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Giusy

Post n°1148 pubblicato il 04 Marzo 2009 da scugnizza63

Scafati si mobilita per Giusy «Aiutiamola, è un suo diritto»

mercoledì 11 febbraio 2009

Scafati. Si mobilità la società civile. Si scuotono le coscienze. Parte la campagna di sensibilizzazione in città a sostegno

della piccola Giusy Santarpino, la bambina di nove anni affetta da atrofia spinale muscolare e costretta a restare chiusa

in casa perché nel condominio in cui vive non c'è un ascensore o un'altra struttura che le consenta di scendere in

strada. «Mia figlia è meno importante di un cavallo?», aveva denunciato mamma Teresa sulle pagine de Il mattino,

qualche giorno dopo che la trasmissione televisiva «Striscia la notizia» aveva mobilitato media ed istituzioni locali sul

caso di un cavallo segregato in uno stanzino buio proprio in via Capone, a pochi passi da casa Santarpino. Il suo appello

non è rimasto inascoltato. Il problema di Giusy resta. Per andare in ospedale a cambiare la cannula che la tiene 24 ore

su 24 attaccata al ventilatore, la piccola, che pesa oltre trenta chili, dovrà continuare a fare affidamento sulla sua mamma

che la porta in braccio e dal secondo piano della palazzina di via Capone riesce ancora a fatica a portarla in strada.

Qualcosa comincia, però, a muoversi nell'opinione pubblica. «Ho letto la storia di questa bambina sul giornale e sono

rimasta allibita - dice la signora Giuliana Cirillo - Vivo a pochi isolati da casa di Giusy ma non sapevo di questa bambina.

Credo sia necessario fare qualcosa per dare anche a lei la possibilità di sentirsi libera, proprio come è stato permesso al

cavallo che ha fatto arrivare la televisione a Scafati». A farsi portavoce di chi è dalla parte di Giusy è don Peppino De

Luca, parroco della chiesa di San Francesco di Paola. Proprio da lui, due anni fa, Giusy ha ricevuto il sacramento della

prima comunione. «Era particolarmente contenta quel giorno, nel suo vestito bianco. Conosco Giusy da quando sono

arrivato a Scafati, quattro anni fa. Da allora seguo la sua storia, ammirando la forza ed il coraggio che i suoi genitori

stanno mettendo in campo per garantirle una vita dignitosa. Giusy ha tanto affetto attorno a lei ma ritengo sia necessario,

a questo punto, fare qualcosa di concreto per renderle la sua libertà. Ha bisogno di spazio per muoversi, per sentirsi libera

e tutti possiamo dare il nostro contributo per sostenere la sua battaglia, attraverso la preghiera ma anche attraverso la

mobilitazione, ognuno nel suo piccolo». C'è chi conosce molto bene Giusy e denuncia la solitudine di coloro che in tutti

questi anni hanno sacrificato la vita per lei, come mamma Teresa. «Ha sempre lottato per ottenere le cose più scontate

per la sua bambina - dice Anna Oliva, amica di famiglia da oltre vent'anni - Per fortuna lei ha un carattere molto forte e

non si è mai arresa. Ora, però, da sola, non può più farcela. Noi siamo pronti a scendere in campo, ad iniziare una

battaglia, con l'aiuto della gente, per garantire il diritto alla vita di Giusy». «Facciamo una petizione, raccogliamo firme,

chiediamo alle istituzioni che intervegano per Giusy - le fa eco la signora Brigida Annunziata, infermiera - Conosco una

bambina di San Giorgio a Cremano. Ha la stessa malattia di Giusy. Sembra sia una parente del sindaco di quella città. Ha

ricevuto dal comune ogni forma di assistenza, anche una casetta a piano terra». A mamma Teresa, che giura di essere

anche disposta a trasferirsi domani stesso in un appartamento a piano terra per il bene di sua figlia, basta avere un

ascensore nel suo condominio, o un montascale, che consenta alla sua bambina di non sentirsi segregata in casa. C'è

chi vive da anni a pochi passi da Giusy ma l'ha vista di rado, come Daniela Ugliano, medico. «L'ho vista pochissime volte

ma non per questo mi sottrarrei dal darle una mano. Sarei la prima a firmare per la sua libertà». Solidarietà a Giusy giunge

anche dalla vicina di casa della famiglia Santarpino. «Abito in questo palazzo da sei anni - dice Loredana Falanga,

titolare di una pizzeria insieme al marito - Sono anche io madre di tre bambini e per loro farei qualsiasi cosa. Nel mio

piccolo, e nella massima riservatezza, ho sempre dato la mia solidarietà alla bambina. So che ha bisogno di un

ascensore, o di una montascale per scendere in strada. Ho dato la mia disponibilità a parlarne e a trovare un accordo, se

questo dovesse servire ad aiutarla». Dal comune il sindaco Aliberti interviene con una nota stampa. «Non abbiamo perso

tempo nell'offrire alla signora tutto il nostro supporto e il nostro ascolto sia attraverso l'assistenza domiciliare che

nell'erogazione di contributi. Penso alle 14 ore settimanali di assistenza domiciliare che questo comune offre

gratuitamente alla signora e all'agevolazione dell'una tantum, ovvero del contributo spese che regolarmente riceve. Alla

signora, inoltre, sono state date tutte le spiegazioni necessarie per richiedere il contributo regionale relativo

all'abbattimento delle barriere architettoniche».Fonte: Il Mattino

 
 
 
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ninfea

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Cara Mamma, ti chiederai perchè ti ho scritto dato che è più unico che raro...be' è facile, perchè voglio semplicemente dirti che mi reputo la persona più fortunata di questo mondo dato che il Signore mi ha dato te come Mamma, come Amica, mi ha dato te che con un abbraccio riesci a far svanire tutto quello che mi attanaglia il cuore, te che con un bacio esprimi tutto l'amore possibile a questo mondo. GRAZIE. Grazie perchè mi hai regalato i giorni più belli, perchè nonostante tutto ciò che hai passato e tutte le sofferenze che hai dovuto sopportare e ancora sopporti, sul tuo viso non manca mai un sorriso anche quando stai male, hai sempre una parola per le persone che ti sono vicine e per quelle lontane. Sei una persona speciale...vorrei poter esaudire ogni tuo desiderio... TI VOGLIO UN BENE SENZA CONFINI

dalla mia Piccolina

 
un angelo

un angelo che non aspettavo piu 

 

Mi è sempre piaciuto, fin da bambina, immaginare l'angelo custode.

Ricordo come se fosse adesso, in questo istante preciso, la ricerca spasmodica che facevo. Volevo trovarlo, volevo trovare il mio angelo custode.

Lo cercavo ovunque. Avrò avuto sei anni, in quel tempo bizzarro che scorre fermo, scosso da entusiasmi e tremori.

Il mio chiodo fisso era lui: l'angelo.

Così, per fregarlo, mentre camminavo all'improvviso giravo di scatto la testa. Prima e destra, poi a sinistra. Niente. Lui non c'era. Era più veloce di me, il birichino. E riusciva sempre a nascondersi.

L'ho cercato invano, l'ho cercato per anni.

Quando sono cresciuta, non ero poi così sicura dell'esistenza dell'angelo.

Forse era per questo che nella mia famiglia nessuno andava alla messa, la domenica mattina. Perché gli angeli non esistevano.?

Ma dell'angelo birichino ho sempre conservato il ricordo di una memoria stabile, sempre presente.

Finchè un giorno, tanti anni dopo, in un momento fragile, uno di quei momenti che sotterrano l'anima e piegano il cuore, all'improvviso ne ho incontrato uno ,non l'ho riconosciuto subito non avevo visto le ali .. Anche se la finestra era chiusa quel piccolo soffio di vento che premeva piano piano sulla carne si è fatto corpo, presenza, sostegno.

Dire di più non so. Ma in quel momento ho pensato a quante volte, tanti anni prima, avevo provato a fargli tana in tutti i modi. E adesso eccolo lì, non cercato, non richiesto, a bussare sulla mia spalla all'improvviso.

Non lo attendevo, avevo smesso di attenderlo. E lui è invece arrivato.

Birichino. Come sempre.

 

 

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