi se la cava abbastanza bene. Ma c'è anche Riccardo Graziosi nel ruolo di Cesareo, che si rivela una buona spalla per Giannini: nascono altre situazioni che, sia pure non molto sviluppate, aiutano la commedia a non precipitare nel vuoto e a salvarsi da una deriva che sarebbe stata inevitabile.

Anche il piccolo Marzio Romano Falcione rende molto bene. Non funziona invece l'invadente colonna sonora delle canzoni di Noemi. Passi un brano, che serve a sottolineare una svolta nella trama: ma tre sono davvero troppi, compreso quello di chiusura. La voce sguaiata dell'interprete rivelatasi con X Factor è una nota a sfavore. Curioso è anche il finale, nel quale con dei rapidi quadretti viene rivelato cosa succede in realtà ,ma è anche strana anche la divisione in "attori principali" e "attori secondari", tra questi ultimi l'incerto Rudy Smaila, figlio di Umberto. Tirando le somme, Ambo merita la sufficienza, mentre Adriano Giannini è la cosa migliore del film. Buon sangue non mente, per fortuna. La regia naviga tra luci e ombre, ma la direzione degli attori è corretta , mentre la sceneggiatura è superiore ai prodotti italiani attualmente in voga.

-ROMOLO RICAPITO

 

 
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MOVIDA VIOLENTA A BARI: LA PREOCCUPAZIONE DEL SINDACO

Post n°6738 pubblicato il 27 Dicembre 2014 da romolor
 
Foto di romolor

Il ragazzo di 23 anni aggredito da un "branco" inferocito in C.So Vittorio Emanuele, a Bari, per avere tentato di difendere la sua ragazza da "apprezzamenti" di sconosciuti, pare sotto l'effetto di alcol. Il giovane è stato colpito anche con una sedia, ma ha rifiutato il ricovero al Pronto Soccorso.
Sotto accusa, la movida barese, nella fattispecie la musica suonata ad alto volume da locali trasformati in discoteche all'aperto e la mescita di alcolici al pubblico, forse anche a giovani minorenni.
Il sindaco Antonio De Caro potrebbe diventare un solitario Sceriffo e fare chiudere quei locali che non rispettano regole di buona creanza e commettono irregolarità amministrative , come ha minacciato .
Ma sotto accusa, secondo me, dovrebbe stare la cosiddetta cultura del divertimento, che fa dei balli in strada e di bevute a go go di superalcolici una sorta di rituale festivo prefestivo e feriale.
Alcol e balli non sono una novità . Nessuno ha il coraggio di pronunciare la parola "droga": forse c'è di mezzo anche quella.
Ma soprattutto è la noia a farla da padrona. In assenza di valori, contenuti, umanità, prendere di mira la fidanzata di un altro diventa uno sport.
Sport di frustrati, invidiosi, incapaci: probabilmente in quel "branco" c'è la necessità di stringere amicizie virili, nell'incapacità di fronteggiare, corteggiare, accogliere l'altro sesso.
Sfottere la donna d'altri, in gruppo, assume vari significati: balordaggine, maschilismo becero, omosessualità latente.
Alcol, droga, bullismo, strapotere balordo si sono visti anche nei reportage letterari di Kerouac o in Easy Rider, al cinema.
Nell'episodio che ha scatenato la censura e l'indignazione del sindaco di Bari, Antonio Decaro , sono assenti moventi artistico-letterari, presenti invece tutti i germi di una società alla deriva che colpisce i più deboli (i giovani) trasformandoli in cannibali di altri giovani
ROMOLO RICAPITO

 
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Ma tu di che segno 6? Recensione di ROMOLO RICAPITO

Post n°6737 pubblicato il 26 Dicembre 2014 da romolor
 
Foto di romolor

di Romolo Ricapito
BARI, 20 DIC. - Ma tu di che segno 6? è una commedia diretta dal veterano Neri Parenti e sceneggiata dallo stesso regista assieme ai fratelli Vanzina. A co-produrre, Maria Grazia Cucinotta, che annovera tra le sue produzioni numerosi flop. Questo film non fa eccezione: vediamo perché. Non tanto in quanto come incassi tale cinepanettone "anticipatario" ormai arranca (uscito il 11-12, nel week end pre-natalizio è ormai settimo al box office) ma perché trattasi di una pellicola molto modesta come qualità. A fare bella figura, all'interno del numeroso cast, che tenta di inserire bravi caratteristi ( fortunatamente nuovi per il grande schermo) è il "solito" Massimo Boldi. L'attore lombardo, nei panni del Cav. Rabagliati, tipografo e fornitore del Vaticano, igienista fino agli eccessi , risalta più di tutti. Questo perché è chiaro che si diverte lui per primo (e fa divertire il pubblico) con le sue battute"demenziali" e la celebre faccia mobile che pare di gomma, con piacevolezza e maestria.

Il copione non è granché? Non importa, Boldi come tutti i grandi comici fa in modo di distrarre dal giudizio , confermandosi un "cartone animato vivente" (la definizione è sua). Le gag che potrebbero essere volgari gli scivolano via addosso: fanno ridere e basta. Anche Luigi Proietti fa del suo meglio, nei panni di un Principe del Foro che perde la memoria poco prima di un'importante udienza, dopo essere scivolato nel bagno del Palazzo di Giustizia , a causa del pavimento insaponato e avere battuto conseguentemente la testa . L'avvocato De Marchis (Proietti) è del Leone: il minimo comune denominatore delle storielle concatenate è quello di personaggi schiavi degli oroscopi, oppure vittime di essi , sia consapevoli che non.

Per dare una parvenza di "serietà" all'argomento è stato ingaggiato il famoso astrologo Paolo Fox. che appare all'inizio. A fargli il verso ,il duo comico Pio e Amedeo, che in questo film è consacrato ufficialmente : pur se sulla falsariga di Lillo e Greg o di Ficarra e Picone ( altre coppie celebri) i due (Pio D'Antini e Amedeo Grieco) apportano un po' di garbato umorismo all'interno di una commedia generalmente fiacca. Un altro riferimento potrebbe essere Checco Zalone, dato che i due sono pugliesi, però non baresi, ma foggiani. Infatti per identificarsi citano i comuni di San Severo, Cerignola, ma anche Trani e Canosa. Pio nei panni di Orion (astrologo ) fa la satira su Paolo Fox, mentre Amedeo impersona un attore. Lo sforzo delle due ex "Iene" è notevole e per un attimo fa dimenticare il piattume della trama. C'è anche un divertente intermezzo nel quale interpretano Ma Che Freddo fa di Nada.

La deriva della commedia si attua compiutamente col personaggio interpretato da Ricky Memphis. Saturno (Memphis) 40 anni, single, è perseguitato dalla malasorte ogni qualvolta incontra una donna Ariete. Vorrebbe ricordare, nelle sue disgrazie, il rag. Fantozzi, come quando gli piomba addosso un meteorite. Ma l'interpretazione è scarsa: Memphis rifà sempre il personaggio di Memphis, allampanato e con dialoghi elementari. Inoltre la sceneggiatura è scurrile, politicamente scorretta e volgare. A un certo punto, un comprimario, riferendosi a Wanda (la brava Cecilia D'Amico) e rivolgendosi allo stesso Ricky Memphis, gli chiede: "ma come, sei uscito con la "Scorreggia?" . Più avanti: "hai fatto un figlio con la Scorreggia?". Gli altri difetti di Ma Che Segno 6: sembra un film anacronistico e di scarsa attualità.

Il che si evidenzia maggiormente nell'episodio con Vincenzo Salemme, nei panni di un maggiore dei Carabinieri morbosamente geloso della figlia diciassettenne, cosicché egli fa in modo, servendosi della sua divisa, di sconfessarne ed eclissarne i fidanzati. La ragazza si ritrova dunque perennemente single e umiliata. Non indagando oltre sui risvolti psicanalitici di questo comportamento, rivelatori di un desiderio incestuoso, diremo che Salemme rifà Salemme, così come precedentemente detto di Memphis. Gag risapute, viste e riviste sin dai tempi di Totò. Gli unici momenti piacevoli, quelli con l'apporto del bravissimo Angelo Pintus, nel ruolo del brigadiere Quagliariello, ottima spalla per Salemme.

L'attore triestino è davvero una maschera entusiasmante. Oltre agli anacronismi, la commedia vanziniana annoia già a metà film: il che è molto grave per un film che si propone di divertire. Sembra addirittura uno scarto di gag e situazioni dei cinepanettoni diretti precedentemente da Neri Parenti. Dove non arriva la risata, si ricorre alla volgarità: umorismo stercorario, emorroidi. Un altro appunto: non c'è spazio per i titoli di testa . Cosicché il film inizia senza alcuna "sigla",citazione di attori, sceneggiatori, costumisti e quant'altro. Bisogna aspettare la fine: la curiosità viene soddisfatta (tardi) sulle note di I'M a Freak, del bravissimo Enrique Iglesias.

- ROMOLO RICAPITO

 

 
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