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Pezzi di vetro

Pezzi di vetro - sulla sabbia bagnata - come emozioni frantumate che ormai non tagliano più…

 

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La città eterna che lentamente muore

Post n°172 pubblicato il 05 Gennaio 2012 da pezzi.divetro
 

Colosseo

 

Lentamente muore chi è schiavo delle abitudini. A Roma ci stiamo abituando alla violenza per strada, al disagio, all'invivibilità.
Per due estati ci sono giunte le umilianti notizie di stupri e violenze sessuali compiute ai danni di ragazze straniere, studentesse, turiste.
Da un anno a questa parte, ci sono omicidi compiuti a freddo, per strada, con armi da fuoco; scene che io avevo solo letto nei libri di storia o sentito dai racconti dei miei nonni.
Da due anni a questa parte stanno tornando di moda le bande fasciste armate di spranghe che vanno in giro a dettar legge.
Ogni volta che c'è un temporale, la capitale d'Italia si trasforma in capitale del disagio: strade allagate, metropolitane bloccate, traffico in tilt.
L'accoglienza è pessima, visto che una metropolitana chiude alle 21, e chi volesse godersi Roma di notte (una città incantevole) non può farlo.
E i servizi sono pessimi, visto che la situazione delle strade crea disagi, che crea traffico, che crea il rallentamento degli autobus, che crea il sovraffolamento delle persone, che si porta dietro il fatto che la maggior parte della gente è costretta a prendere la macchina per motivi di tempo e di comodità, che si porta dietro il problema dell'inquinamento...
Oggi una banda di criminali assassini, per rubare l'incasso del signor Zheng – commerciante di Roma - ha sparato al volto della sua bimba di 6 mesi, in braccio al padre, e lo stesso proiettile ha trapassato la bimba e il padre, uccidendo entrambi.
C'è da aggiungere altro?
Si possono fare mille ipotesi: possiamo dire che è stato un tentativo di rapina, un tentativo di riscossione del pizzo, una lotta tra mafie di diverse etnie (mafia italiana contro mafia cinesi); sta di fatto che, alla fine, ci rimettono sempre gli innocenti. In questo caso disgraziato, ci hanno rimesso i più innocenti di tutti: i bambini.
Non pensavo si potesse arrivare a tanto. Non pensavo che la mia città potesse finire così.
E bruciano dentro le parole di quel BUFFONE CRIMINALE del sindaco Alemanno.che dice: "I romani sono stanchi, servono misure emergenziali".
Maledetto bastardo ignorante e criminale, i romani come me sono esausti già da 2 anni a questa parte: hai vinto la campagna elettorale sventolando lo slogan "più sicurezza per tutti" e risultato è stata la sicurezza solo per i tuoi amici (900 persone fatte assumere nelle aziende municipalizzate, con conseguente crisi delle stesse). La giunta è stata azzerata dopo neanche 2 anni, perché piena di incompetenti e corrotti. Hai invitato a Roma quel porco di Bossi che continua a chiamarci "ladroni", e tu continui a sparar cazzate...
Al posto tuo me ne andrei lontano lontano, dove nessuno possa più sentir parlare di te.
Io ho la mia teoria: il nostro sindaco è un marziano catapultato nella nostra città, che non l'ha mai vissuta, non la conosce e non ne sa NULLA.
Vi avverto, romani: se non ci ribelliamo subito a questo schifo, finiremo in una situazione molto pericolosa. Soprattutto per i commercianti.
La mafia e il rachet hanno già attecchito saldamente nelle città limitrofe: a Cassino, a Fondi, a Frosinone. Roma viene comprata pezzetto per pezzetto dalla mafia cinese che comincia a rigirare i soldi sporchi nell'acquisto di immobili, acquistando palazzi su palazzi (ci fate caso che i negozi che chiudono e liquidano tutto, vengono rimpiazzati da attività di commercianti cinesi?).
Noi cittadini finiremo nel mezzo dei proiettili che si sparano i mafiosi italiani e quelli stranieri che vengono nella capitale a contendersi il controllo di quartieri e attività.
Chi non vuole crederci o chi si sente tranquillo, se ne stia pure comodo in casa a non dar peso alle notizie. Ma non si lamenti se poi il disagio lo tocca da vicino.
E non prenda parte alla vittoria nel caso in cui riusciremo a salvare la città.
Vorrei soltanto che le persone, soprattutto quelle che "amministrano" la nostra capitale, avessero più senso dello stato e del bene collettivo, e più amore per il proprio paese.


C’era una vorta un Re cche ddar palazzo
mannò ffora a li popoli st’editto:
«Io sò io, e vvoi nun zete un cazzo,
sori vassalli bbuggiaroni, e zzitto.

Io fo ddritto lo storto e storto er dritto:
pòzzo vénneve a ttutti a un tant’er mazzo:
Io, si vve fo impiccà nun ve strapazzo,
ché la vita e la robba Io ve l’affitto.

Chi abbita a sto monno senza er titolo
o dde Papa, o dde Re, o dd’Imperatore,
quello nun pò avé mmai vosce in capitolo».

Co st’editto annò er Boja pe ccuriero,
interroganno tutti in zur tenore;
e arisposeno tutti: «È vvero, è vvero».

(G. G. Belli)

 
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